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Zuzana Jettmarová – Translating Jiří Levý’s Art of Translation for an International Readership SIMONA ZANONI

Zuzana Jettmarová – Translating Jiří Levý’s Art of Translation

for an International Readership

civica logo spinelli

SIMONA ZANONI

 

Fondazione Milano

Civica Scuola Interpreti e Traduttori «Altiero Spinelli»

via Francesco Carchidio 2 – 20144 MILANO

Relatore: professor Bruno Osimo

 

 

                        Diploma in Mediazione linguistica

Ottobre 2016

 


 

© Zuzana Jettmarová 2011

© Per l’edizione italiana: Simona Zanoni 2016 (simona.zanoni@teletu.it)

 

Abstract in italiano

La presente tesi propone la traduzione dell’articolo di Zuzana Jettmarová Translating Jiří Levý’s «Art of Translation» for an International Readership. Il suo elaborato parte dai motivi che l’hanno spinta a intraprendere questa “sfida” traduttiva, durante la quale si sono incontrati non pochi problemi. Innanzitutto, la difficoltà nel collocare Levý all’interno di una corrente, nel determinare se appartenga allo strutturalismo ceco o al formalismo russo; da qui, la necessità di fornire al lettore anglofono un contesto che egli non ha per assicurargli la comprensione del testo. In secondo luogo, gli ostacoli nel tradurre la terminologia e i concetti esposti da Levý nella sua opera.

 

English abstract

This work presents the translation of the article entitled Translating Jiří Levý’s «Art of Translation» for an International Readership written by Zuzana Jettmarová. Her essay opens with the reasons she undertook this translation, which turned out to be a major challenge for both the translator and the editor. First, they found it difficult to determine whether Levý belonged to Czech Structuralism or to Russian Formalism, and had to provide English-speaking readers with a context they would typically be unfamiliar with. Second, it was hard to translate the terms and concepts presented by Levý in his book.

 

中文摘要

本论文介绍Zuzana Jettmarová 为国际读者翻译依瑞·列维Jiří Levý所写的翻译的艺术”(Translating Jiří Levý’s «Art of Translation» for an International Readership翻译文章其内容主要说明她为什么选择了这种挑战性的翻译,或在翻译期间所遇到的不少难题。第一个就是对列维进行归类,属于捷克结构主义的流派还是俄国形式主义的流派? 然后就是给英语读者提供一个本来没有的背景,以确保专著的理解。 第二个难题就是翻译列维书中的术语和观念

INDICE

1 PREFAZIONE                  4

1.1 Il circolo linguistico di Praga e lo strutturalismo ceco                  4

1.2 Zuzana Jettmarová e Jiří Levý                  8

1.3 Riferimenti bibliografici – Prefazione                   14

2 TRADUZIONE                  15

2.1 Introduzione                  15

2.2 Supposizioni e memi                  18

2.3 Vincoli concettuali ed elusione della disintegrazione                  33

2.4 Conclusione                  44

3 RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI                  47


 

1 – PREFAZIONE

Il circolo linguistico di Praga e lo strutturalismo ceco

Il circolo linguistico di Praga fu fondato il 6 ottobre 1926, quando Vilém Mathesius si incontrò con quattro colleghi (Jakobson, Havránek, Trnka e Rypka) per discutere di una conferenza tenuta da un linguista tedesco. Mathesius sfruttò l’occasione per dare al gruppo un’organizzazione e una chiara direzione teorica. Tuttavia, si può dire che le radici della scuola di Praga risalgono al 1911, in quanto Vilém Mathesius, già prima della pubblicazione di Cours de linguistique générale di Ferdinand de Saussure, aveva parlato dello studio sincronico del linguaggio. In ogni caso, l’opera di Saussure è stata sicuramente fondamentale per la creazione del pensiero del circolo linguistico di Praga. Altrettanto importante fu il circolo linguistico di Mosca. I suoi membri si occupavano dei problemi riguardanti il linguaggio e la linguistica e, a causa degli eventi storici di quel periodo (in particolare la Rivoluzione di ottobre in Russia), molti di loro furono costretti a scappare e a continuare il loro lavoro altrove. Per questo motivo, personalità come Roman Jakobson e Nikolaj Sergeevič Trubeckoj si unirono al circolo di Praga, contribuendo in modo significativo al suo sviluppo. Nel 1928, al primo congresso internazionale di linguistica organizzato all’Aia, venne presentata la proposta 22, il manifesto del circolo di Praga, redatto da Roman Jakobson e cofirmato da Trubeckoj e Karcévsky. Questo programma cambiò lo sviluppo della linguistica europea e segnò la nascita di una nuova scienza: la fonologia.

Un anno dopo, al congresso internazionale degli slavisti tenutosi a Praga nel 1929, gli accademici di Praga pubblicarono i Travaux du cercle linguistique de Prague. A partire dal novembre 1939, però, con l’inizio della seconda guerra mondiale, i nazisti chiusero le università ceche; i membri del circolo furono costretti per anni a incontrarsi in posti nascosti e fu solo nel giugno 1945, con la sconfitta del nazismo, che ricominciarono la loro attività pubblicamente (Makarzk, 1993: 179-181). Tuttavia, il circolo di Praga aveva perso alcuni dei suoi esponenti più importanti: chi a causa di morte naturale, come Nikolaj Sergeevič Trubeckoj e Vilem Mathesius, e chi perché fu esiliato, come Roman Jakobson, che scappò negli Stati Uniti d’America. Perciò, appena tre anni dopo, nel 1948, ci fu l’ultima conferenza pubblica degli accademici del circolo linguistico di Praga. Nonostante tutto, comprese le interruzioni per via della guerra, i membri del circolo di Praga furono in grado di esplorare e analizzare tutti i campi linguistici, come dimostrano anche le loro opere. Testi quali Grundzüge der Phonologie (1939) di Trubeckoj e Remarques sur l’evolution phonologique du russe comparee a celle des autres langues slaves (1929) di Roman Jakobson furono fonte di ispirazione per le generazioni successive di linguisti. Senza gli accademici della scuola di Praga, l’immagine dello strutturalismo e della linguistica del ventesimo secolo sarebbe stata incompleta sia a livello storico, che a livello teorico, poiché essi hanno contribuito non solo allo sviluppo della linguistica, ma anche allo sviluppo della fonetica, della fonologia e della sintassi.

Una caratteristica del circolo che merita di essere menzionata è il suo multilinguismo. Infatti, come si può notare anche dalle due opere appena citate, i componenti del gruppo non utilizzavano tutti la stessa lingua; scrivevano e pubblicavano i loro lavori in ceco, tedesco, francese e russo. Questo fu un grande vantaggio per la diffusione di nuovi principi, illustrati nel primo volume dei Travaux du cercle linguistique de Prague intitolato Thèses du cercle linguistique de Prague. Non ci furono solo i principi a costituire una novità, ma anche la linguistica, che divenne strutturale e il cui nome «strutturalismo» fu coniato nel 1929 da Roman Jakobson proprio per questa sua peculiarità.

Lo strutturalismo in un certo senso prese spunto dal formalismo russo, ma allo stesso tempo ne rifiutò i principi di base. Infatti, quest’ultimo non teneva conto del contesto storico e sociale, mentre gli accademici cechi davano grande importanza ai fattori esterni, quali politica, società e geografia (Jettmarová, 2010b).

I membri della scuola di Praga condividevano con i formalisti russi l’ipotesi che la letteratura fosse un fenomeno specifico del linguaggio. Tuttavia, la loro considerazione dei fenomeni linguistici non rappresentava questi fenomeni come isolati, ma come parte di un sistema. L’idea che tutti gli elementi del linguaggio fossero reciprocamente dipendenti e che nessun fenomeno appartenente a una struttura del linguaggio potesse essere adeguatamente valutato se isolato dalla medesima struttura di cui faceva parte tracciò il profilo strutturale del movimento e con esso diventò inevitabile la comprensione della letteratura non come fatto isolato, ma come parte di un tutto più ampio. Ma qual è la definizione di struttura secondo il circolo linguistico di Praga? Mukařovský afferma:

 

Nel nostro concetto di struttura artistica sottolineiamo un tratto più specifico della mera correlazione dell’insieme e delle parti. […] Secondo la nostra concezione, può essere considerato come struttura ogni insieme di componenti il cui equilibrio interno cambia e si rimodella in continuazione e la cui unità si manifesta come un insieme di contraddizioni dialettiche. […] Ha carattere di struttura non solo l’opera artistica particolare e l’evoluzione di ogni arte come insieme, ma anche le relazioni reciproche tra le arti. Nel giudicare tutto questo come struttura (ovvero come un equilibrio instabile di relazioni), non siamo in contraddizione con la realtà, né limitiamo la varietà di possibilità nelle ricerche, ma al contrario ne indichiamo la sua varietà possibile (Mukařovský 1977: 157-161).

 

Anche il linguaggio viene presentato come una struttura e in particolare viene descritto come un sistema di segni. Trubeckoj specifica che «un sistema fonologico non è la somma meccanica dei singoli fonemi, ma un tutto organico in cui i fonemi sono i componenti e dove la struttura è sottoposta a delle leggi» (Herteg, 2003). I linguisti del circolo di Praga sottolineavano la funzione degli elementi all’interno del linguaggio, la contrapposizione degli elementi linguistici e lo schema complessivo formato da queste contrapposizioni e si distinsero per lo studio del sistema fonologico e della differenza con la fonetica in base alle loro funzioni.

La poetica della scuola di Praga considerava le opere letterarie strutture poetiche (estetiche) specifiche, perciò ottenne uno sviluppo sostanziale del modello di struttura poetica. Si trattava di un modello stratificazionale, che rappresentava la struttura letteraria come una gerarchia di strati (lo stesso accadde con il linguaggio). Tuttavia, il modello stratificazionale poetico, rispetto a quello linguistico, prevedeva che agli strati verbali (fonico e semantico) si aggiungesse lo strato extralinguistico della tematica: esso era indipendente dagli altri due, ma necessariamente collegato, poiché le tematiche, e quindi i messaggi, potevano essere espresse solo tramite mezzi linguistici. Le tematiche e il linguaggio sono il «materiale» a cui la «forma» dà una struttura esteticamente efficace. Il testo poetico, a livello semiotico, è un processo di accumulazione semantica: il lettore percepisce ogni nuovo segno e, una volta arrivato alla fine, è in grado di comprendere appieno il senso del testo.

Lo strutturalismo ceco e il formalismo russo condividevano anche l’idea dell’unione indissolubile di linguistica e poetica, che il circolo linguistico di Praga arricchì con l’adozione di una prospettiva semiotica generale per lo studio scientifico della letteratura.

La scuola di Praga dava inoltre molta enfasi sia alla funzione del linguaggio nell’atto comunicativo, sia al ruolo del linguaggio nella società. Questa caratteristica sfociò nella combinazione di strutturalismo e funzionalismo e la scuola di Praga divenne famosa per il suo interesse nell’applicazione dello studio di come gli elementi di un linguaggio portassero in sé le funzioni espressiva, conativa e referenziale (tratte dall’opera di Karl Bühler). Queste furono fondamentali soprattutto nel concetto della letteratura come forma di comunicazione, che prevedeva l’esistenza di caratteristiche specifiche nella produzione, struttura e ricezione del «messaggio» (testo) poetico. La funzione espressiva orientava il discorso verso il mittente, quella conativa verso il ricevente e quella referenziale verso il referente (Selden, 2008: 40). Sebbene distinte, tutte e tre le funzioni erano coinvolte in ogni testo, nonostante ce ne fosse sempre una a prevalere sulle altre e a determinare, in tal modo, il carattere del discorso. Una prima modifica alla teoria di Bühler venne operata da Mukařovský che, per spiegare la comunicazione poetica, ritenne necessario aggiungere una quarta funzione, quella estetica, facente riferimento alla lingua come segno linguistico. Successivamente, Mukařovský dissociò la funzione estetica dalla lingua («oggetto») e la collegò all’utente («soggetto»).

 

Zuzana Jettmarová e Jiří Levý

Zuzana Jettmarová si laureò nel 1976 in interpretariato e traduzione all’Università Carolina di Praga. Nel 1981 entrò a far parte dell’Istituto della scienza della traduzione come professoressa, mentre dal 1991 al 2006 ne fu direttrice, coordinando diversi progetti nazionali e partecipando a molti altri programmi sul piano istituzionale. Fu inoltre vice-presidente della Società europea per gli studi di traduzione e ne organizzò il primo congresso a Praga, oltre ad altre tre conferenze internazionali sempre nella capitale ceca (1992, 1995, 2003). Le sue pubblicazioni riguardano maggiormente la teoria, metodologia e ricerca empirica. Oltre a studiare l’impatto della traduzione sulla cultura ricevente, soprattutto nell’ambito pubblicitario, negli ultimi tempi si è concentrata sulla rappresentazione, sull’interpretazione e sul trasferimento delle teorie e metodologie traduttive dell’Europa orientale nella più comune scienza della traduzione occidentale. Fu lei a promuovere e curare la versione inglese dell’opera di Jiří Levý The Art of Translation, pubblicata nel 2011 e tradotta da Patrick Corness. Ci sono voluti tre anni per completare la traduzione di questo libro, poiché è stato necessario tenere conto di molti fattori: il fatto che Levý avesse scritto l’opera in ceco, ma che fosse già stata tradotta in russo e tedesco; il dover cambiare il lettore modello e adattare il focus e gli esempi al lettore anglofono; l’aver utilizzato sia la versione tedesca del 1983 che la versione ceca come base per la loro traduzione, che ha portato a omissioni, sostituzioni, aggiunte e altri problemi soprattutto con gli esempi testuali. Un ulteriore problema è stato il fatto che il background di Levý era noto soltanto in Repubblica Ceca, pertanto sono state necessarie ricerche, modifiche e note a piè di pagina per spiegarne il contesto ai lettori.

Levý fu «il fondatore della scienza della traduzione ceca» (Jettmarová, 2010a) e si concentrò soprattutto sulla sua storia, teoria, metodologia e pratica. Nei suoi studi, egli definì la traduzionalità come un fenomeno dialettico e dinamico allo stesso tempo, legato a valori socio-culturali. Ma la contrapposizione non è solo dialettico-storica e dinamica; la traduzionalità è collegata anche a un’altra contrapposizione: genericità e specificità. Il traduttore ha diverse possibilità: può decidere di mantenere la specificità straniera, può scegliere di sostituirla con quella della cultura ricevente della traduzione, o ancora di tradurla con concetti generici, che diventano un terreno comune e neutrale tra le due culture.

Per Levý, la traduzione è un mezzo potente di comunicazione di massa con due funzioni: differenziare i singoli sistemi letterari culturali e universalizzare la letteratura per costituirne una mondiale.

La traduzionalità è legata a due categorie dialettiche per delimitare il concetto e il metodo della traduzione: la compatibilità noetica (che ha a che fare con la mente e l’intelletto) e il soggettivismo/oggettivismo noetico. La compatibilità noetica porta con sé la distinzione tra traduzione illusionistica e anti-illusionistica. I lettori delle traduzioni illusionistiche, affidandosi a un “accordo” che prevede il mantenimento delle qualità dell’originale da parte della traduzione e notando che l’intermediario non ha lasciato tracce di sé, credono di leggere l’originale. Se il traduttore dovesse uscire allo scoperto per un passo falso non intenzionale (ad esempio aggiungendo romanticismo o note) e se dovesse essere scoperto dal ricevente, l’illusione scomparirebbe. Questa categoria, che lega il traduttore al ricevente, è correlata al soggettivismo/oggettivismo noetico. Le traduzioni che si basano sul soggettivismo tendono a preservare le specificità dell’originale e vengono chiamate traduzioni «fedeli». Al contrario, le traduzioni che si basano sull’oggettivismo ideologico tendono a generalizzare o sopprimere le caratteristiche straniere, sottolineando quelle condivise dalle due culture o addirittura sostituendo elementi stranieri con elementi locali; queste vengono definite traduzioni «libere» (Jettmarová, 2015).

A livello semiotico, la traduzione e la traduzionalità sono quindi collegate all’esperienza, alle aspettative e all’accettabilità del ricevente. La traduzione viene presa per rappresentazione del messaggio d’origine. La sua credibilità e verosimiglianza può essere infranta nel momento in cui il traduttore disintegra la copertura dell’illusione. Tuttavia, allo stesso tempo, ciò che in un primo momento potrebbe essere stato percepito come straniero potrebbe aver perso le caratteristiche straniere nel tempo a causa degli sviluppi linguistici e culturali (ad esempio con appropriazione e assimilazione); in ugual modo, ciò che in passato sembrava locale in un particolare genere testuale, dopo qualche decennio potrebbe sembrare obsoleto in termini di contenuto, forma, senso o comprensibilità. È il ricevente a fare da parametro; durante il processo di traduzione, il ricevente è il lettore modello, ovvero colui che completa l’atto comunicativo con la ricezione. Questo implica che il messaggio esiste solo attraverso la ricezione sociale.

In genere, a livello linguistico, il traduttore è meno creativo dell’autore e tende a utilizzare un linguaggio standardizzato nel suo uso corrente. I messaggi, però, hanno un altro aspetto, forse più importante del linguaggio: il significato.

Nello strutturalismo ceco, è l’unione di forma e contenuto a creare il significato di un messaggio. Nei discorsi non letterari, la forma è standardizzata, perciò qualsiasi discostamento voluto o non voluto dall’autore (o dal traduttore) fa sì che l’attenzione del lettore si concentri sulla forma. Nei discorsi letterari, la funzione poetica si basa non solo sulla poetica di origine (unione di forma e contenuto), ma anche su deviazioni, innovazioni e specifiche volute, che rappresentano lo stile e la creatività individuale dell’autore, sia nella forma che nel contenuto.

Nella traduzione di un testo, il traduttore concretizza una delle possibili interpretazioni dell’opera d’arte, restringendone il raggio interpretativo. Poiché il suo compito è quello di disambiguare, egli tende a colmare tutte le lacune, anche se questo potrebbe sminuire il valore artistico dell’opera. Tuttavia, considerando il lettore modello e l’ambiente ricevente della traduzione, essa rifletterà necessariamente le differenze socio-culturali tra il lettore originale e il lettore modello della traduzione.

Costruendo il modello traduttivo sulla falsariga della teoria dell’informazione, Levý rappresenta la catena di comunicazione in questo modo:

 

realtà    à selezione   stilizzazione à lettura traduzione à lettura  concretizzazione

(Jettmarová, 2015: 89)

 

La ricezione del ricevente è una combinazione di idiosincrasie individuali, norme collettive interiorizzate e contesto sociale; le interpretazioni possono comportare un cambiamento della funzione dominante, una modifica delle funzioni intenzionali portate dagli elementi della struttura, ma anche percepire come intenzionali certi elementi che l’autore potrebbe non aver mai avuto intenzione di considerare come tali. È il bisogno predominante o la rilevanza sociale in una particolare società che determina la funzione e il valore del testo.

In ogni caso, non c’è una relazione diretta tra ciò che il traduttore, soggetto a limitazioni, importa dall’originale e ciò che viene effettivamente trasferito nella traduzione, perché significati e cambiamenti nel significato vengono generati attraverso l’interazione tra il contesto interno e quello esterno – persino i significati sociali vengono riconosciuti solo attraverso la loro percezione in una società concreta. Potrebbe essere l’autore, il traduttore o addirittura il ricevente a conferire ai segni un dato significato sociale. Secondo la teoria della ricezione di Vodička, un’opera letteraria è un «segno estetico diretto al pubblico» (Selden, 2008: 54); perciò il dinamismo della ricezione e la diversità delle interpretazioni vengono analizzate a partire dalle proprietà estetiche del testo letterario e dall’atteggiamento mutevole dei lettori.

Mukařovský sottolinea che qualsiasi fossero le intenzioni dell’autore, i riceventi potrebbero percepirle in maniera diversa, in base alle loro disposizioni individuali e collettive, e potrebbero inoltre modificare la dominante prevista e la subordinazione delle unità strutturali.

La supposizione teorica, valida anche per la traduzione, è che la struttura di un messaggio corrisponda alla struttura dei bisogni del ricevente (individuale o collettiva). Ecco perché un bisogno dominante in una società in un particolare momento determina la funzione e il valore di un testo, sia esso un testo originale o una traduzione; pertanto, queste due caratteristiche vengono percepite come intenzionali.

Il testo come un oggetto materiale o artefatto è solo il portatore del messaggio (opera d’arte). In ogni caso, la genesi e il codice linguistico del messaggio sono influenzati, in maggiore o minor grado, dal materiale. In ogni traduzione, il traduttore viene posto di fronte al dilemma di ciò che è intrinseco o meno, poiché il messaggio viene trasferito, mentre il materiale viene scambiato o sostituito. Per via del legame tra materiale e messaggio si genera una tensione.

Levý ha sottolineato quali aspetti del messaggio devono rimanere invariati nel caso in cui le funzioni di base del genere testuale rimangano simili: ad esempio, nei testi tecnici si preserva il significato denotativo, nella poesia è spesso più importante preservare il significato connotativo, mentre in un libretto d’opera si mantengono le proprietà formali, come il ritmo.

Il dilemma tra traduzione «fedele» e «libera» è stato generalizzato da Levý come l’esistenza di una duplice norma nella traduzione: la norma della riproduzione (fedeltà) e la norma estetica (bellezza). Queste rappresentano gli estremi di una scala indicizzata, per cui si può dare maggior rilevanza all’una o all’altra, in modo che le traduzioni siano più fedeli o più libere. Tale duplice norma ha una validità generale per tutti i generi testuali.

Levý sottolinea che è l’idioletto passivo del traduttore/ricevente a influenzare l’interpretazione dell’originale, mentre, dall’altra parte, è l’idioletto attivo del traduttore a lasciare le sue tracce nel testo tradotto. Perciò, la traduzione può essere vista come il risultato della percezione dei valori dell’originale da parte dell’idioletto passivo del traduttore e dell’articolazione dei valori percepiti dall’originale da parte del suo idioletto attivo.

In una traduzione, è inoltre necessario riprodurre gli elementi dominanti del messaggio dell’originale (equivalenza funzionale). Si può ottenere questo risultato sostituendoli nella traduzione con elementi di valore simile (ovvero corrispondenti per funzione e non necessariamente per forma e/o contenuto) per il ricevente modello. Se il potenziale della funzione dell’intero messaggio originale dovesse rimanere uguale o simile, una tale traduzione nel suo complesso sarebbe considerata adeguata. In una traduzione di questo tipo, il nucleo semantico invariante dell’originale (l’invariante intertestuale) verrebbe trasferito, mentre la restante parte della semantica della traduzione (costituita da contenuto e forma) rappresenterebbe la componente variante. Levý ha sottolineato una tassonomia strutturale che presenta gli elementi che dovrebbero essere invariabili e variabili. Levý e Popovič puntavano a creare una categoria che potesse essere di aiuto ai traduttori, utilizzabile come strumento per migliorare la qualità della traduzione tramite la comprensione dei meccanismi coinvolti e una riflessione informata dei processi.

Le teorie fondamentali ceche e slovacche, basate sul contesto teorico-metodologico strutturalista locale, sembrano aver anticipato le svolte e i cambiamenti paradigmatici occidentali nella scienza della traduzione sin dal principio. Si può anche dire che siano più complicati, completi ed elaborati in comparazione con i modelli generali occidentali di oggi, soprattutto grazie alle metodologie su cui poggiano le loro fondamenta (Jettmarová, 2015).

Riferimenti bibliografici – Prefazione

 

  • Frias Martins, Manuel 2010 «Estruturalismo Checo». E-Dicionário de Termos Literários, disponibile in Internet all’indirizzo http://edtl.fcsh.unl.pt/business-directory/6223/estruturalismo-checo/, consultato nel settembre 2016.
  • Herteg, Crina 2003 «The Contributions of the Prague School to the Study of Language». Annales Universitatis Apulensis – Philologica, 4: 371-375, disponibile in Internet all’indirizzo http://www.uab.ro/reviste_recunoscute/philologica/philologica_2003_tom2/59.herteg_crina.pdf, consultato nel settembre 2016.
  • Jettmarová, Zuzana 2010a «The Work of Jiří Levý». Faculty of Arts Charles University in Prague, disponibile in Internet all’indirizzo http://utrl.ff.cuni.cz/UTRLFF-399.html, consultato nel settembre 2016.
  • Jettmarová, Zuzana 2010b «Czech Structuralism in a Nutshell». Faculty of Arts Charles University in Prague, disponibile in Internet all’indirizzo http://utrl.ff.cuni.cz/UTRLFF-400-version1-czech_structuralism_in_a_nutsh.pdf , consultato nel settembre 2016.
    • Jettmarová, Zuzana 2015 «20th Century Czech & Slovak Theories and Western Turns». In: Andrea Ceccherelli, Lorenzo Costantino, Cristiano Diddi a cura di Translation Theories in the Slavic Countries.  33, Uni. di Salerno e Bologna – 83-98.
    • Jones Roderick e Jettmarová Zuzana 2012 The Art of Translation by Jiří Levý. Amsterdam, disponibile in internet all’indirizzo https://www.youtube.com/watch?v=AKlXHlkDsyM, consultato nel settembre 2016.
    • Makaryk, Irena R. 1993 Encyclopedia of Contemporary Literary Theory: Approaches, Scholars, Terms. Toronto: University of Toronto Press.
    • Selden Raman a cura di 2008 The Cambridge History of Literary Criticism – Volume 8: From Formalism to Poststructuralism. Cambridge, Cambridge University Press.

 

2 – TRADUZIONE

 

Introduction Introduzione
The ongoing project of translating Levý’s seminal book into English was launched almost two years ago and there had been several reasons for conceiving it. Il progetto di tradurre in inglese il libro fondamentale di Levý, tuttora in corso, è stato lanciato quasi due anni fa e i motivi per cui questo è stato concepito sono diversi.
The first and prime reason was making the book accessible to an international readership in today’s lingua franca: here Levý’s accessibility has so far been confined to his English articles, especially his Translation as a Decision Process (1967) and Will Translation Theory be of Use to Translators? (1965). Il primo e principale era quello di rendere il libro accessibile a un pubblico internazionale nella lingua franca odierna. Finora, in inglese, si è potuto accedere solo a pochi articoli di Levý: Translation as a Decision Process (1967) e Will Translation Theory be of Use to Translators? (1965).
The German translation of Levý’s Art of Translation as Die literarische Übersetzung: Theorie einer Kunstgattung (1969), based on his Czech publication (1963) rewritten as a manuscript for the German readership in 1967, is now bound to have only a limited audience for linguistic reasons. La traduzione in tedesco di Art of Translation di Levý in Die literarische Übersetzung: Theorie einer Kunstgattung (1969), basata sulla sua pubblicazione ceca (1963) e in una nuova stesura manoscritta per l’edizione tedesca del 1967, è destinata, per ragioni linguistiche, ad avere un seguito limitato.
The difficulty of penetrating the German text becomes evident in some contemporary English writings where the interpretations suggest that German may indeed pose an obstacle, unlike for e.g. Prunč whose interpretation is quite different. La difficoltà nel penetrare il testo tedesco diventa evidente in alcuni scritti contemporanei inglesi, dove le interpretazioni indicano che il tedesco può davvero risultare un ostacolo, al contrario di Prunč, per esempio, la cui interpretazione è alquanto diversa.
This may be compounded by the fact that today there are few earlier-generation scholars who may be familiar with the Czech structuralist underpinnings. Questo può essere comprovato dal fatto che oggi ci sono pochi accademici della vecchia scuola ad avere familiarità con i fondamenti dello strutturalista ceco.
Levý is seen as a Russian formalist concerned with ‘literariness’ in spite of the fact that one never encounters this word in his writings and that Czech structuralism itself represented a straightforward negation of its own domestic formalism. Levý è visto come un formalista russo che si occupa di «letterarietà», nonostante nei suoi scritti non si incontri mai questa parola e nonostante lo strutturalismo ceco stesso rappresentasse una chiara negazione del formalismo locale.
This mistaken belief had to be accounted for as a serious factor in translating Levý into English. Quando abbiamo deciso di tradurre Levý in inglese, questa erronea credenza è stata un fattore importante.
The second reason for translating Levý was the potential relevance and topicality of his theory. Il secondo motivo per tradurre Levý erano la potenziale rilevanza e attualità della sua teoria.
After the numerous paradigm shifts in western humanities and Translation Studies Levý is regarded as an early descriptivist because he chronologically preceded the polysystem theory; the latter also claims its Russian formalist roots and refers to Jakobson and Levý. Sulla scia dei numerosi cambiamenti di paradigma nelle scienze umane occidentali e in particolare nella scienza della traduzione, Levý è ritenuto uno dei primi descrittivisti perché, a livello cronologico, ha preceduto la teoria polisistemica. Quest’ultima, inoltre, rivendica le sue origini nel formalismo russo e fa riferimento a Jakobson e Levý.
Jakobson himself is yet another reason for presuming that Levý was a formalist. Jakobson stesso è un ulteriore motivo per supporre che Levý fosse un formalista.
Jakobson was originally a Russian formalist and in the 1920s – 1930s, when he lived in Czechoslovakia, a member of the Prague School. Jakobson fu originariamente un formalista russo e un membro della scuola di Praga durante il suo soggiorno in Cecoslovacchia negli anni Venti e Trenta.
In western Translation Studies, his well-known writings in English on translation (1959, 1960) have been considered representative of the Prague School, and because they pre-dated Levý’s articles in English and the German translation of his book, Levý has been regarded as his follower. Nella scienza della traduzione occidentale, i suoi scritti in inglese sulla traduzione noti al grande pubblico (1959, 1960) sono stati considerati rappresentativi della scuola di Praga e, poiché hanno precorso gli articoli di Levý in inglese e la versione tedesca del suo libro, Levý è stato ritenuto il suo successore.
Czech translation theory dates back to the turn of the 19th and 20th centuries and has been called a functional theory of translation in line with the Czech functional structuralism in which it is grounded. La teoria ceca della traduzione risale al periodo tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento ed è stata definita una «teoria funzionale della traduzione», in linea con lo strutturalismo funzionale ceco su cui si fonda.
However, in anthologies and accounts of the history of the discipline written in English Levý is not considered a functionalist. Tuttavia, nelle antologie e nei resoconti sulla storia della disciplina anglofoni, Levý non è considerato un funzionalista.
Levý has been stigmatized with Russian formalism while the true theoretical-methodological basis (the semiotic or aesthetic branch of Czech structuralism which subsumed linguistics) has remained largely unknown in our discipline. Levý è stato associato al formalismo russo, ma la vera base teorico-metodologica (la branca semiotica o estetica dello strutturalismo ceco che includeva la linguistica) è rimasta per lo più sconosciuta nella nostra disciplina.
On the basis of his own extensive empirical research, Levý designed an integral theory and introduced a number of unique concepts. Sulla base delle sue ricerche empiriche di ampia portata, Levý ideò una teoria completa e introdusse numerosi concetti originali.
   
Assumptions and memes Supposizioni e memi
Perhaps the most recent, summarized image of Levý may be found in Tymoczko: Forse l’immagine più recente e riassunta di Levý si può trovare in Tymoczko:
Other important early contributions to descriptive translation studies were made by the Czech School, including Anton Popovič and Jiří Levý. Altri precedenti e importanti contributi alla traduzione descrittiva sono stati portati dalla scuola ceca, dove troviamo Anton Popovič e Jiří Levý.
These writers forged a connection between descriptive studies and Russian formalism, stressing formal aspects of translated texts and translator choice. Questi autori hanno instaurato un collegamento tra studi descrittivi e formalismo russo, sottolineando gli aspetti formali dei testi tradotti e delle scelte del traduttore.
They also developed the concept of Shift as an alternative to prescriptive language for evaluating translations. Hanno inoltre sviluppato il concetto di «cambiamento» come un’alternativa al linguaggio prescrittivo per valutare le traduzioni.
Most important for the full emergence of descriptive studies is the work of the Israeli scholars […] thus setting translation on much broader cultural contexts than had been done earlier. Estremamente importante per il pieno sviluppo degli studi descrittivi è il lavoro degli accademici israeliani […] che hanno collocato la traduzione in contesti culturali molto più ampi di prima.
While the readers of Levý’s book will easily correct this image by themselves, their potential discouragement comes with Gentzler´s where one learns that Prague structuralism was Russian formalism, that Levý unlike Chomsky and Nida focused on form and thus that the focus of the Czech (and Slovak) translation theory was the transference of the surface form, i.e. literariness. Mentre i lettori del libro di Levý correggeranno da sé questa immagine, proveranno un possibile sconforto con quello di Gentzler, da cui si evince che lo strutturalismo di Praga coincideva il formalismo russo; che Levý, al contrario di Chomsky e Nida, si concentrava sulla forma e, di conseguenza, che la teoria ceca (e slovacca) della traduzione si focalizzava sul trasferimento della forma superficiale, ovvero la «letterarietà».
In fact, Levý never used this term as he held to the Czech structuralist thesis that form and content cannot be separated as they both make up the semantic structure of the work of art (including its translation). In realtà, Levý non ha mai usato questo termine, in quanto si atteneva alla tesi strutturalista ceca, secondo cui forma e contenuto non vanno separati, poiché insieme formano la struttura semantica dell’opera d’arte (compresa la sua traduzione).
He pointed out the role of the reader, thus stressing the interrelationship between semantics and pragmatics in phenomenological, sociological and ideological terms. Levý ha precisato il ruolo del lettore, in modo da sottolineare la relazione reciproca tra semantica e pragmatica in termini fenomenologici, sociologici e ideologici.
There are other aspects that make Czech functional structuralism quite different from Russian formalism and from western theories of translation. Ci sono altri aspetti che differenziano parecchio lo strutturalismo funzionale ceco dal formalismo russo e dalle teorie occidentali della traduzione.
This is why it may be difficult to integrate Levý into the picture of mainstream theories. È per questo che potrebbe risultare difficile inserire Levý nel quadro delle teorie principali.
Gentzler, probably in search of some links to major cultures, attaches Levý to both Russian and American cultures, suggesting that one of the reasons why Levý’s Art of Translation translated into German (1969) was so instrumental was that: Probabilmente alla ricerca di qualche collegamento con le culture importanti, Gentzler associa Levý sia alla cultura russa che a quella americana e indica che uno dei motivi per cui la traduzione in tedesco di Art of Translation di Levý (1969) è stata così strumentale è che
[…] it took the tenets of Russian Formalism, applied them to the subject of translation, and showed how Formalist structural laws were located in history and interact with at least two literary traditions simultaneously […] […] ha preso i principi cardine del formalismo russo, li ha applicati al tema della traduzione e ha mostrato come le leggi strutturali del formalismo si collocavano nella storia e interagivano con almeno due tradizioni letterarie simultaneamente […]
Levý’s Formalist roots are revealed by specific linguistic methodology that characterizes his project. Le radici formaliste di Levý emergono dalla specifica metodologia linguistica che caratterizza il suo progetto.
Levý began with the linguistic distinctions of translation that his colleague Roman Jakobson […] laid out in On Linguistic Aspects of Translation (1959) […] Egli è partito dalle distinzioni linguistiche della traduzione che il suo collega Roman Jakobson […] ha esposto in On Linguistic Aspects of Translation (1959) […]
Levý also incorporated the interpretative aspect into his translation theory basing such deduction upon Willard Quine´s hypothesis […] Levý ha inoltre incorporato l’aspetto interpretativo nella sua teoria sulla traduzione, basando tale deduzione sull’ipotesi di Willard Quine […]
In fact, Jakobson and Quine are only mentioned in Levý’s introductory chapters on the then state-of-the-art in the discipline. In realtà, Jakobson e Quine sono menzionati solo nei capitoli introduttivi di Levý riguardanti lo stato dell’arte di allora nella disciplina.
Levý’s theory and method are different, his conception of meaning is based on the Czech reception theory drawing on phenomenology (Husserl, Ingarden), dialectic (Hegel), sociology (Durkheim,Weber), aesthetics (esp. Kant and Hegel). La teoria e il metodo di Levý sono diversi; la sua concezione del significato si basa sulla teoria ceca della ricezione che attingeva a fenomenologia (Husserl, Ingarden), dialettica (Hegel), sociologia (Durkheim, Weber) ed estetica (soprattutto Kant e Hegel).
This is why Levý uses the term ideo-aesthetic function of translation suggesting that a work of art has two communicative aspects constituting its whole – the ideological and aesthetic meaning. Questa è la ragione per cui Levý utilizza il termine «funzione ideo-estetica» della traduzione, ipotizzando che un’opera d’arte abbia due aspetti comunicativi che ne formano la totalità: il significato ideologico e quello estetico.
However, in poetry translation the semantics (sociosemiosis) of form acquires a prominent role, and poetry was Levý’s specialism where he also drew on the early Jakobson, but drawing on historical research, comparative poetology and the Czech functional substitution theory he derived his own conception presented in Part II of the book. Tuttavia, nella traduzione poetica, la semantica (sociosemiosi) della forma acquisisce un ruolo di spicco, e la poesia era la specialità di Levý, per cui egli ha anche attinto al primo Jakobson. Ma, attingendo alla ricerca storica, alla poetologia comparativa e alla teoria ceca della sostituzione funzionale, egli ha ricavato la sua concezione presentata nella seconda parte del libro.
In other words, whenever Levý treats form the treatment is not formalistic, whenever he speaks of language he sees it as linguistic material that (to a degree) preconditions the expression of thought, but this is only one aspect of many that underlie translation. In altre parole, ogni volta che Levý affronta il tema della forma, l’analisi non è formalistica; ogni volta che parla della lingua, la vede come materiale linguistico che (fino a un certo punto) precondiziona l’espressione del pensiero. Ma questo è solo uno dei tanti aspetti alla base della traduzione.
On closing his chapter on Czech and Slovak theories Gentzler notes: Alla fine del capitolo sulle teorie ceca e slovacca, Gentzler osserva:
The demand to preserve literariness determines the preferred methodology […]. La richiesta di preservare la letterarietà determina la metodologia preferita. […]
Russian Formalism defines what has to be valued in a text – aspects such as form, self-referentiality, and technical juxtaposition – and evaluates translations on the capacity of the target text to transfer those formal characteristics. Il formalismo russo definisce cosa deve essere valorizzato in un testo – aspetti come forma, autoreferenzialità e giustapposizione tecnica – e valuta le traduzioni in base alla capacità del metatesto di trasmettere tali caratteristiche formali.
Yet, different aesthetic approaches as well as different historical moments and cultures may value other aspects of a text. Eppure, approcci estetici diversi, così come momenti storici e culture diverse, possono valorizzare altri aspetti di un testo.
In many ways the translation theory deriving from Russian Formalism reflects precisely those devices – ‘defamiliarization’ devices for example – that are characteristic of the prevailing artistic norms and interpretative theories of a particular time and place, i.e. modern European society. In molti modi la teoria della traduzione che deriva dal formalismo russo riflette precisamente questi dispositivi – per esempio dispositivi di straniamento – caratteristici delle norme artistiche e delle teorie interpretative prevalenti in un dato luogo e un dato tempo, ossia la società europea moderna.
This is a historical truth, but the specifics of Czech structuralist theory, method and its origination have escaped attention: in the same period the Czech translation method and theory represented the Russian opposite as it was based on different social realities and theoretical-methodological premises. Questa è una verità storica, ma sono sfuggite all’attenzione le specifiche della teoria strutturalista ceca, del suo metodo e della sua origine: nello stesso periodo, il metodo e la teoria della traduzione ceca rappresentavano il contrario di quelli russi, poiché si basavano su realtà sociali e su fondamenti teorico-metodologici diversi.
In collapsing the Russian formalist translation method with Levý’s theory Gentzler adds further misunderstandings: Appiattendo la teoria di Levý sul metodo traduttivo del formalismo russo, Gentzler aggiunge ulteriori fraintendimenti:
Translation studies scholars avoided theorizing about the relation of form and content […] Gli accademici della scienza della traduzione hanno evitato di teorizzare in merito alla relazione tra forma e contenuto […]
Despite claims to the contrary the literary text quickly gets divorced from other socio-political factors. Nonostante si affermi il contrario, il testo letterario si allontana rapidamente dagli altri fattori socio-politici.
Words cease to refer to real life […] Le parole smettono di far riferimento alla vita reale […]
Art thus becomes autonomous as perception of a work’s literariness is tied directly to an awareness of form. In questo modo, l’arte diventa autonoma, poiché la percezione della letterarietà di un’opera è direttamente collegata a una consapevolezza della forma.
It is this quality of calling attention to itself that the theory values and asks to be translated […]

È questa qualità di richiamare l’attenzione su di sé che la teoria valorizza e chiede che venga tradotta […]

There is a hermetic, selfreferential quality in literary texts which Formalists perceive, value, and recommend be perpetuated. C’è una qualità ermetica e autoreferenziale nei testi letterari che i formalisti percepiscono, valorizzano e raccomandano di perpetuare.
Because Levý and others tended toward the prescriptive, questions remain regarding the evaluative horizon. Dato che Levý e altri erano inclini al prescrittivo, rimangono delle domande riguardo l’orizzonte valutativo.
The opposite is true as the Czech method neither divorces content from form nor structure from its socio-political context, and even if art becomes established as an autonomous system, in the Czech theory it is never treated in a vacuum as it is constantly subject to heteronomous influences, esp. those of human agency. È vero il contrario, in quanto il metodo ceco non scinde né il contenuto dalla forma, né la struttura dal suo contesto socio-politico; e, anche se l’arte si afferma come un sistema autonomo, nella teoria ceca non viene mai trattata come se fosse isolata, in quanto è sempre soggetta a influenze eteronome, soprattutto a quelle prodotte dall’uomo.
The theory and methodology of Prague aesthetics serving as the launch pad of Levý’s work were quite specific already in its Classical Period. La teoria e la metodologia dell’estetica di Praga che sono servite da trampolino di lancio per l’opera di Levý erano abbastanza specifiche già nel suo periodo classico.
In 1940 Mukařovský stated: Nel 1940 Mukařovský ha affermato:
Structural aesthetics at this stage of its development is a specific phenomenon of Czech scholarship; although partially similar phenomena may be found in other countries, none of them have methodological foundations elaborated with such consistency; moreover, the issues of artistic structure have been uniquely conceived as the issues of sign and meaning. A questo punto del suo sviluppo, l’estetica strutturale è un fenomeno specifico della scuola ceca. Nonostante si possano trovare fenomeni in parte simili a questo in altri paesi, nessuno di essi ha fondamenti metodologici elaborati in modo così coerente. Inoltre, le questioni a proposito della struttura artistica sono state concepite in maniera unica come questioni di segno e significato.
It was also the functional focus that made this structuralism specific because function represents a vector between the object and its agentive subject (user) via norm and value. È stato anche l’accento sull’area funzionale a rendere questo strutturalismo specifico, perché la «funzione» rappresenta un vettore tra l’oggetto e il soggetto che agisce (utente) tramite «norma» e «valore».
This particular difference from the Russian formal literariness may become obvious also from the following Levý’s specification encompassing style, composition and theme: Questa differenza particolare rispetto alla «letterarietà» formale russa potrebbe diventare ovvia anche grazie alla seguente specificazione di Levý che comprende stile, composizione e tema:
The aesthetic norm is a strategy leading to a whole raft of instructions for the selection of individual stylistic, compositional and thematic solutions from the set of possible alternatives permitted by the code. La «norma estetica» è una strategia che conduce a tutta una serie di istruzioni per selezionare soluzioni stilistiche, compositive e tematiche individuali a partire dalla sequenza di possibili alternative che sono permesse dal codice.
In our terminology, therefore, the code is a system of definition instructions for individual paradigms and the aesthetic norm is a set of instructions for making selections within the paradigms. Pertanto, nella nostra terminologia, il codice è un sistema di istruzioni che definiscono i paradigmi individuali e la norma estetica è una sequenza di istruzioni per fare una selezione tra i paradigmi.
The task will now be to begin work on the analysis of both these systems. (emphasis ZJ) Il compito ora sarà quello di iniziare a lavorare sull’analisi di entrambi questi sistemi (enfasi dell’autrice Zuzana Jettmarová).
It was Vilém Mathesius (1913, in Levý 1996: 211), founder and prominent leader of the Prague Linguistic Circle, who proposed the substitution theory in translation as part of the Prague functionalist approach, suggesting a functional substitution of important features to preserve their semantics and the artistic impact of the whole – a theory and practice that go against the grain of Russian formalism. È stato Vilém Mathesius (1913, in Levý 1996: 211), fondatore ed esponente autorevole del circolo linguistico di Praga, a proporre la «teoria della sostituzione» in traduzione nell’ambito dell’approccio funzionalista di Praga, proponendo una sostituzione funzionale delle caratteristiche importanti per preservare la loro semantica e l’impatto artistico del tutto – teoria e pratica che contravvengono ai principi fondamentali del formalismo russo.
Another example relates to the Russian-formalist and polysystemic vacuums devoid of people when Mukařovský (2007: 506507) in his preface to Shklovsky’s translation of Theory of Prose in 1936 points out the different Czech structuralist position: Un ulteriore esempio si riferisce ai momenti di vuoto del formalismo russo e della teoria polisistemica, quando Mukařovský (2007: 506-507) evidenzia, nella sua prefazione del 1936 alla traduzione di Teorie della prosa di Shklovsky, la diversa posizione dello strutturalismo ceco:
The difference between the positions of current structuralism and the quoted formalist thesis may be put this way: the “technique of weaving” is the focus of interest today; however, it is obvious that one must not avoid considering the “situation on the world cotton market”, because the development of weaving, even nonmetaphorically, depends not only on the development of weaving technique (i.e. the intrinsic law of the evolving structure), but also on the needs of the market, on supply and demand; mutatis mutandis the same applies to literature. La differenza tra le posizioni dello strutturalismo odierno e la già citata tesi formalista potrebbe essere spiegata in questo modo: oggi l’interesse si concentra sulla “tecnica dell’intreccio”. Tuttavia, è ovvio che non bisogna evitare di considerare la “situazione del mercato mondiale del cotone”, perché lo sviluppo dell’intreccio, anche non a livello metaforico, non dipende solo dallo sviluppo della tecnica di intreccio (la legge intrinseca della struttura in evoluzione), ma anche dalle esigenze di mercato, dalla domanda e dall’offerta. Mutatis mutandis, lo stesso principio si applica alla letteratura.
This opens new vistas in the study of the history of literature: it can consider both the continuous evolution of poetry’s structure based on constant re-grouping of elements, and external influences […] univocally shaping each of its stages. Questo dischiude nuove prospettive nello studio della storia della letteratura: può considerare sia l’evoluzione continua della struttura poetica basata sulla costante riaggregazione di elementi, sia le influenze esterne […] che plasmano univocamente ognuno dei suoi stadi.
Every literary fact thus appears as a product of two forces: the intrinsic dynamics of the structure and external intervention. Ogni fatto letterario, perciò, appare come un prodotto di due forze: le dinamiche intrinseche della struttura e l’intervento esterno.
The fault of traditional literary historical studies was that they only accounted for external interventions and so deprived literature of its autonomous evolution; the one-sided view of formalism, on the other hand, situated literary events in a vacuum […] I tried to suggest that the field of literary sociology is fairly accessible to structuralism […] La colpa degli studi storici e letterari tradizionali è stata quella di spiegare solo gli interventi esterni, depravando la letteratura della sua evoluzione autonoma; la visione unilaterale del formalismo, dall’altro lato, collocava gli eventi letterari in un vuoto […] Ho provato a ipotizzare che il campo della sociologia letteraria sia abbastanza accessibile allo strutturalismo […]
Structuralism […] is neither limited to the analysis of form nor in contradiction with the sociological study of literature […] but it insists that any scientific inquiry shall not consider its material a static and piecemeal chaos of phenomena, but that it shall conceive of every phenomenon as both a result and a source of dynamic impulses, and of a whole as a complex interplay of forces. Lo strutturalismo […] non si limita all’analisi della forma, né è in contraddizione con lo studio sociologico della letteratura […] Insiste sul fatto che nessuna ricerca scientifica deve considerare il suo materiale un caos statico e frammentario di fenomeni, ma deve concepire ogni fenomeno sia come risultato, sia come fonte di impulsi dinamici, e il tutto come una complessa interazione di forze.
While the Czech sociosemiotic conception interrelated any potential agents involved, it also developed a functional stylistics for all discourse types. La concezione sociosemiotica ceca non solo metteva in collegamento tutti i potenziali agenti coinvolti, ma sviluppava anche una stilistica funzionale per tutti i tipi di discorso.
Literary poetics was then incorporated in this discipline. La poetica letteraria è stata poi incorporata in questa disciplina.
Czech structuralists also distanced themselves from western (neo)positivism and its methodology. Gli strutturalisti cechi prendevano anche le distanze dal (neo)positivismo occidentale e dalla sua metodologia.
Levý outlines specific requirements challenging even the Czech methodology and aspiring to tackle the level of explanation: Levý delinea requisiti specifici che mettono a dura prova persino la metodologia ceca e intendono affrontare il livello di spiegazione:
Whereas the byword of positivism was ‘savoir pour prévoir’, the programme of the anti-positivist scientific phase, in which we find ourselves today, may be formulated as ‘savoir pour construire’. Mentre il motto del positivismo era «savoir pour prévoir», il programma della fase scientifica anti-positivista nella quale ci troviamo oggi potrebbe essere formulato come «savoir pour construire».
Structuralist tendencies in scientific disciplines investigating complex phenomena had one common thesis: they rejected positivist causality, replacing it with the concept of function, i.e. they do not attempt to discover the causes of phenomena, but to locate them in a higher entity […]. Le tendenze strutturaliste nelle discipline scientifiche che indagano i fenomeni complessi avevano una tesi in comune: rifiutavano la causalità positivista, sostituendola con il concetto di «funzione»; questo significa che non cercano di scoprire le cause dei fenomeni, ma cercano di collocarli in un’entità superiore […]
The functional approach is undoubtedly more appropriate for the analysis of systems, for the simple reason that it leads to the investigation of their internal structure, not merely their external relationships (their environment) […]. L’approccio funzionale è senza dubbio più appropriato per l’analisi dei sistemi, per il semplice motivo che porta a indagare la loro struttura interna e non soltanto le loro relazioni esterne (l’ambiente) […].
The functional approach in classical structuralism suffered from this drawback of a lack of testability in practice; it was not often possible to verify that the specification of the function of an element of the whole accurately represented the relationships existing in the observed phenomenon. […] L’approccio funzionale nello strutturalismo classico ha sofferto di questo inconveniente, ossia dell’impossibilità di essere testato in modo concreto. Spesso non è stato possibile verificare che la specificazione della funzione di un elemento dell’insieme rappresentasse in modo accurato le relazioni esistenti nel fenomeno osservato. […]
Thus positivism formulated genetic hypotheses and attempted to verify them, while the purpose of structuralism is to formulate and verify generative hypotheses. In questo modo, il positivismo ha formulato ipotesi «genetiche» e ha tentato di verificarle; il fine dello strutturalismo è invece quello di formulare e verificare ipotesi «generative».
Czech structuralists are not prescriptivists. Gli strutturalisti cechi non sono prescrittivisti.
However, any discipline concerned with art has an axiological branch involving normativity as the pivotal role on the axiological level is attributed to the receiver and his value system. In ogni caso, qualsiasi disciplina avente a che fare con l’arte ha un ramo assiologico normativo, in quanto il ruolo cardine a livello assiologico è attribuito al ricevente e al suo sistema di valori.
Before Levý it was Mukařovský who proposed the socio-semiotic concept of norm as a pillar of theory and methodology: Prima di Levý, è stato Mukařovský a proporre il concetto sociosemiotico di «norma» come un pilastro di teoria e metodologia:
One may speak of a genuine norm only when there are generally accepted goals in respect of which a value is upheld independently of an individual’s will and decision making; in other words when the norm exists in what is called collective awareness […] Si può parlare di norma autentica solo quando sono presenti obiettivi generalmente accettati, per cui un valore viene sostenuto indipendentemente dalla volontà e dal processo decisionale di un individuo; in altre parole, quando la norma esiste in quella che è chiamata coscienza collettiva […]
Although a norm tends to be binding […] not only may it be violated but, conceivably – as is quite commonplace – two or more competing norms may coexist and be applied to the same specific cases sharing the same value on the scales. Sebbene una norma tenda a essere vincolante […] essa non solo può essere violata, ma due o più norme contrastanti potrebbero in modo plausibile – poiché è abbastanza comune – coesistere ed essere applicate agli stessi casi specifici che condividono lo stesso valore.
On the other hand, Mukařovský and Levý also stressed individual agency in the production and reception processes; for them individual deviations from the norm are inherent and necessary part of discourse, especially in art. Dall’altro lato, anche Mukařovský e Levý sottolineano l’azione individuale nei processi di produzione e ricezione; per loro, le deviazioni individuali dalla norma sono una parte intrinseca e necessaria del discorso, soprattutto nell’arte.
Therefore both the collective (intersubjective) and the individual (subjective) are present in the communication process (act). Perciò nel processo (atto) comunicativo sono presenti sia il collettivo (intersoggettivo), sia l’individuale (soggettivo).
This view may explain why Czech structuralism managed to avoid formalist problems, such as norms and systems existing in a vacuum, or cultural systems devoid of agents. Questa visione potrebbe spiegare il motivo per cui lo strutturalismo ceco è riuscito a evitare i problemi del formalismo, come l’esistenza di norme e sistemi nel vuoto o i sistemi culturali privi di agenti.
In Czech structuralism not even autonomous systems like literature would have human agents in the position of mere structural epiphenomena as it is human agency that influences autonomous systems by interfering with them. Nello strutturalismo ceco, nemmeno nei sistemi autonomi come la letteratura ci sarebbero agenti umani nella posizione di meri epifenomeni strutturali, dato che è l’azione umana a influenzare i sistemi autonomi interferendo con essi.
Czech translation theory, conceiving the product in a processual way (i.e. translation as an act of communication), operates a theoretical model that links the lower level of communication (as in Skopos theory) with the higher cultural level (as in Polysystem theory). La teoria della traduzione ceca, tramite la concezione del prodotto in maniera processuale (la traduzione come atto comunicativo), opera in base a un modello teorico che mette in relazione il livello più basso della comunicazione (teoria dello Skopos) e il livello culturale più elevato (teoria polisistemica).
Social value and axiology represent an integral part on three theoretical levels: the level of the lay receiver, the level of criticism and the meta-level of research. Il valore sociale e l’assiologia rappresentano una parte integrante dei tre livelli teorici: il livello del ricevente comune, il livello della critica e il metalivello della ricerca.
Conceptual constraints and avoidance of disintegration Vincoli concettuali ed elusione della disintegrazione
Levý’s concepts and terminology have turned out to be a ‘minefield’. I concetti e la terminologia di Levý si sono rivelati essere un “campo minato”.
While their incommensurability was basically due to different traditions and conceptualizations, Levý’s theory had to be re-presented as an integral structural whole, possibly avoiding generalizations and loss of specific terminology. Nonostante la loro incommensurabilità fosse fondamentalmente dovuta a diverse tradizioni e concettualizzazioni, la teoria di Levý doveva essere rappresentata come un tutto strutturale completo, possibilmente evitando le generalizzazioni e la perdita della terminologia specifica.
For example the concepts of noetic compatibility or translativity – while the former was easily calqued, the latter had to be formed by derivation accounting for the fact that Popovič (1976) coined it as translationality. Ne sono esempi i concetti di noetic compatibility [compatibilità noetica] e translativity [traduzionalità] – il primo è un semplice calco; il secondo, invece, è stato formato per derivazione, dato che Popovič (1976) l’aveva coniato come translationality.
Such concepts were easier to transfer than conceptual overlaps or other lacunae. Questi concetti erano più facili da trasmettere rispetto a sovrapposizioni o altre lacune concettuali.
For example, English does not have a cover term for reproduction arts; or přebásnění means a specific type of poetry translation based on functional substitution (Nord calls it homological translation, Jakobson creative transposition adding that this is not a translation). Per esempio l’inglese non ha un termine unico per “arti della riproduzione”; přebásnění, invece, indica una tipologia specifica di traduzione poetica basata sulla sostituzione funzionale (Nord la chiama «traduzione omologica»; Jakobson, invece, «trasposizione creativa» e aggiunge che non si tratta di una traduzione).
There are also terms related to Ingarden’s phenomenological reception – although they do exist in English translations of his writings some have not been translated with consistency (e.g. concretization or concretion) and they are mostly unknown in mainstream Translation Studies. Ci sono anche termini che si riferiscono alla ricezione fenomenologica di Ingarden – nonostante siano presenti nelle traduzioni anglofone dei suoi scritti, alcuni non sono stati tradotti in modo coerente (come concretization [concretizzazione] o concretion [concrezione]) e sono per lo più sconosciuti nella scienza della traduzione convenzionale.
Czech structuralism drew on a variety of disciplines and some of its concepts or terms were more precise than those used in western TS to this day, and perhaps more rigorously integrated in the conceptual network. Lo strutturalismo ceco ha attinto a una grande varietà di discipline; alcuni concetti e termini erano più precisi di quelli utilizzati oggi nella scienza della traduzione occidentale e forse integrati in modo più rigoroso nella rete concettuale.
We all know about the definitional problem of the original and the translation when translation may be indirect, compiled, fragmentary, plagiary or faked. Tutti noi siamo a conoscenza del problema che nasce al momento di definire l’originale e la traduzione, dato che quest’ultima può essere indiretta, compilata, frammentaria, plagiaria o falsa.
In general, we are not satisfied with the delimitation of the concept of translation. Nel complesso non siamo soddisfatti della delimitazione del concetto di traduzione.
This issue is illustrated by one term which is a key to uncovering the integrity and thoughtful elaboration of Levý’s theory. Questo problema è illustrato da un termine chiave per svelare l’integrità e l’elaborazione ponderata della teoria di Levý.
Although Levý uses předloha in synonymic variation with the original, the work under translation, the source work he always means the same concept – a prototype that served as the model (direct source) for the derived work, in our case for translation. Nonostante Levý si serva di předloha nella variazione sinonimica con “l’originale”, “l’opera in traduzione”, “l’opera sorgente”, egli si riferisce sempre allo stesso concetto – un prototipo che serviva da modello (fonte diretta) per l’opera derivata, nel nostro caso la traduzione.
This term has been taken from outside the discipline (esp. cybernetics, theory of modelling, general systems theory) in the 1920s by Czech structuralists. Questo termine è stato adottato negli anni Venti dagli strutturalisti cechi a partire da altre discipline (soprattutto cibernetica, teoria della modellizzazione e teoria generale dei sistemi).
Prototypes, master copies or models from which copies are made exist in all walks of life and are something we live by (hence the integrated concept of illusionism). Prototipi, originali o modelli di cui sono state fatte copie esistono in tutti gli aspetti della vita e sono qualcosa con cui conviviamo (da qui il concetto integrato di «illusionismo»).
Even any verbal message is a model of its prototype – i.e. of the cognitive counterpart residing in the head of the speaker, of its mental representation. Persino ogni messaggio verbale è un modello del suo prototipo – ovvero della controparte cognitiva che risiede nella mente del parlante, della sua rappresentazione mentale.
Also a translation is a model of a prototype (model); if it is not its complete representation, then it is its sample (extract, fragment). Anche la traduzione è un modello di un prototipo (modello); se non è la sua rappresentazione completa, è un campione (un estratto o un frammento).
If it has not been derived from the model and is presented as if it were so, then it is a pseudotranslation (a pseudo-ostension as representation of a non-existing model). Se non deriva dal modello ed è stata presentata come se lo fosse, si tratta di una pseudo-traduzione (una pseudo-ostensione come rappresentazione di un modello inesistente).
If it is a translation presented as an original then its derivation is concealed for whatever reason. Se si tratta di una traduzione presentata come originale, la sua derivazione risulta celata per qualche motivo.
A prototype itself may not be the original but a translation as is the case of indirect translation, or a series of models may be derived from one prototype producing a serial or multiple translation. Uno stesso prototipo potrebbe non essere l’originale, bensì una traduzione, come nel caso della traduzione indiretta; oppure una serie di modelli potrebbe derivare da un prototipo, producendo una traduzione seriale o multipla.
There are several types of relationships that hold between the prototype model and its derived model. Esistono diversi tipi di relazione tra un «modello prototipico» e il suo «modello derivato».
The two most relevant are functional and structural relationships. Le due più significative sono quella funzionale e quella strutturale.
The functional relationship means that the derived model functions for someone as the representation of the prototype which is not available for direct observation. La relazione funzionale implica che un modello derivato funzioni come la rappresentazione del prototipo che non può essere osservato direttamente.
Such presented models are normally taken at face value, without being questioned on their structural relationships with the prototype (unless the model is found to be defective in its function or there is a certain suspicion). Tali modelli in genere vengono considerati al valore nominale, senza che vengano messe in discussione le loro relazioni strutturali con il prototipo (a meno che si scopra che il modello sia carente nella sua funzione o si abbia tale sospetto).
This is the communicative basis of illusio or the category of noetic compatibility mentioned above. Questa è la base comunicativa dell’illusio [illusione] o della suddetta categoria della «compatibilità noetica».
Levý suggests we should also inquire into the structural relationships because function is not indicative of the actual structural relationships; therefore besides a functional model we need a structural one too. Levý propone di indagare anche le relazioni strutturali, perché la funzione non è indicativa delle effettive relazioni strutturali; perciò, oltre a un modello funzionale, serve anche un modello strutturale.
And we also need a processual model to understand the generation and reception of the model – they are modelling activities too: the first one (the prototype model or the original) is the verbal representation of reality (the protoprototype, we might say, as a cognitive representation in the original author’s head), the second one is the mental representation of this verbalized model by the receiver/translator, the third one is the verbal representation of the translator’s cognitive model of the prototype, and the fourth one is the mental representation of the translator’s verbalized model by the receiver. E serve anche un modello processuale per comprendere la generazione e la ricezione del modello – che sono anch’esse attività di modellizzazione: il primo (il modello prototipico o l’originale) è la rappresentazione verbale della realtà (si potrebbe definire il “proto-prototipo” in quanto rappresentazione cognitiva nella mente dell’autore originale); il secondo è la rappresentazione mentale, a opera del ricevente/traduttore, di questo modello verbalizzato; il terzo è la rappresentazione verbale del modello cognitivo che il traduttore ha dato del prototipo; il quarto è la rappresentazione mentale che il ricevente si crea del modello verbalizzato dal traduttore.
Therefore the final representation in translation is a model derived in multiple stages from the original and subject to a number of objective, intersubjective and subjective interfering variables called agents or factors. Perciò la rappresentazione finale in traduzione è un modello derivato dall’originale attraverso diverse fasi e soggetto all’interferenza di alcune variabili oggettive, intersoggettive e soggettive chiamate «agenti» o «fattori».
The structural relationships between the prototype and its type are supposed to respect the dimensions of isomorphism, isofunctionalism and homology, to one degree or another. Le relazioni strutturali tra il prototipo e il suo tipo dovrebbero rispettare le dimensioni di isomorfismo, isofunzionalismo e omologia, in una misura o nell’altra.
In translation structural representativeness or similarity depends on numerous factors. In traduzione, la rappresentatività o somiglianza strutturale dipende da molti fattori.
But if iso functionalism is upheld (i.e. translation as a representation of its model in terms of its function/s), other structural requirements may be subordinated to it. Ma se viene rispettato l’isofunzionalismo (ovvero la traduzione come rappresentazione del suo modello in termini della/e sua/e funzione/i), potrebbero esserne subordinati altri requisiti strutturali.
It does not mean that the translation has the same function(s) as the original when functioning as its substitute, i.e. as its illusionistic representation – it may have different functions. Ciò non significa che la traduzione ha la/e stessa/e funzione/i dell’originale nel momento in cui funge da sua sostituta, cioè da rappresentazione illusionistica; può avere funzioni diverse.
Therefore whenever Levý says that the translation functions as the original he means that it functions as its model (representation) and because he deals with artistic translation he also means that the translation retains its artistic denomination, i.e. the dominant function (and value) of an artistic artefact like its original, in other terms like its source work (with source not necessarily implying a culture different from the receiving one as in polysystem theory). Perciò, quando Levý afferma che la traduzione funge da originale, intende che funge da suo modello (rappresentazione) e, poiché egli si occupa di traduzione artistica, intende anche che la traduzione conserva la sua denominazione artistica, ovvero la funzione (e il valore) dominante di un artefatto artistico simile al suo originale; in altri termini, simile all’“opera sorgente” (dove con sorgente non si intende necessariamente una cultura diversa da quella ricevente, come nella teoria polisistemica).
What is representation meant to involve? Cosa dovrebbe comportare la rappresentazione?
A functional substitute operating on the social illusio and with its retrospective structural similarity derived from the contemporary translation norm – the double norm comprising the reproduction norm and the aesthetic norm; the proportion of both subnorms also depends on the historical dimension of translativity and its social value. Un sostituto funzionale che agisce basandosi sull’illusio sociale e che deriva la sua somiglianza strutturale «retrospettiva» dalla norma traduttiva contemporanea – la doppia norma che comprende la norma della riproduzione e la norma estetica; la proporzione di entrambe le sottonorme dipende anche dalla dimensione storica della traduzionalità e dal suo valore sociale.
Hence one of the two subnorms may prevail or the translator may seek their equilibrium in case of a zero value. Per questo una delle due sottonorme potrebbe prevalere sull’altra, o il traduttore potrebbe cercarne l’equilibrio nel caso di una somma zero.
These are intersubjective factors and the translator is a subjective factor; the result of applying a translation method depends on his individual dispositions and preferences. Questi sono fattori intersoggettivi, mentre il traduttore è un fattore soggettivo; il risultato dell’applicazione di un metodo traduttivo dipende dalle sue inclinazioni e preferenze personali.
However, in terms of its prospective properties, i.e. with a view to the receiver’s dispositions and the historical and situational contexts this basic representational function may be carried by different structural properties. Ad ogni modo, dal punto di vista delle sue proprietà “prospettive”, vale a dire nell’ottica delle inclinazioni del ricevente e dei contesti storici e situazionali, questa funzione rappresentativa di base può essere trasmessa attraverso numerose proprietà strutturali.
Here Levý proposes a tentative list of invariant and variant properties in several genres. Qui Levý propone un elenco provvisorio delle proprietà varianti e invarianti in molti generi testuali.
When he says that variability and invariability depend on the structure of the texts under translation and not on the intended goal of the translation, we come across yet another important distinction; the Czech conception is based on the already mentioned sociosemiotic triad of norm, function and value. Quando egli afferma che variabilità e invariabilità dipendono dalla struttura dei testi nella traduzione e non dall’obiettivo prefissato della traduzione, ci propone un’altra distinzione importante; la concezione ceca si basa sulla già citata triade sociosemiotica composta da norma, funzione e valore.
The pragmatic concept of goal or purpose of communication (i.e. teleology) is superimposed: the sender presents the functional substitute of the original to the receiver in a concrete situation in order to achieve something through communication conceived as interaction. Il concetto pragmatico di «obiettivo» o «scopo» della comunicazione (cioè la teleologia) è sovrapposto: il mittente presenta il sostituto funzionale dell’originale al ricevente in una situazione concreta, al fine di raggiungere qualcosa attraverso la comunicazione concepita come interazione.
The derived artefact is a linguistic and cultural hybrid, relating to two cultures and languages, and preferences on the scales between the domestic and the foreign (i.e. translativity) are again steered by objective, intersubjective and subjective factors involved. L’artefatto che ne deriva è un “ibrido” linguistico e culturale relativo a due culture e lingue, e le preferenze sulla bilancia tra il proprio e l’altrui (traduzionalità) sono ancora una volta guidate dai fattori oggettivi, intersoggettivi e soggettivi.
As a semiotic sign the source work has two aspects – its material form carries the artistic message or the work of art in a narrow sense, and it is the latter that undergoes translation while the linguistic material is substituted. In quanto segno semiotico, l’opera sorgente ha due aspetti – la sua forma materiale porta con sé il messaggio artistico o l’opera d’arte in senso stretto, ed è quest’ultima che viene sottoposta a traduzione, mentre il materiale linguistico viene sostituito.
This structuralist differentiation is important for understanding the distinctions or overlaps between work and text as well as the relationships between form and content. Questa differenziazione strutturalista è importante per capire le distinzioni e i punti in comune tra «opera» e «testo», così come anche le relazioni tra «forma» e «contenuto».
Czech Classical structuralists avoided rigid and essentialistic definitions as they preferred looser delimitations and explanations. Gli strutturalisti cechi evitavano definizioni rigide ed essenzialistiche, poiché preferivano delimitazioni e spiegazioni più aperte.
This advantage turned out to be a disadvantage during the translation of Levý’s book as the correct understanding and interpretation of concepts rely on the knowledge of a specific background; intertextuality was at work here too, as much that is explicitly stated by Levý elsewhere is left implicit in the book and footnotes had to be added. Questo vantaggio si è rivelato uno svantaggio durante la traduzione del libro di Levý, poiché la corretta comprensione e interpretazione dei concetti si basa sulla conoscenza di un contesto specifico; c’era in gioco anche l’intertestualità, tanto che ciò che Levý afferma in modo esplicito in un punto, nel libro viene lasciato implicito, quindi si è stati costretti ad aggiungere note a piè di pagina.
In conclusion Conclusione
There is always more to a translation than one can see from the outside as a reader. In una traduzione c’è sempre qualcosa in più rispetto a ciò che si può vedere dall’esterno come lettori.
Translating Levý was a challenge and if the translation was to serve its purpose the retrospective concern was the representation of the original and the prospective concern was the facilitation of correct understanding and interpretation on the part of the international scholarly community. Tradurre Levý è stata una sfida e, dato che la traduzione doveva raggiungere il suo obiettivo, la preoccupazione retrospettiva era la rappresentazione dell’originale e quella prospettiva era di facilitarne la corretta comprensione e interpretazione da parte della comunità accademica internazionale.
Both aspects involved concerns with the implicit and unknown background, distorted images, terminology issues and efforts to avoid disintegration of the structural network. Entrambi gli aspetti comportavano problemi a livello di contesto implicito e sconosciuto, immagini distorte, questioni di terminologia e tentativi di evitare la disintegrazione della rete strutturale.
Numerous debates between the translator and editor over interpretation of meaning and choice of words bear silent witness to the process of creating a basically illusionistic translation. Numerosi dibattiti tra traduttore e curatrice sull’interpretazione del significato e sulla scelta delle parole sono testimoni silenziosi del processo di creare una traduzione essenzialmente illusionistica.
Levý’s style of writing deserves a brief mention. Lo stile di Levý merita una breve menzione.
One may ask if it is Levý’s style that is actually presented, because the sources were translations from the unavailable Czech manuscript into German (1969) and from German back into Czech (1983/1996). Ci si potrebbe domandare se è proprio lo stile di Levý quello che viene presentato, perché le fonti erano traduzioni dall’irreperibile manoscritto ceco verso il tedesco (1969) ritradotte in ceco dal tedesco (1983/1996).
Patrick Corness, the translator of the English version, was very sensitive to the style and had to compromise between the intricacies of an amazing lightness on the one hand, and the heavy theoretical load on the other. Patrick Corness, il traduttore della versione inglese, è stato molto sensibile allo stile e ha dovuto raggiungere un compromesso tra le tortuosità di un’incredibile chiarezza da un lato e un carico pesante di teoria dall’altro.
Levý said about his book that he presented a theory of artistic translation only, but he also presented a general theory of translation, methodological guidelines for research, criticism and a recipe for translators and their trainers. A proposito del suo libro, Levý ha dichiarato di aver presentato solo una teoria della traduzione artistica; ma in realtà ha anche presentato una teoria generale della traduzione, le linee guida metodologiche per la ricerca, la critica e una ricetta per i traduttori e i loro istruttori.
Perhaps with a less pronounced ‘vivisection’ of the discipline than Holmes’ but with more deeds than words. Magari con una “vivisezione” meno marcata della disciplina di Holmes, ma con più fatti che parole.
When the book comes out we shall hopefully also preclude numerous rediscovery efforts of literary newcomers on the TS scene. Con l’uscita del libro, ci auguriamo che non capiti più che i parvenu letterari si presentino sulla scena della scienza della traduzione a presentare le loro “riscoperte”.
Supposed they read the book first. Ammesso e non concesso che prima leggano il libro.
Levý (1971: 155-156) said that universalisation (i.e. globalisation) in modern culture is not based on general spiritual values (allgemeine Kulturgut), but on the exchange of spiritual values, on the upsurge of communication between diverse cultural regions; literary translation is a force contributing to both the diversification of domestic genres and to the establishment and evolution of world literature. Levý (1971: 155-156) ha affermato che l’universalizzazione (ovvero la globalizzazione) della cultura moderna non si basa su valori spirituali «generali» (allgemeine Kulturgut), ma sullo «scambio» di valori spirituali e sul brusco aumento della comunicazione tra diverse regioni culturali; la traduzione letteraria è una forza che contribuisce sia alla diversificazione dei generi testuali locali, sia alla fondazione e all’evoluzione della letteratura mondiale.
In relation to our discipline the desideratum of this translation project has been similar. In relazione alla nostra disciplina, il desideratum di questo progetto traduttivo è stato simile.

 

 


 

3 – RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

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  • Levý, Jiří 1971 «Bude literární věda exaktní vědou?». Praha: Čs. Spisovatel. In: Králová, Jana; Jettmarová, Zuzana (et al) 2008 Tradition versus Modernity. From the Classic Period of the Prague School to Translation Studies at the Beginning of the 21st Century.  Prague, Charles University.
  • Levý, Jiří 1983 Umění překladu. Praha, Panorama 22-24.
  • Levý, Jiří 1996 České theorie překladu. Praha, Ivo Železný 186-232.
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