ogni volta che ti giravi mi massacravi il fianco col kalashnikov
potevi stare più attenta, dissennata
dopo la tumultuosa notte insieme
con questo cifrato ti sto chiedendo aiuto.
una losca biker m’inseguiva nel buio
mentre scappavo tra foglie
trafitto da aghi gelati.
il suo scatto inesorabile in avanti travolgeva i miei sforzi quasi inutili.
riparandomi nell’anonimato speravo di scamparla,
ma la biker s’appostava dietro il boccaporto per sbarrarmi la strada
e ZOT ZOT ZOT una raffica
falciava le mie gambe sudate,
segava le mie ossa malvagie.
anche se saltavo disperato
anche se facevo un triplo mortale in avanti
un carpiato elegante atterrando sullo zerbino come da contratto
mi sono ritrovato menomato.
vorresti essere la mia bodyguard
non ho più palle d’avventurarmi disarmato fino allo stagno gelato:
lo sai che le pattinatrici seriali planano inesorabili dalle tre alle cinque
recidendomi il cavo dell’ipod,
il tubo della flebo
e circoncidendomi con i saldi di fine stagione.
ho bisogno di un guerriero tecnico che mi colpisca i nemici
scatto su scatto
infierendo soprattutto sui malleoli
e produca tempesta di balsamo agli angoli acuti della mia spina dorsale.
traduzione dall’ebraico di Bruno Osimo e Maya Katzir