Eleonora Gennari, Dersu Uzala di Akira Kurosawa: analisi comparativa prototesto-metatesto (seconda scena)

Eleonora Gennari, Dersu Uzala di Akira Kurosawa: analisi comparativa prototesto-metatesto (seconda scena)

 

Abstract in italiano

Occupandosi della seconda scena del film di produzione russa-nipponica Dersu Uzala, il piccolo uomo delle grandi pianure (Дерсу Узала), diretto da Akira Kurosawa, questo articolo si pone l’obiettivo di analizzare i cambiamenti traduttivi avvenuti in fase di doppiaggio, e si presenta come un’analisi comparativa prototesto-metatesto tra la versione originale russa e quella italiana. Nella prefazione viene illustrato il metodo di lavoro e dunque la tabella analitica utilizzata come supporto durante il confronto approfondito tra i due testi. Nel corso dell’analisi comparativa si è cercato di tenere sempre in considerazione la natura audiovisiva del testo e i vincoli che ne derivano. È stata individuata una strategia traduttiva “accettabile”, che ha avuto come conseguenza un impoverimento della culturospecificità dell’originale.

 

English abstract

Working with the second scene of Dersu Uzala (Дерсу Узала), a Russian-Japanese co-production film directed by Akira Kurosawa, this paper aims at analyzing the translation shifts occurred in the dubbing phase, and therefore presents a comparative prototext-metatext analysis between the Russian original and the Italian translation. The foreword describes how the analysis was carried out and illustrates the analytical table supporting the detailed comparison between the two texts. In comparative analysis, the audiovisual character of the text and its consequent bonds have been considered. The conclusion points out the strategy spotted in the translation (“acceptability”) and its consequences as for the impoverishment of the original cultural specificities.

 

Резюме на русском языке

Занимаясь анализом второй сцены советско-японского художественного фильма Акиры Куросавы «Дерсу Узала», целью настоящей работы стало проанализировать изменения, которые произошли в переводе для дублирования, и представить сравнительный анализ русский прототекст – итальянский метатекст. В предисловии объясняется метод работы и дается аналитическая таблица, использованная при сравнении двух текстов. В ходе сравнительного анализа был принят во внимание аудиовизуальный характер текста и то, что из этого следует. В завершении указывается стратегия перевода (низкая переводность), следствием использования которой явилось обеднение культурных специфичностей оригинала.

Sommario

 

1.       Prefazione  5

2.       Confronto prototesto-metatesto  9

3.       Riflessioni e conclusioni 31

4.       Riferimenti bibliografici 35

 

 

 

  1. Prefazione

 

La presente tesi ha come oggetto l’analisi comparativa prototesto-metatesto di una scena tratta dal film Dersu Uzala, il piccolo uomo delle grandi pianure, (titolo originale: Дерсу Узала [Dersu Uzala]), una produzione russo-nipponica diretta dal regista Akira Kurosawa risalente al 1975. Il film, premiato con vari riconoscimenti tra cui il premio Oscar al miglior film straniero (1976), è la trasposizione cinematografica di due diari di viaggio dell’ufficiale, esploratore ed etnologo russo Vladimir Klavdievič Arsen’ev: il primo, По Уссурийскому Краю [Po Ussurijskomu Kraû], Nel profondo Ussuri, del 1921, e il secondo omonimo, Дерсу Узала [Dersu Uzala], del 1923. I due libri descrivono le sue numerose spedizioni nella regione siberiana del fiume Ussuri, confine naturale tra Russia e Cina, e dei monti Sihotè-Alin’, situati a nord di Vladivostok e affacciati sul Mare del Giappone. La pellicola, mettendo in luce le tradizioni e le usanze della popolazione dei Goldi, di cui il protagonista, Dersu Uzala, fa le veci, va a tracciare l’insolito e sincero rapporto d’amicizia che nascerà tra Dersu e il capitano Arsen’ev. Emblematico in quanto testimonianza dell’antica e radicata solidarietà tra le tribù siberiane e la natura, il film trasmette allo spettatore l’anima della taigà, il suo respiro, la sua magia e i suoi canti che d’improvviso possono diventare grida, e allo stesso tempo vuol essere campanello d’allarme, monito a non considerare il creato e i suoi abitanti – viventi o non – un libero campo di conquista e rapina.

Scopo di questa tesi è indagare i cambiamenti traduttivi applicati alla versione doppiata in italiano sulla base degli strumenti della scienza della traduzione, tenendo in particolare considerazione le peculiarità culturali di un pubblico russofono e uno italofono e cercando di individuare la strategia traduttiva in termini di accettabilità e adeguatezza (Toury). Nello specifico la scena presa in analisi è la seconda, nella quale il primo incontro tra Dersu e il capitano Arsen’ev si svolge in un arco temporale di circa 7 minuti (dal minuto 06:22 al minuto 13:13). Nella prima fase di lavoro, deciso di analizzare le tracce audio e non i sottotitoli per occuparsi con maggiore immediatezza degli aspetti orali della lingua, la candidata ha ascoltato attentamente entrambi gli audio (italiano 5.0 e russo originale) e, in mancanza di uno script ufficiale reperibile online, ha proceduto alla trascrizione delle battute, inserendole in tabelle che ne permettessero il confronto diretto tra prototesto (testo originale in lingua russa) e metatesto (testo tradotto in lingua italiana). Poiché una breve scena è risultata in lingua originale con sottotitoli in italiano, questa è stata opportunatamente evidenziata di rosso. Successivamente è iniziato il vero e proprio lavoro di analisi comparativa, supportato dall’utilizzo di una tabella analitica (Tabella 1) che riassume e incasella i possibili cambiamenti riscontrabili nel processo traduttivo. Le quattro righe orizzontali indicano quattro macroaree applicative, senso, forma, rapporti tra culture, e competenza del traduttore, all’interno delle quali è possibile individuare tipi reali di cambiamenti segnalabili al lettore, contrassegnati da delle sigle in maiuscolo. Nelle colonne verticali sono indicate per esteso le sigle, mentre spiegazioni ed esempi vanno a chiarire e illustrare ogni singola modifica potenzialmente riscontrabile. Infine, nell’analisi, si è tenuto presente di non essere di fronte a una mera traduzione testuale interlinguistica, bensì a una traduzione multimediale/audiovisiva, ragion per cui la strategia traduttiva è stata sicuramente vincolata da una serie di componenti che vanno oltre i valori semantici e pragmatici delle battute, come l’intonazione, la lunghezza delle parole, la prosodia e il sincronismo labiale.

 

sigla

spiegazione della sigla

cambiamento/ricadute sulla ricezione

Esempi

SENSO

A

Aggiunte

una singola parola è aggiunta

il gatto↠il gatto bianco

CS

Calchi Semantici e  Sintattici

calco di parola che determina senso diverso e incomprensibile

il tuo comportamento è morbido

M

cambiamento radicale di senso riguardante una parola (Word) o più, Mistranslation

il cambiamento è tale da compromettere il senso generale della frase

the triumph of spirit over  circumstance↠il trionfo della spiritualità sul caso

MOD

MODulazione: specificazione-generalizzazione, parole-termini, ambiguazione-disambiguazione

una parola è resa più specifica o più generica. un termine è diventato parola comune o viceversa. ridondanza semantica. modifica del livello di ambiguità di un’espressione in entrambi i sensi

non mi dà fastidio, lo sopporto

OM

Omissioni

una singola parola è omessa

il gatto bianco↠il gatto

FORMA

C

Cadenza, punteggiatura, rima, metrica, capoversi

è stato alterato uno di questi elementi, modificando il ritmo del testo

il capoverso dell’originale scompare nella traduzione o viceversa ne compare uno prima inesistente

CAC

CACofonia

allitterazioni, assonanze involontarie

le ostiche ostriche

ENF

ENFasi, ordine delle parole

dislocazioni, frase scisse, ordine anomalo delle parole, diversa accentuazione della frase

È te che volevo ↠ Io volevo te

P

Presentazione – forma grafica – layout – impaginazione

migliore/peggiore riproduzione degli aspetti grafici rispetto alle norme suggerite dal committente

Es. uso di virgolette alte/basse in modo difforme dalla stylesheet del committente

R

Registro, tipo di testo

uso di parole di registro uguale a/diverso da quello desiderato. migliore/peggiore

parmi d’udire un botto ↠ cos’è ‘sto casino?

S

Stile complessivo dell’autore

migliore/peggiore rendimento dello stile

per esempio sostituzione di congiunzioni alle virgole in un autore che ha la ripetizione della virgola come tratto poetico

U

Uso: locuzioni, collocazioni, calchi non semanticamente sbagliati, resa inefficace

una singola parola, sebbene non semanticamente sbagliata, è collocata in modo involontariamente marcato

l’ho mandato in quella città (anziché “a quel paese”)

è supposto saperlo

RAPPORTI TRA CULTURE

INTRA

uso di SINonimi, ripetizioni, rimandi intratestuali

sinonimizzazione e desinonimizzazione. coglimento di rimandi interni da un capo all’altro del testo. ridondanza lessicale

eliminazione (volontaria o involontaria) delle ripetizioni volutamente disseminate in parti diverse del testo per creare rimandi interni da una parte all’altra del testo

DT

destinatario – Dominante del Testo- leggibilità

migliore/peggiore coglimento del lettore modello e della dominante del testo

 Un testo volutamente complesso, con ricerca di forme peculiari, viene standardizzato anche se non è rivolto a un lettore modello standard

D

Deittici, rimandi interpersonali, punto di vista

migliore/peggiore riproduzione del punto di vista del narratore o del personaggio, ideologia personale

questo/quello, ora/allora, qui/là

I

rimandi Intertestuali, realia

migliore/peggiore coglimento dei rimandi esterni ad altri testi o altre culture

eliminazione (volontaria o involontaria) dei rimandi interculturali o intertestuali volutamente disseminati in parti diverse del testo per creare rimandi esterni dal testo ad altri testi/culture

COMPETENZA TRADUTTORE

O

Ortografia

errori d’ortografia nella cultura ricevente

un pò, qual’è, ti do

G-S

errori Grammaticali e Sintattici

errori di grammatica o sintassi nella cultura ricevente

sebbene è, inerente il, in stazione

E

Enciclopedia – precisione fattuale – conoscenza del mondo

la dotazione enciclopedica della traduttrice è insufficiente a colmare l’implicito culturale

blue helmets↠elmetti celesti

L

Logica

la logica della traduttrice è insufficiente a colmare l’implicito culturale

sapeva che non sarebbe sopravvissuta alla propria morte

Tabella 1
(Osimo 2013)

  1. Confronto prototesto-metatesto

 

Владимир Арсеньев: Что это? Vladimir Arsen’ev: Che c’è?

 

La scena dell’incontro tra il capitano Vladimir Arsen’ev e Dersu Uzala si apre con l’espressione di meraviglia e stupore pronunciata dal capitano, что это [čto èto], che parola per parola significherebbe cos’è. La traduzione italiana che c’è rappresenta un cambiamento di tipo MOD.

 

Олентьев: Камень сорвался. Никак спускается кто. Медведь! Olent’ev: È rotolata una pietra. Arriva qualcuno. Un orso!

 

Nella risposta del soldato Olent’ev il verbo perfettivo сорваться [sorvat’sâ] signfica propriamente staccarsi, sganciarsi, cadere o crollare improvvisamente: qui è stato attuato un cambiamento di tipo M, in quanto si è scelto di tradurre il verbo con rotolare che, anche nel significato intransitivo di avanzare girando su se stesso, cambia il senso dell’azione espressa. L’ordine delle parole soggetto-verbo risulta invertito, il che costituirebbe un cambiamento di tipo ENF, ma d’altro canto non possiamo considerarlo tale in quanto in italiano rende più scorrevole la battuta. La particella popolare introduttiva никак [nikak], che significa apparentemente, sembrerebbe e che esprime sorpresa e dubbio, è stata omessa nella parte successiva della frase con un cambiamento di tipo OM; qui inoltre il verbo imperfettivo спускаться [spuskat’câ] è stato reso con arrivare, che non esprime a pieno il significato di scendere, venir giù, che vi è racchiuso, e che si riferisce al venire giù dalla montagna: anche questo rappresenta un cambiamento di tipo M. Una resa più efficace poteva essere Forse scende qualcuno.

 

Дерсу Узала: Стреляй не надо! Моя люди! Здравствуй капитан! Dersu Uzala: Non spara! Io sono omo! Здравствуй капитан!

 

Dersu Uzala, essendo un gold, abitante indigeno della Siberia orientale, la cui lingua assomiglia al manciù, in russo ha un bagaglio lessicale ristretto e una struttura sintattica e grammaticale frammentaria e in alcuni parti errata. Il verbo imperfettivo che utilizza, стрелять [strelât’], è coniugato al modo imperativo seconda persona singolare ed è seguito dal verbo modale не надо [ne nado], mentre la forma corretta in russo sarebbe не надо стрелять [ne nado strelât’], ovvero il verbo modale seguito dall’infinito. La traduzione parola per parola della frase pronunciata da Dersu è *Spara! Non serve. Nella versione italiana notiamo un cambiamento di tipo OM in quanto il verbo modale è stato omesso. La continuazione della frase presenta di nuovo un tratto caratteristico del modo di parlare delle popolazioni siberiane: la sostituzione del pronome personale soggetto я [â], io, con il pronome possessivo femminile моя [moâ], mia. Il predicato nominale è inoltre completato dal sostantivo plurale люди [lûdi], persone, uomini, gente, invece che da quello singolare человек [čelovek], persona, uomo. La traduzione parola per parola della frase pronunciata da Dersu è *Mia sono gente. In italiano si può riscontrare un cambiamento di tipo MOD, in quanto si è scelto di utilizzare omo, la variante antica e popolare del sostantivo maschile uomo, per tradurre люди [lûdi], anche se era possibile mantenere il traducente plurale persone. Il tentativo probabilmente era quello di rievocare nel pubblico italiano la scorrettezza grammaticale dell’espressione, ma l’anacronismo potrebbe fuorviare l’ascoltatore, ancor più perché omo richiama alla mente di molti italiani il dialetto fiorentino o romano. Perciò si può dire che la traduzione nel suo complesso presenta anche cambiamenti di tipo I ed S, in quanto il rimando culturale non viene colto in modo efficace, mentre lo stile del protagonista vieni leggermente a modificarsi.

Infine, la battuta di saluto al capitano non è stata tradotta nella versione italiana: sarebbe stato adeguato un semplice Salve capitano! Pure questo costituisce un cambiamento di tipo I.

 

Солдат 1: Ну, глянь! И впрямь, человек. (смех) Soldato 1: Toh, guarda! È un uomo per davvero… (risa)

 

Nel modo di parlare dei soldati possiamo riscontrare delle caratteristiche tipiche dell’oralità, come l’affisso agglutinante ну [nu] abbinato all’imperativo глянь [glân’] per indebolire l’espressione del comando, e il verbo perfettivo глянуть [glânut’], che deriva dal sostantivo взгляд [vzglâd], sguardo, e significa dare un’occhiata, lanciare uno sguardo: questo viene usato come sinonimo del verbo глядеть [glâdet’] nelle espressioni colloquiali. La resa italiana Toh, guarda! costituisce un buon compromesso per rendere l’espressione. Potremmo però notare un cambiamento di tipo ENF nella conclusione della frase, in cui per davvero, traducente della particella di uso familiare впрямь [vprâm’], viene posposto al predicato nominale, spostando enfasi espressiva nella parte finale dell’enunciazione. Inoltre nel costrutto potremmo rilevare anche un cambiamento di tipo R, in quanto la frase nel complesso risulta di registro leggermente più elevato rispetto alla versione russa.

 

Солдат 2: А ты говоришь – медведь…! (смех) Soldato 2: Fifone! Un orso! Ma va’! (risa)

 

L’appellativo Fifone! costituisce un cambiamento di tipo A, poiché non compare nella versione russa; lo stesso vale per l’esclamazione presente alla fine della battuta, Ma va’. L’eliminazione del verbo говорить rappresenta un cambiamento di tipo OM. Una resa possibile poteva essere Un orso dici?

 

Владимир Арсеньев: Не хочешь ли поужинать с нами? Vladimir Arsen’ev: Non vuoi mangiare con noi?

 

Il verbo perfettivo поужинать [použinat’] significa propriamente cenare: la traduzione italiana mangiare rappresenta una generalizzazione, e un cambiamento di tipo MOD.

 

Дерсу Узала: Спасибо, капитан. Моя шибко хотю кушай, сегодня нечего не кушай. Dersu Uzala: Grazie, capitano. Mio molta molta fame, oggi mangiato niente!

 

Il tradurre моя [moâ] con mio rappresenta, rispetto alla battuta precedente dove era stato tradotto con io, una mancanza di coerenza nella traduzione, e un cambiamento di tipo INTRA. L’avverbio шибко [šibko], derivando dall’aggettivo d’uso popolare шибкий [šibkij], veloce, rapido, può voler dire sia velocemente, rapidamente, che molto, ovvero avere funzione di aggettivo. In questo caso la ripetizione dell’aggettivo molta rappresenta un’aggiunta non significativa dal punto di vista del senso, e un cambiamento di tipo MOD. L’espressione хотю кушай [hotû kušaj] significherebbe voglio mangiare, ma in russo viene perlopiù adoperata per esprimere il costrutto italiano ho fame, la traduzione fame non risulta semanticamente errata. La frase presenta però delle peculiarità difficilmente traducibili nella lingua d’arrivo, in quanto il verbo хотеть [hotet’], volere, è coniugato in modo errato (хотю [hotû] invece di хочу [hoču]) e il verbo кушать [kušat’], anche se significa mangiare, e in questo senso è sinonimo di обедать [obedat’], pranzare, e ужинать [užinat’], cenare, è un verbo colloquiale, di registro abbastanza basso, che di solito aggiunge all’invito a mangiare, a unirsi a tavola, una sfumatura di cortesia e gentilezza. Usato essenzialmente al modo imperativo o infinito, se coniugato alla prima o terza persona singolare esprime un che di solennità e sfarzo che rende l’espressione goffa e paradossalmente ridicola. Con molta probabilità Dersu lo ha sentito usare sempre all’imperativo e lo ha ripetuto esattamente allo stesso modo. In italiano non è possibile rendere questa sfumatura con un sinonimo del verbo mangiare, né impiegare un imperativo spiegherebbe a fondo l’utilizzo che è stato fatto di tale modo verbale in questo contesto: perciò possiamo catalogare questo problema di differenza culturale come un cambiamento di tipo I.

Nella seconda parte della frase, in cui testualmente Dersu direbbe *Oggi non c’è niente non mangiare!, la particella negativa не [ne], non, è stata tralasciata nella resa italiana con un cambiamento di tipo MOD. Qui valgono le stesse considerazioni in merito all’utilizzo del verbo кушать [kušat’] coniugato all’imperativo, e ai cambiamenti di tipo I/S. Inoltre l’inversione del sostantivo niente con il verbo mangiato rispetto alla versione originale comporta un cambiamento di tipo ENF, poiché sposta la focalizzazione sull’oggetto piuttosto che sull’azione. L’intera frase può essere catalogata come un cambiamento di tipo I, in quanto il lettore italiano sentendo parlare Dersu potrebbe facilmente pensare agli indiani dei film western che si diffondevano in Italia proprio negli anni Settanta (stesso decennio dell’uscita del film), che però non hanno niente a che fare con i Goldi della Siberia orientale.

 

Олентьев: Ты кто будешь-то? Китаец? Кореец? Olent’ev: Tu cosa saresti? Un cinese? Un coreano?

 

Il pronome кто [kto], chi, che si riferisce a persona o cosa animata è stato tradotto con il pronome interrogativo cosa, che si riferisce invece a un oggetto inanimato, e che trova il suo traducente russo in что [čto]. D’altra parte in italiano non c’è un traducente alternativo che non comporti un cambiamento radicale di registro, tipo Tu di che nazionalità sei? È perciò impossibile catalogare questo cambiamento per mancanza di alternative praticabili. La particella –то [to] unita al futuro del verbo essere быть [byt’] indica incertezza, vaghezza, e la traduzione con il condizionale italiano può essere una scelta efficace per riprodurre questa forma colloquiale russa. L’aggiunta invece degli articoli indeterminativi un davanti ai sostantivi cinese e coreano è un cambiamento di tipo U, in quanto rende l’espressione goffa; una resa naturale poteva prevedere la ripetizione del verbo essere: Sei cinese? Coreano?

 

Дерсу Узала: Моя гольд. Dersu Uzala: Io gold!

 

Qui si è nuovamente utilizzato il pronome personale io per tradurre моя [moâ], mia, il che comporta un cambiamento di tipo INTRA rispetto alle traduzioni delle battute precedenti e di tipo I/S rispetto al prototesto russo.

 

Олентьев: Ммм… Охотник? Olent’ev: Aaah… Cacciatore?

 

L’interiezione Mmm indica sia in russo che in italiano perplessità e dubbio, mentre l’espressione Aaah in questo caso esprime sorpresa, meraviglia: essendo i due sentimenti molto diversi tra loro, possiamo catalogare questo come un cambiamento di tipo M.

 

Дерсу Узала: Моя всё время на охота ходи, другой работа нету. Dersu Uzala: Io sempre vai a caccia, altro lavoro, niente.

 

Per моя [moâ], mia valgono le considerazioni precedenti. L’espressione на охота [na ohota] è grammaticalmente scorretta in quanto il verbo di moto in russo è seguito dal caso accusativo, che in questo caso sarebbe на охоту [na ohotu]: il fatto che in italiano questo errore venga omesso e l’espressione tradotta in modo standard, a caccia, costituisce un cambiamento di tipo I, in quanto il rimando culturale non viene colto, e di tipo S, visto che lo stile di Dersu ne risente. Per esempio si sarebbe potuto tradurre con vai caccia. Impiegare l’imperativo utilizzato erroneamente da Dersu, ходи [hodi], vai!, rappresenta invece un cambiamento di tipo INTRA rispetto alle scelte effettuate precedentemente (vedi l’uso del participio passato). Tra l’altro le forme dell’imperativo in italiano sono due, vai e va’, e di conseguenza avrebbero potuto utilizzare la forma tronca, va’, per non dar luogo ad equivoci con quella dell’indicativo. Anche nella parte finale della frase individuiamo un errore grammaticale commesso dal protagonista: il sostantivo работа [rabota], lavoro, dovrebbe essere coniugato al caso genitivo, работы [raboty], in quanto inserito in una frase negativa. Qui la traduzione del predicato нету [netu], forma colloquiale di нет [net], non c’è, con niente, costituisce un cambiamento di tipo U, poiché in russo la costruzione sintattica suona naturale se non fosse per la coniugazione errata del sostantivo, mentre in italiano suona molto strana e frammentaria, con il niente troppo marcato rispetto al russo нету. Questo problema potrebbe sempre rientrare nei cambiamenti di tipo I/S.

 

Олентьев: А живёшь где? Olent’ev: E dove vivi?

 

Qui l’inversione dell’avverbio где [gde], dove, con il verbo, non mantenuta nella versione italiana, potrebbe farci pensare a un cambiamento di tipo ENF, ma non possiamo considerarlo tale poiché, mentre in russo questa costruzione è particolarmente tipica del parlato, in italiano l’inversione avverbio-verbo sembrerebbe inconsueta e un po’ forzata.

 

Дерсу Узала: Моя дома нету. Сопка живи. Балаган делай – спи. Как дома – живи. Dersu Uzala: Io casa, niente. Sul monte vivi. Capanna fai e dormi. Come in casa vivi.

 

Per моя [moâ], mia e per la traduzione del predicato нету [netu] valgono le considerazioni precedenti. In riferimento a quest’ultimo bisogna però aggiungere che Dersu utilizza la stessa costruzione sintattica e le stesse parole per esprimere due concetti diversi: mentre precedentemente aveva usato нету [netu] per dire non c’è, qui utilizza il predicato per esprimere non ho. La forma colloquiale standard sarebbe «У меня нету дома» [u menâ netu doma], la frase pronunciata da Dersu suonerebbe come *Mia casa non ho. Possiamo perciò confermare che anche qui è avvenuto un cambiamento di tipo U e di tipo I/S.

Successivamente notiamo un cambiamento di tipo A in quanto Dersu non utilizza la preposizione su, che in russo in questo caso sarebbe «на» [na], per descrivere il luogo in cui abita, ma pronuncia semplicemente il sostantivo al caso nominativo. Poiché si tratta di un errore grammaticale tipico del suo modo di parlare, potremmo descrivere l’aggiunta anche come un cambiamento di tipo I. Il termine сопка [sopka], che deriva dall’antico slavo соп [sop], e dal verbo russo сыпать [sypat’], versare, si riferiva in origine ai rilievi vulcanici spenti o ancora attivi che si trovano in Estremo Oriente, in particolare in Kamčatka e nelle Isole Curili, ma con il tempo ha inglobato in sé anche il significato di monticello, piccola montagna arrotondata che si distingue dalle alte catene montuose che si trovano in queste aree. La traduzione monte rappresenta un cambiamento di tipo MOD; prendendo in considerazione il riferimento culturale a una realtà tipicamente orientale, potremmo classificarlo anche come I. Il termine балаган [balagan] si riferisce in modo particolare a baracche utilizzate per spettacoli o rappresentazioni, o per il commercio in manifestazioni e fiere; se ne può però riscontrare l’uso anche come sinonimo del termine юрта [ûrta], ovvero la tenda in uso presso i popoli nomadi. La traduzione capanna potremmo perciò considerarla un cambiamento di tipo I, in quanto in italiano si perde il rimando culturale. L’aggiunta della congiunzione e modifica la cadenza e il tono con cui viene espressa la frase, il che potrebbe essere inserito tra i cambiamenti di tipo C.

 

Олентьев: А сегодня видать ничего не добыл? Olent’ev: Oggi si direbbe che non hai preso niente.

 

Il fatto che la preposizione «а» non sia stata tradotta nella versione italiana rappresenta un cambiamento di tipo OM: quest’ultima viene utilizzata all’inizio di una frase per esprimere in modo più deciso e marcato un’idea o un’azione contrapposta a quella delle frasi precedenti e una traduzione plausibile poteva essere Eppure. La parola видать [vidat’], qui in funzione di predicato, esprime qualcosa di più certo della traduzione si direbbe, in quanto corrisponde a è evidente che, è chiaro che; nella versione italiana possiamo perciò vedere un cambiamento di tipo MOD. Il verbo добыть [dobyt’] ha tra i suoi significati quello di procurarsi, procacciarsi qualcosa spesso grazie a sforzi e fatica, e nel caso specifico grazie alla caccia; la traduzione prendere, pur rappresentando una generalizzazione, non può tuttavia essere catalogata come MOD, in quanto in italiano è la forma più naturale utilizzabile all’interno di questo contesto. Infine, mentre nella versione russa la battuta ha valenza interrogativa, in italiano diventa un’affermazione: questo potremmo considerarlo un cambiamento di tipo C per quanto riguarda le pause e il ritmo della declamazione e di tipo ENF per quanto riguarda l’espressività sintattica della frase. Inoltre si nota un generale innalzamento di registro (R), in particolare per quanto riguarda la parola видать [vidat’].

 

Дерсу Узала: Сегодня изюбря стреляй. Рана мало. Олень убегай. Моя догоняй. Люди следы там. Моя тихонько ходи. Думай, какой люди далеко сопка ходи? Хорошо посмотри – капитан есть, солдаты есть, тогда моя прямо приходи. Dersu Uzala: Oggi sparato al cervo. Ferita piccola. Cervo scappa via. Mio dietro. E orma omo visto. Io cammina pianino. Pensa, quale omo va lontano sui monti? Guardato bene: capitano c’è, soldati c’è, allora mio viene qui da voi, eheh.

 

Il termine изюбрь [izûbr’] indica un particolare tipo di cervo che abita in Asia orientale, il cui nome scientifico è Cervus elaphus xanthopygus, in italiano definito wapiti della Manciuria; pur rendendosi conto che una generalizzazione in questo contesto probabilmente è stata dettata della lunghezza del nome e dalla sua specificità, dobbiamo osservare un cambiamento di tipo MOD, visto che in russo il termine cervo trova il suo traducente in олень [olen’]. Una traduzione più filologica rispetto all’originale poteva prevedere l’utilizzo del sostantivo wapiti, o la traslitterazione fonetica del termine russo, isubra, come d’altronde se ne riscontra l’uso in inglese e in spagnolo. Visto il riferimento alla fauna asiatica, il cambiamento può essere classificato anche come I. La traduzione di мало [malo] con piccola rappresenta un cambiamento sia di tipo U che di tipo I/S: in russo il termine significa poco, in piccole quantità, e abbinato al termine рана, [rana], ferita, suona strano e goffo; in italiano, invece, l’aggettivo piccola è appropriato e naturale se si tratta di una ferita. La naturalizzazione del parlato di Dersu rappresenta perciò un mancato rimando culturale e stilistico. Il verbo догонять [dogonât’], essendo imperfettivo, esprime l’azione di rincorrere qualcuno o qualcosa al fine di raggiungerlo, mentre la sua forma perfettiva, догнать [dognat’], si può tradurre propriamente con raggiungere; la traduzione dietro risulta perciò accettabile, anche perché altre varianti in italiano sarebbero eccessivamente prolisse. La traduzione parola per parola della breve frase successiva è *Gente orme là. Per il commento del termine люди [lûdi] si rimanda alla terza battuta della scena (cambiamento di tipo MOD/I). La traduzione di там [tam], là, lì, con visto rappresenta un cambiamento di tipo D: il deittico ha la funzione di situare l’azione nello spazio, e nel caso concreto nel percorso fatto da Dersu all’inseguimento del wapiti. La versione italiana rende invece l’enunciato più vago, malgrado l’aggiunta della congiunzione e contribuisca a creare una certa consequenzialità nell’azione. Infine la frase risulta leggermente più complessa rispetto all’originale russo, con l’uso del participio passato che non fa minimamente parte del bagaglio lessicale del protagonista; ciò rientra nuovamente tra i cambiamenti a livello culturale (I). Per la traduzioni degli imperativi стреляй [strelâj], убегай [ubegaj], ходи [hodi], prima con il participio passato, sparato, poi con il presente, scappa, ed infine con l’imperativo, cammina, valgono le considerazioni precedenti riferite ai cambiamenti di tipo INTRA. L’alternarsi dei modi verbali è visibile anche più avanti: думай [dumaj], посмотри [posmotri], e приходи [prihodi], vengono tradotti rispettivamente con l’imperativo, pensa, il participio passato, guardato, e il presente, viene. Per quanto riguarda le osservazioni precedenti sulla traduzione di моя [moâ], mia, qui possiamo vedere molto chiaramente la mancanza di coerenza intratestuale, con io e mio che si seguono a distanza di poche parole. Per il commento della parola сопка [sopka] valgono di nuovo i commenti precedenti (MOD/I).

La traduzione della frase капитан есть, солдаты есть [kapitan est’, soldaty est’] con capitano c’è, soldati c’è rappresenta un cambiamento di tipo U: in russo есть [est’] è la terza persona singolare del verbo essere, ma poiché questo non viene coniugato al presente, есть [est’] assume spesso il significato di esistere, e può essere tradotto invariabilmente con c’è, ci sono. Ne consegue che mentre nella versione originale la frase suona naturale, in italiano la mancata concordanza tra soggetto e verbo rende l’enunciato goffo. Ciò potrebbe rientrare anche nei cambiamenti a livello stilistico (S). L’aggiunta del sintagma da voi di per sé non costituisce un’aggiunta di senso, in quanto esplicita ciò che in russo viene sottointeso, mentre l’omissione dell’avverbio прямо [prâmo], che poteva essere tradotto efficacemente con subito, o dritto, può essere considerato un cambiamento di tipo OM. La risatina di Dersu alla fine della battuta aggiunge una nota ironica che non percepiamo nella versione russa, e può essere considerata un cambiamento di tipo A.

 

Олентьев: (смех) Какой же ты охотник, коли изюбра смазал? Olent’ev: (risa) Che cacciatore sei se hai mancato il cervo?

 

La particella же [že] funge in questo caso da rafforzativo del concetto espresso, ed essendo tipica dell’oralità, abbassa il registro dell’enunciato (R). Una resa possibile in italiano poteva essere: Che razza di cacciatore sei. Anche la congiunzione коли [koli], se, è una forma popolare d’uso ormai antiquato, che abbassa il registro della frase (R). In italiano in questo caso si sarebbe potuto utilizzare il che polivalente per abbassare il registro e replicare la situazione di colloquialità. Nella traduzione del verbo смазать [smazat’] con mancare possiamo riscontrare un cambiamento di tipo MOD, poiché nel contesto questo significa colpire, ferire di striscio. Una traduzione efficace e, allo steso tempo, non troppo lunga rispetto al tempo della battuta, poteva essere non hai centrato.

 

Дерсу Узала: А твоя, всегда попадай? Dersu Uzala: Perché tu, colpisci sempre?

 

La resa italiana risulta troppo naturale rispetto alla frase pronunciata da Dersu, dove compaiono ancora il pronome possessivo al posto del soggetto e l’imperativo al posto del presente. Possiamo perciò rilevare nell’intero enunciato un cambiamento di tipo I ed un innalzamento di registro (R).

 

Олентьев: Мы люди военные, нам мазать не положено. Olent’ev: Ah, noi siamo militari, come facciamo a sbagliarci?

 

Nell’intero enunciato possiamo notare un cambiamento di tipo C/ENF, in quanto l’affermazione viene trasformata in una domanda retorica (vedi l’aggiunta dell’interiezione ah) e si vengono a modificare sia pause e ritmo, che espressività sintattica della declamazione. Inoltre possiamo notare un cambiamento di senso (M) nella traduzione del predicato положено [položeno], che significa non è previsto. Rendere l’espressione con come facciamo a introduce un concetto diverso, sottintendo ironicamente una presunta invincibilità dei soldati. A proposito del verbo мазать [mazat’], che propriamente significherebbe mancare il colpo, la traduzione sbagliarci rappresenta una generalizzazione (MOD). Se si riteneva più consono mantenere il verbo sbagliare si sarebbe potuto specificare cosa, ovvero la mira.

 

Дерсу Узала: Твоя – великий охотник! Все зверь постреляй – нам кушай нечего. Dersu Uzala: Tu grande cacciatore! Se tutte le bestie uccidi, noi mangiamo niente!

 

Nella prima parte della frase dobbiamo considerare che in russo la copula al presente è assente, e che la traduzione testuale sarebbe Tua sei un grande cacciatore! Possiamo perciò rilevare i problemi di uso, rimando culturale e stile (U/I/S) già presi in esame. L’introduzione della congiunzione se aggiunge un valore ipotetico, che se anche Dersu avesse voluto sottintendere, è espresso da una costruzione troppo complessa per la struttura linguistica che gli è propria. C’è da dire inoltre che lui utilizza, erroneamente, il sostantivo зверь [zver’], bestia, al singolare. Possiamo considerare tutta la prima parte della frase un cambiamento di tipo A ed I/S. Il verbo пострелять [postrelât’] è tipico della colloquialità, e sarebbe più efficace tradurlo con ammazzare, che è di registro più basso rispetto ad uccidere (cambiamento di tipo R). Per quanto riguarda il sintagma нам кушай нечего [nam kušaj nečego], possiamo riscontrare nella traduzione noi mangiamo niente un cambiamento di tipo MOD, in quanto la costruzione significa noi non abbiamo niente da mangiare, malgrado nel russo standard il pronome preceda l’infinito. Riscontriamo perciò ancora cambiamenti di tipo I/S.

 

Дерсу Узала: Эй, ты! Хватит языком болтать! Ладно, ладно. Вот, теперь, болтай болтай (смешок). Dersu Uzala: Ehi, basta parlare a vanvera! Va bene, va bene. E ora parla.
Владимир Арсеньев: Меня Арсеньев зовут. А тебя, как? Vladimir Arsen’ev: Io mi chiamo Arseniev, e tu?
Дерсу Узала: Дерсу Узала Dersu Uzala: Dersu Uzala.

 

Questa parte della scena verrà considerata in blocco in quanto nella pellicola italiana il doppiaggio non è presente, sostituito da sottotitoli per motivi non conosciuti (evidenziati in rosso nello script). Dalla qualità dell’immagine si può ipotizzare che la sequenza sia stata introdotta in un secondo momento, e per questa ragione non doppiata dalle voci protagoniste, ma è altresì plausibile che l’effetto sia stato voluto dalla produzione italiana per enfatizzare il momento delle presentazioni tra il capitano Arsen’ev e Dersu Uzala. Senza doppiaggio, i fruitori del film possono percepire chiaramente la cultura altra, molto distante dalla loro, di fronte a cui si trovano, e possono calarsi più a fondo nell’atmosfera del film. Viste le peculiarità del sottotitolaggio, che si configura come una forma di traduzione interlinguistica e per certi versi intersemiotica come conseguenza del trasferimento della lingua orale alla lingua scritta, non sarebbe utile ai fini del nostro lavoro operare un’analisi troppa puntigliosa, data la diversa natura dei due testi. Si può dire a proposito del verbo болтать [boltat’] che la traduzione parlare a vanvera si distanzia dal suo significato proprio, che è parlare troppo, senza sosta, ciarlare. In questo modo viene introdotto il concetto di parlare senza riflettere e senza stare attenti a quanto si dice, che invece in russo non è presente. Possiamo considerare questo un cambiamento di tipo MOD. Inoltre riteniamo opportuno sottolineare come la mancata ripetizione dell’imperativo parla nella prima battuta pronunciata da Dersu (in russo болтай болтай [boltaj boltaj]) costituisca un cambiamento di tipo R, poiché evitando la ripetizione enfatica tipica del parlato, non riproduce il registro del prototesto. Infine notiamo come la traslitterazione del nome Арсеньев non segua le norme internazionali (in riferimento all’anno di uscita del film in italiano, la norma ISO/R 9:1995), ma si basi su una traslitterazione fonetica ormai superata.

 

Владимир Арсеньев: Мм. А лет сколько? Vladimir Arsen’ev: Quanti anni hai?

 

In questa battuta l’interiezione Мм serve per esprimere comprensione e per facilitare il passaggio alla domanda successiva. In italiano si sarebbe potuto mantenerla esattamente identica, ma il fatto che si sia deciso di eliminarla non compromette il senso dell’enunciazione. Possiamo però notare un cambiamento di tipo ENF, poiché mentre in russo la focalizzazione è sulla parola сколько [skol’ko], quanti, in italiano viene utilizzata la struttura standard senza porre particolare enfasi su nessuna delle parole. Una resa efficace in questo caso poteva essere E anni, quanti?

 

Дерсу Узала: Хорошо не знаю. Моя уже много-много живи. Dersu Uzala: Mio non so bene. Mio già molto molto vissuto.

 

L’aggiunta del pronome mio nella traduzione della prima parte della frase costituisce un cambiamento di tipo I, poiché in questo caso non solo Dersu non esprime il soggetto, ma non commette errori né sintattici né grammaticali. Per l’imperativo живи [živi] tradotto con il participio passato valgono i commenti precedenti.

 

Владимир Арсеньев: Семья есть? Vladimir Arsen’ev: Hai famiglia?

 

Anche qui notiamo come la struttura sintattica utilizzata dal capitano venga standardizzata in italiano con un’espressione neutra (ENF), in cui non si pone l’accento su una particolare parola, a differenza del russo dove la focalizzazione è sulla parola есть [est’]. La forma neutra e completa sarebbe stata У тебя есть семья? [U tebâ est’ sem’â?]. Per rendere in modo efficace questa battuta si sarebbe potuto dire Famiglia ce l’hai?

 

Дерсу Узала: Все давно помирай. Раньше у меня жена была, сын и девчонка. Оспа все люди кончай. Теперь моя один остался. Dersu Uzala: Tutti tanto tempo morti. Prima moglie avevo, figlio e bambina. La peste tutti gli uomini ha ucciso. Adesso mio solo è rimasto.

 

Nella prima parte della battuta possiamo notare cambiamenti di tipo U/I/S: qui l’avverbio давно [davno], che significa propriamente da molto tempo, da un pezzo, in italiano è stato tradotto tralasciando la preposizione da, il che rende l’espressione goffa e grammaticalmente scorretta. Inoltre notiamo ancora la traduzione dell’imperativo помирай [pomiraj] con il participio passato morti; a proposito di questo verbo bisogna sottolineare che si tratta di una forma popolare di registro più basso rispetto al verbo standard умирать/умереть [umirat’/umeret’], il che potrebbe farci considerare la scelta del verbo morire un cambiamento di tipo R. Nella frase successiva il fatto che i sostantivi non siano preceduti da articoli indeterminativi crea ancora problemi di tipo U/I/S, in quanto, mentre in russo ciò è naturale all’interno di questa struttura, in italiano come risultato si ha una frase innaturale e goffa, che distorce il modo di parlare di Dersu. Per quanto riguarda la terza breve frase, possiamo dare un’interpretazione bivalente del cambiamento avvenuto, a seconda dell’accezione che attribuiamo al termine peste. Qui il sostantivo оспа [ocpa], che testualmente significa vaiolo, è stato tradotto con peste: se consideriamo le due malattie contagiose nella loro specificità, ovvero la prima in quanto trasmessa all’uomo dal gruppo dei Poxvirus, e la seconda dovuta al batterio Yersinia pestis, allora ci troviamo di fronte a un mutamento di senso (M). Se invece prendiamo in considerazione il significato più esteso del termine peste, ovvero quello di grave malattia contagiosa, possiamo vedere nell’enunciato una generalizzazione e catalogarlo come MOD. Qui notiamo anche un cambiamento di tipo INTRA, in quanto il termine люди [lûdi] è stato tradotto con uomini a dispetto delle battute precedenti in cui si era optato per omo. Pure in questo caso la traduzione del verbo кончать [končat’], ovvero ha ucciso, risulta di registro troppo elevato (R) rispetto al colloquiale verbo russo, che sarebbe più appropriato tradurre con far fuori, mandare all’altro mondo o al limite ammazzare.

 

Владимир Арсеньев: Послушай Дерсу. Мы обследуем здешние места. Хребты, перевалы, реки. Не пойдёшь ли к нам в проводники? Vladimir Arsen’ev: Ascolta Dersu. Noi dobbiamo esplorare questi posti. Monti, valli, fiumi. Non vuoi farci da guida?

 

Qui possiamo notare un cambiamento di tipo A, in quanto il verbo dobbiamo, e il concetto di “dovere”, non è presente nella versione russa, in cui il modo perfettivo del verbo обследовать [obsledovat’] esprime semplicemente il futuro dell’azione. Il termine хребет [hrebet] indica più esattamente un catena montuosa, un crinale, e di conseguenza la traduzione monti può essere catalogata come un cambiamento di tipo MOD. La traduzione valli a proposito del termine перевалы [pereval] rappresenta invece un mutamento di senso (M), poiché esso si riferisce ai valichi, ai varchi che mettono in comunicazione un monte con l’altro, mentre la valle è per definizione un’ampia depressione tra due pendici montuose, spesso attraversata longitudinalmente da un corso d’acqua.  

 

Дерсу Узала: Моя, думай надо. Dersu Uzala: Io, deve pensare.

 

Il predicato надо [nado] significa più propriamente occorre, aver bisogno, serve, ed è una forma invariabile che precede il verbo all’infinito; Dersu invece antepone al predicato il solito imperativo, in questo caso del verbo думать [dumat’], pensare. Per quanto riguarda la traduzione italiana, deve, possiamo perciò riscontrare un cambiamento di tipo MOD, mentre per l’ordine delle parole uno di tipo ENF, in quanto viene posta più enfasi espressiva sull’azione del pensare, piuttosto che sulla necessità di farlo.

 

Олентьев: Ен! Olentev: Eh!
Владимир Арсеньев: Ладно, ладно. Ну что ж, подумай. А теперь спать давайте. Vladimir Arsen’ev: Zitto tu. Va bene, pensaci. E adesso mettiamoci a dormire.

 

La traduzione zitto tu per l’espressione ладно, ладно [ladno, ladno] rappresenta un mutamento di senso abbastanza considerevole (M), poiché comunemente significa va bene, d’accordo (traduzione d’altro canto utilizzata nel sottotitolaggio della parte non doppiata, il che ci fa pensare anche a un cambiamento di tipo INTRA); inoltre anche il tono (C) con cui viene pronunciata la declamazione subisce una trasformazione, in quanto esso è più brusco e aspro rispetto al russo. Infine essendo l’espressione molto colloquiale potremmo vedere nell’uso dell’aggettivo zitto anche un innalzamento di registro (R). Nella traduzione dell’ultimo pezzo della frase, invece, viene a mancare un po’ della forza espressiva che percepiamo nella costruzione russa, e che forse sarebbe stato più efficace rendere con e adesso dormiamo, dai; potremmo definire anche questo un cambiamento di tipo ENF.

 

 

3.  Riflessioni e conclusioni

 

Malgrado la breve durata della scena analizzata, a ragione della ciclicità e ripetitività della maggior parte dei cambiamenti traduttivi riscontrati durante il lavoro di analisi, per estensione logica possiamo affermare che la strategia traduttiva adottata nel corso di tutto l’adattamento in italiano è stata quella della bassa traduzionalità (accettabile). Secondo la definizione dello scienziato della traduzione Toury, colui che sulla scia del concetto di «traduzionalità» di Popovič, ha introdotto i concetti di «adeguatezza» e «accettabilità», in questo caso il metatesto conserva pochissime caratteristiche del prototesto per via dei vari processi di naturalizzazione, modernizzazione e assimilazione culturale. Il metatesto risulta così più “facile” dal punto di vista della comprensione e meno “scioccante” per quanto concerne lo straniamento nei confronti di una cultura altra, ma se è vero che dal confronto matura la coscienza sia delle identità sia delle differenze, comporta altresì un minore arricchimento culturale. Di contro, una strategia traduttiva altamente traduzionale (adeguata), in cui il prototesto viene preservato come espressione di una cultura diversa, e semmai il fruitore del testo viene aiutato dal traduttore a percorrere la differenza cronotopica tra sé e l’originale, dà origine a un metatesto più impegnativo, ma che arricchisce di più (Osimo 2010).

A sostegno di questa tesi possiamo portare tutti i cambiamenti traduttivi riscontrati nella macroarea dei rapporti tra culture, e in modo specifico della sezione “rimandi intertestuali e realia” (I), che ammontano a ventidue e sono in assoluto il cambiamento più diffuso nella parte analizzata, malgrado in alcuni casi, come per i sostantivi “cervo”, “monte”, o “capanna” sarebbero state praticabili soluzioni più filologiche. In particolare abbiamo riscontrato molte problematiche nella resa e nell’adattamento del parlato di Dersu, che ipotizzando abbia imparato a comprendere la lingua e a parlare in russo solo grazie al contatto con ufficiali o esploratori russi in transito in quella zona dell’Asia, è possibile abbia assimilato gli imperativi degli ordini come tali, e continuato ad utilizzare questo modo verbale anche in strutture sintattiche differenti. Tenendo in considerazione la difficoltà di trovare in italiano dei modi per rendere gli errori e le espressioni colloquiali dell’originale che non portino lo spettatore italofono ad associare un gold agli indiani dei film western, o inglobino in sé ricadute dialettali, si deve però rivelare una banalizzazione della culturospecificità del protagonista, dovuta anche a semplificazioni o generalizzazioni. I cambiamenti di “uso” (U) e di “stile complessivo” (S) sono i più numerosi subito dopo quelli di “modulazione” (MOD). Si nota anche un impoverimento generale per quanto riguarda le forme espressive in termini di incisività e intenzione comunicativa: i molti cambiamenti di “enfasi” (ENF), introducendo espressioni più piatte e “corrette”, hanno standardizzato la polifonia del prototesto. Una scelta che invece si distanzia da questa strategia è quella di non doppiare il saluto di Dersu nel momento della conoscenza con il capitano Arsen’ev: quello Здравствуй капитан! [Zdravstvuj kapitan], non tentando di far passare il testo tradotto per un originale, ha il vantaggio di allertare lo spettatore riguardo alla presenza di una cultura altra. Per quanto riguarda l’innalzamento di “registro” (R), riscontrato in modo particolare nelle battute dei soldati, e saltuariamente anche nelle espressioni di Dersu e del capitano Arsen’ev, questo è sì legato, in parte, alla mancanza di traducenti adeguati, ma deriva anche da quell’abitudine tipicamente italiana di utilizzare nel doppiaggio una lingua patinata, scevra di inflessioni e caratterizzazioni dialettali e sociali, che proprio negli anni Settanta inizierà ad uscire dall’astrazione grazie al pensiero e lavoro di dialoghisti quali Ferdinando Contestabile[1], e che affonda le sue radici nell’omogeneizzazione linguistica imposta dal regime fascista negli anni Trenta (Paolinelli 2005:19).

Per quanto concerne gli aspetti legati al senso stesso della frase, le “omissioni” (OM) e le “aggiunte” (A) sono state relativamente poche (in entrambi i casi se ne sono contate cinque), mentre di mistranslation (M), decisamente molto più incisive per la completezza delle informazioni trasmesse, se ne sono riscontrate ben sei. È importante sottolineare come anche a livello di coerenza intratestuale (INTRA) si siano rivelate alcune discrepanze, implicanti una perdita per la strategia costruttiva del testo. Gli unici cambiamenti individuati con sporadicità sono stati quelli riguardanti i deittici e il punto di vista (D), di cui abbiamo avuto solo un esempio, e la cadenza e la metrica (C). Rifacendosi alla Tabella 1 menzionata nella Prefazione, possiamo aggiungere che oltre a non aver riscontrato nessun cambiamento relativo a calchi semantici e sintattici (CS), cacofonia (CAC), presentazione/forma grafica (P), e dominante del testo (DT), per ragioni ovvie – trascrizione effettuata dalla candidata – anche la macroarea della competenza del traduttore non ha trovato applicabilità.

A seguito all’individuazione della strategia traduttiva adottata nel doppiaggio potremmo ragionare sul fruitore modello che tale scelta implica: non solo si potrebbe assumere che questo tipo di fruitore abbia un potenziale cognitivo e una capacità di giudizio estetico minore rispetto a quello di un film sottotitolato (in cui l’elemento espressivo fondamentale della recitazione originale resta intatto), ma è un fruitore caratterizzato da un probabile atteggiamento passivo di fronte alla complessità del reale, disinteressato a tutto quanto sfugga a una comprensione immediata. Ciò, ovviamente, può essere considerato non molto lusinghiero da parte di chi, invece, proprio dagli stimoli linguistici e culturali e dal contatto e confronto con l’Altro crede che si arricchisca la propria identità. L’adattatore-dialoghista, in questo contesto, non sarà stato di sicuro l’unico responsabile della strategia, in quanto è il mercato cinematografico dominante a dettare, spesso, le norme della traducibilità. A questo proposito vale la pena menzionare la protesta che il regista giapponese elevò nei confronti della distribuzione italiana, rea di aver manomesso l’edizione originale del film per fini esclusivamente commerciali (Nazareno 2001). È evidente, poi, che il sistema del doppiaggio, nonostante e forse proprio a ragione della complessità di scomporre e riaccostare parole e immagini con lo scopo e ambizione di restituire una forma equivalente sul piano dell’espressione e soddisfacente su quello della comunicazione, intrinseci nel processo di traduzione filmica, si pone di per sé come il tipo di mediazione audiovisiva più accettabile. Se il sottotitolaggio presenta il vantaggio di non sostituirsi al prototesto, il doppiaggio va invece ad occultare la natura di testo tradotto.

4.  Riferimenti bibliografici

 

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[1] Intervistato da Cesare Biarese dichiarava: «L’abilità del dialoghista non consiste nel far parlare la gente nella maniera più pulita e perfetta, ma nel far parlare la gente così come parlerebbe una persona di quel rango in quella circostanza. Senza ricorrere al dialetto, beninteso. La capacità di sfrondare senza tradire l’originale, e di far parlare i preti come parlano i preti, e i droghieri come parlano i droghieri.»

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