Il senso come invariante della traduzione

 

Il senso come invariante della traduzione

DMITRII SARTOR

Fondazione Milano

Milano Lingue

Scuola Superiore per Mediatori Linguistici

via Alex Visconti, 18   20151 MILANO

Relatore: professor Bruno Osimo

Diploma in Mediazione Linguistica

Dicembre 2010

 

 

 

© I. I. Revzin, V. J. Rozencvejg: «Osnovy obŝego i mašinnogo perevoda» 1964

© Dmitrii Sartor per l’edizione italiana 2010

 

Il senso come invariante della traduzione

 

 

 

Abstract in italiano

 

La traduzione e l’analisi contenutistica affrontano alcuni motivi di Revzin e Rozencvejg in un’epoca in cui andava definendosi il carattere scientifico della traduzione. La teorizzazione e la riflessione sui concetti necessari per il processo traduttivo, il linguaggio d’intermediazione e l’informazione invariante, è ancora discussa, il che conferma l’attualità di un’opera che ha quasi cinquant’anni. Nel processo traduttivo si identifica l’informazione invariante che il traduttore mantiene nel trasferimento da una lingua all’altra, informazione che gli autori riconoscono nel senso. L’impossibilità di stabilire determinate corrispondenze tra categorie linguistiche porta all’interpretazione, con cui il senso fa riferimento alla realtà.

 

English abstract

 

The translation and content analysis tackle some of the themes of Revzin and Rozencvejg at a time in which the scientific nature of translation was being defined. The theorization and considerations about the concepts needed for the translation process, the intermediary language and the invariant information, are still being discussed nowadays, affirming the topicality of this work nearly fifty years after its creation. During the translation process, the invariant information is identified and the translator keeps it in the transfer from one language to the other. According to the authors this invariant information constitutes the meaning itself. The inability to set well-defined correspondences between the language categories leads to the interpretation process by which the meaning refers to reality.

 

Абстракт на русском языке

 

Перевод и анализ содержания касаются некоторых обоснований Ревзина и Розенцвейга в эпоху определения научного характера перевода. Теоретизация и размышления по поводу понятий, необходимых для процесса перевода, языка-посредника и инвариантной информации, обсуждаются до сих пор, что свидетельствует об актуальности научного труда, которому почти пятьдесят лет. В процессе перевода выявляется инвариантная информация, которую переводчик сохраняет при передаче с одного языка на другой и которую авторы видят в смысле. Hевозможность установить определенные соответствия между языковыми категориями ведет к интерпретации, посредством которой смысл обращается к действительности.

 

 

 

Sommario

 

 

 

1. Prefazione…………………………………………………………………………………….3

 

 

2. Analisi dei contenuti………………………………………………………………………6

 

 

3. Traduzione………………………………………………………………………………….15

 

 

 

 

1. Prefazione

La presente tesi ha come oggetto la traduzione e l’analisi contenutistica dei paragrafi 14-15-16 del secondo capitolo dell’opera Oсновы общего и машинного перевода [Fondamenti di traduzione generale e automatica], pubblicato nel 1964 da Isaak Iosifovič Revzin e Viktor Jul’evič Rozencvejg, entrambi docenti presso il Laboratorio di Traduzione Meccanica dell’Istituto di Lingue Straniere di Mosca. Dal frontespizio si evince che il libro si presenta come un manuale scolastico diretto agli studenti dell’Università e raccoglie le nozioni di traduzione discusse dagli autori durante un ciclo di lezioni tenuto negli anni 1959-61.  L’approccio scientifico alla traduzione, tipico della scuola semiotica di Tartu-Mosca, a cui sia Revzin che Rozencvejg sono riconducibili, è stato sin dall’inizio messo in dubbio dagli occidentali, soprattutto per quanto riguarda i testi letterari; questo può ritenersi il motivo per cui il testo analizzato non trova, ad oggi, delle traduzioni esistenti in lingue occidentali.

 

Gli anni Sessanta hanno segnato un periodo di svolta nel campo della traduzione. Nella prima parte del Novecento, infatti, nella maggior parte dei casi la traduzione veniva affrontata da un punto di vista prettamente linguistico, vista semplicemente come un processo di sostituzione di un testo in una lingua con un testo in un’altra lingua. Con l’evoluzione del pensiero sovietico e lo studio di nuovi aspetti quali la traducibilità e la traduzione adeguata, lo studio della traduzione iniziò ad assumere un carattere sempre più scientifico, che portò, in parte, a una svolta significativa nell’ambito della traduzione automatica.

 

L’idea della traduzione automatica risale a qualche secolo prima; già nel 1629 Cartesio aveva proposto la creazione di un linguaggio universale che comprendesse idee equivalenti in lingue diverse ma corrispondenti allo stesso segno. Negli anni Cinquanta il Georgetown experiment (1954) presentò la traduzione interamente automatizzata di oltre sessanta frasi russe verso l’inglese. L’esperimento ebbe un enorme successo, i finanziamenti per le ricerche inerenti la traduzione automatica incrementarono notevolmente, tanto da far credere agli autori dell’esperimento che presto avrebbero raggiunto il loro obiettivo. Tuttavia, il processo fu molto più lento e solo qualche anno dopo, un comitato guidato da John Pierce  (rapporto ALPAC), accertò l’infondatezza delle ricerche effettuate fino a quel momento poiché basate su principi errati. La traduzione automatica andava ridiscussa in maniera diversa.

 

 

2. Analisi dei contenuti

È in questo contesto che si colloca l’opera di Revzin e Rozencvejg. Il principio da cui partire, secondo loro, è il linguaggio d’intermediazione, inteso come lingua “ponte” tramite la quale la cultura emittente e la cultura ricevente creano una rete di corrispondenze tra unità di senso elementari. Per comprendere a fondo questa nozione è necessario introdurre il concetto di «informazione invariante» da loro creata, che verrà ripresa anche dal noto ricercatore bulgaro Lûdskanov.

Considerando la traduzione come trasformazione di un messaggio, i due studiosi russi arrivano a definire la nozione di «invariante».

 

«Ad ogni trasformazione sorge sempre la questione riguardante ciò che rimane invariato nel processo di trasformazione, comunemente noto come «invariante» della traduzione» (1964:64, traduzione mia).

 

Come si evince dal titolo della mia tesi, gli autori individuano nel concetto di «senso» l’informazione invariante della traduzione, concetto che, tuttavia, non si presta a una precisa definizione. Il senso, infatti, è ciò che intuitivamente si cerca di lasciare invariato mentre si traduce. La difficoltà nel riconoscere ciò che davvero rimane invariato nel processo di trasformazione però, risiede nel fatto che non sempre il senso corrisponde al frammento di realtà segnalato da un certo messaggio, chiamato referente. Ciò accade quando il traduttore interpreta il proposito dell’autore invece di lasciarne invariato il senso dell’originale.

Tornando al concetto di senso, Church afferma:

 

«Il senso della proposizione si può definire come ciò che viene assimilato quando la proposizione è stata compresa, o come ciò che hanno in comune  due proposizioni in due lingue differenti, se si si traducono correttamente l’un l’altra (Church: 31-32)» (1964:67-68, traduzione mia).

 

È proprio durante il processo traduttivo che si riconosce il senso di una proposizione. Tuttavia, la vera novità della teoria proposta da Revzin e Rozencvejg sta nella nuova concezione del «linguaggio d’intermediazione». L’invariante del senso, infatti, non è considerata una categoria assoluta, si definisce e si precisa solo in correlazione al linguaggio d’intermediazione dato.

Anche il semiotico bulgaro Aleksandr Lûdskanov si è espresso in sintonia con il pensiero della scuola di Tartu-Mosca:

 

L’identificazione del significato degli elementi linguistici presuppone un sistema di riferimento comune. Questo sistema di riferimento, che può essere un linguaggio artificiale o naturale o verbale che rispecchia l’esperienza comune della realtà, verrà convenzionalmente chiamato «linguaggio d’intermediazione» (Lûdskanov 2008:XII).

 

In base a quanto detto, è utile precisare che il senso di un’espressione, inteso come «l’insieme delle unità minime di senso del linguaggio d’intermediazione, messe in corrispondenza con le espressioni stesse» corrisponde pienamente all’intuizione, mentre quello che intendiamo parlando di «invariante», è la comunanza dei contenuti semantici espressa dagli elementi di almeno due lingue diverse messi in corrispondenza.

 

In uno dei paragrafi da me tradotti, gli autori si soffermano sulla questione della traducibilità, intesa come «la possibilità di fissare determinate corrispondenze tra categorie lessicali e grammaticali di due lingue, prevista dallo schema traduttivo». Generalmente infatti, proprio questa possibilità viene messa in dubbio dalla differente classificazione della realtà nelle diverse lingue.

Quest’idea è ben riassunta in una celebre affermazione di Wilhelm von Humboldt, storico linguista tedesco, secondo il quale:

 

«Ogni lingua traccia un cerchio intorno alla nazione alla quale appartiene, cerchio dal quale è possibile uscire solo entrando in un’altra sfera. Lo studio di una lingua straniera si potrebbe per questo paragonare all’acquisizione di un nuovo punto di vista nella precedente concezione del mondo; … proprio perché nella lingua straniera trasferiamo in misura diversa la nostra concezione del mondo e la nostra concezione linguistica, non percepiamo con piena chiarezza i risultati di questo processo» (Humboldt: 81 traduzione mia).

 

In tempi recenti, le idee di Humboldt riguardo la questione dell’influenza della lingua sul pensiero e sulla formazione dei concetti per mezzo della lingua data, sono state riprese dagli studiosi americani Edward Sapir e Benjamin Lee Whorf. Secondo la cosiddetta ipotesi Sapir-Whorf, esistono delle relazioni sistematiche tra le categorie grammaticali della lingua parlata da una persona e il modo in cui quella persona capisce il mondo e si comporta al suo interno. Spesso, questo “principio di relatività linguistica” viene stereotipato come visione “prigione” della lingua, in cui il proprio pensiero e comportamento vengono completamente e interamente formati dalla propria lingua. Lo stesso Whorf, però, cercò semplicemente di sostenere che il pensiero e l’azione erano linguisticamente e socialmente mediate.

Sulla base di quanto detto, Whorf enuncia il suo pensiero così:

 

«La formazione del pensiero non è un processo libero, completamente razionale nel vecchio senso del termine, bensì un elemento della grammatica di una lingua che si distingue nelle varie nazioni, alcune volte in modo irrilevante, altre invece in maniera molto significativa, così come la struttura grammaticale delle lingue corrispondenti» (Whorf:174 traduzione mia).

 

Noi vediamo il mondo così come lo rappresenta la nostra lingua. Ora, poiché le lingue sono diverse, vediamo mondi diversi. Ecco perchè secondo lo stesso Whorf gli studiosi che non parlano le lingue europee con le quali sono stati formulati i principi base della scienza, possono interessarvisi e potenziare il suo progresso solo dopo avere assorbito il modo di pensare e la cultura dei popoli corrispondenti, e non sulla base della rappresentazioni derivanti dalla propria lingua. Partendo da questo presupposto Whorf rivolge l’attenzione a quelle che sono le caratteristiche singolari di ogni lingua, quei fenomeni che non hanno risentito dell’influenza di altre lingue o culture. È facile pensare come queste categorie linguistiche non possano trovare delle corrispondenze dirette nelle altre lingue. Si parla perciò di «intraducibilità», definita come l’impossibilità di fissare determinate corrispondenze tra alcune categorie linguistiche. Ciò non significa, però, che l’invarianza del senso non possa essere mantenuta. Lo stesso Whorf, ritiene che non sia necessario smentire l’intraducibilità in quanto non esiste traduttore, che nella pratica del suo lavoro non si sia mai imbattuto in un fenomeno che non prevedeva un traducente. Occorre precisare, tuttavia, quali categorie si intendano quando si parla di intraducibilità.

Gli autori propongono una classificazione delle categorie linguistiche dal punto di vista semantico, divisibili convenzionalmente in semanticamente piene e semanticamente vuote.

 

Si possono chiamare semanticamente piene le categorie che portano un’informazione extralinguistica, che può essere allo stesso tempo rielaborata tramite l’aiuto di un linguaggio d’intermediazione. Chiameremo semanticamente vuote tutte le categorie che non detengono questa caratteristica. In particolare, le categorie semanticamente vuote sono quelle che portano solo un’informazione linguistica, e cioè vengono utilizzate solamente per le necessità interne di una lingua  (1964:71 traduzione mia).

 

Si può intuire come alla teoria della traduzione interessino esclusivamente le categorie semanticamente piene, in quanto il fatto, per esempio, che un sostantivo di genere maschile venga tradotto in un’altra lingua con un sostantivo di genere femminile, non incide in alcuna misura sul cambiamento di significato del testo corrispondente.

Gli autori segnalano tre gruppi in cui possono, a loro volta, essere suddivise le categorie piene, in base al tipo di rapporto che instaurano con le altre categorie nel momento della descrizione della situazione.

Le categorie che ci riconducono direttamente al concetto di «intraducibilità» sono quelle “il cui uso è compatibile con una certa situazione, anche se non ne è causato”. Questo significa che una stessa situazione può essere descritta mediante categorie differenti, come accade nella grammatica con le categorie di modo e tempo verbale o nel lessico con i cosiddetti sinonimi ideografici. La differenza che intercorre tra i sinonimi stilistici non è legata alla diversa suddivisione della realtà e quindi si dice appartengano alla stessa categoria lessicale.

 

In realtà, se in una lingua la divisione del tempo è diversa da quella di un’altra lingua, nella misura in cui la peculiarità di questa divisione non è condizionata dalla situazione, ragionando teoricamente, non è possibile stabilire una corrispondenza tra queste due categorie

(cit. Whorf in 1964:72-73 traduzione mia).

 

Come dimostrano Revzin e Rozencvejg, il presupposto da cui parte l’ipotesi Sapir-Whorf riguardo all’impossibilità di confrontare le categorie di due lingue diverse, può esser vero solo in caso di mancanza di contatti tra le lingue date, cosa che si può ritenere possibile, anche se non tipica. In questo modo possiamo affermare che quanto detto da Whorf valga sì per l’esempio da lui riportato, in cui analizza la mancanza di corrispondenze tra la lingua Hopi e le lingue occidentali, ma non può valere per le lingue che sono in costante contatto tra loro, in cui le ripetute traduzioni dei testi, portano, di regola, all’unificazione delle categorie semantiche.

In questo modo gli autori limitano il valore dell’ipotesi Sapir-Whorf ma riconoscono la veridicità di alcuni dei concetti da loro introdotti. L’intraducibilità sussiste anche tra due lingue regolarmente in contatto tra loro, ma in maniera diversa. In tal caso, infatti, le categorie ritenute “intraducibili” appartengono all’attività quotidiana di una persona e si trovano alla periferia di un dato sistema linguistico. Quando il traduttore si trova di fronte a una proposizione considerata «intraducibile», e cioè quando la realtà si presenta categorizzata in maniera differente nelle due lingue prese in considerazione, si deve ricorrere al processo d’interpretazione, in cui avviene un trasferimento del contenuto facendo riferimento alla realtà.

 

Nella trasformazione, è possibile stabilire una corrispondenza con il referente anche grazie alla diversa suddivisione della realtà, che  si dimostra non solo con la pratica traduttiva, ma anche con la pratica dei rapporti linguistici (1964:75,  traduzione mia).

 

Il principio generale del processo di interpretazione consiste nel fatto che la corrispondenza nella cultura ricevente si costruisca introducendo alcuni nuovi elementi. Ě grazie alle abilità interpretative di un traduttore che il riferimento alla realtà rimane intatto. Ogni cultura emittente dispone di alcuni casi in cui è impossibile stabilire una corrispondenza nella cultura ricevente, e il compito del traduttore è cercare di interpretare quegli aspetti originali della lingua di partenza per renderli nella lingua d’arrivo senza alterare il rapporto dell’autore con l’oggetto.

 

Le circostanze più difficili sono la ricerca di corrispondenze lessicali attraverso l’interpretazione per mezzo di situazioni culturali diverse che vengono equiparate (1964:79 traduzione mia).

 

In questi casi è necessario ricercare un’equivalenza nella cultura ricevente, procedura che si ripete in presenza della traduzione degli idiomatismi. Il linguista americano Nida ha proposto una classificazione di queste circostanze, descrivendo diversi casi di interpretazione, ognuno dei quali volto a dimostrare l’importanza che l’uomo ha in questo processo. Il dizionario non potrebbe prevedere la corretta interpretazione della stessa parola in situazioni diverse, motivo per cui gli stessi autori arrivano a smentire la possibilità di una completa ed efficace trasformazione automatica senza l’ausilio dell’uomo.

 

 

Riferimenti bibliografici

 

 

Church A. : Vvedenie v matematičeskuû logiku. Traduzione dall’inglese, 1960

 

Humboldt V. : O različii stroeniǎ čelovečeskih ǎzikov i ego vliǎnii na duhovnoe razvitie čelovečeskogo roda, «Hrestomatiǎ po istorii ǎzykoznaniǎ XIX-XX vekov», 1956

 

Kovalev V. :  Dizionario russo-italiano italiano-russo, 2000

 

Lûdskanov A. : Un approccio semiotico alla traduzione. Dalla prospettiva informatica alla scienza traduttiva, a cura di B. Osimo, 2008

 

Revzin I. I. , V. J. Rozencvejg: «Osnovy obŝego i mašinnogo perevoda» 1964

 

Svedova O. : Dizionario monolingua di russo, 2009

 

Whorf B. L. : Otnošeniǎ norm povedeniǎ i myšleniǎ k ǎzyku, «Novoe v lingvistike», 1960

 

Whorf B. L. : Nauka i ǎzykoznanie, «Novoe v lingvistike», 1960

 

 

3. Traduzione

 

 

 

 

 

§ 14 Смысл как инвариант перевода

 

 

Итак, мы определили перевод как определенное преобразование сообщения. При всяком преобразовании всегда встает вопрос о том, что остается неизменным в процессе преобразования или, как принято говорить, об инварианте преобразования.

Интуитивно всегда сознавалось, что инвариантом при переводе должен быть смысл (ср. в этой связи обычное требование “переводить не слова, а смысл” и т. п.). Дело, однако, в том, что понятие “смысл” с большим трудом поддается точному определению.

Первая трудность состоит в том, что смысл не всегда однозначно соответствует обозначаемому данным сообщением отрезку действительности (или, как мы будем говорит, референту. Иногда в том же значении употребляем термин “денотат”). Иначе говоря, необходимо различить сообщение, референт сообщения и смысл сообщения.[1] Например, сообщения: “Вальтер Скотт” и “автор Веверлея” имеют тот же референт, но разный смысл (Черч, стр. 18).

Говоря о разграничении понятий референта, смысла и сообщения (символа), Ферс приводит следующий показательный пример: “Обычно разные газеты печатают статьи об одном и том же событии под различными заголовками. Предположим событие – это приговор лорду Икс. Заголовок в “Таймсе” гласит: “Дело Р.М.С.П.” (R.M.S.P. Case); в “Ньюс Кроникл”: “Приговор лорду Икс вынесен”; в “Дейли Геральд”: Лорд Икс заключен в тюпьму сроком на один год”; б “Дейли Миррор”: Лорд Икс приговорен к 12 месяцам мюрьмы; в “Дейли Мейл”: Приговор лорду Икс поразил Лондон. И, наконец, заговолок в “Дейли Уоркер”, в тоне которого явно сквозит “и поделом ему”: Лорд Икс получил 12 месяцев… Референт здесь один – приговор лорду Икс. Он обозначен множеством символов в различных заголовках, причем разные отношения – это отношения между двумя сторонами: заголовком и событием” (Ферс, стр. 76)[2].

Заметим, что при интерпретации соответствие устанавливается через референт (отрезок дейcтвительности). Тождество смысла, вообще говоря, не требуется.

В самом деле, на практике известны случаи, когда при интерпретации референт остается тем же самым, в то время как смысл меняется. Явления подобново рода возникают в простейших переводческих ситуациях, например, при употреблении так называемых перифраз. Так, смысл не сохраняется при переводе нем. Мessestadt через ‘Лейпциг’, фр. ville-lumière через ‘Париж’ и т.п.

 

 

При передаче технических терминов интерпретацией пользуются довольно часто. Допустим, что в технической характеристике автомобиля нужно перевести термин Bodenfreiheit. Терминологический эквивалент встречается в приминении к танкам, где он выражается заимствованным с английского языка словом ‘клиренс’. Означает этот термин расстояние от днища до грунта. В приминении же к автомобилям чаще встречается термин ‘дорожный просвет’. В данном случае можно использовать прием описательного перевода и перевести: ‘Расстояание от низших точек автомобиля до дороги’. Это описательное выражение и используется в описаниях автомобиля на русском языке.

 

Приведем еще несколько примеров описательного перевода терминов:

 

-Unterflurmotor : двигатель, расположенный под полом кузова;

-Solokraftrad: мотоцикл без коляски;

-Strichplatte: пластика с мерными делениями;

-Abwälzverfahren: нарезание зубчатых колес методом обкатки

 

При подобном подходе к оригиналу, т.е. соотнесении текста с референтом, имеет место не перевод в строгом значении этого термина, а интерпретация, причем трудно ограничить меру такого рода толкования. В самом деле, не очевидна правомерность перевода, вернее – интерпретация слова bonhomme через ‘некий старичок’ в контексте новеллы Доде “Un teneur de livres”: ‘Brr…quel brouillard!…dit le bonhomme en mettant le pied dans la rue’. – ‘Бррр…какой туман! – говорит некий старичок, выходя на улицу’  (Федеров, стр. 134).

Особенно чревата опасностями искажения оригинала интерпретация текстов документальных, классических и т.п. Показательна и в этом отношении переводческая практика В.И. Ленина. В книге “Материализм и эмпириокритицизм” В.И.Ленин переводит второй тезис Маркса о Фейербахе: In der Praxis muss der Mensch die Wahrheit, d.h. die Wirklichkeit und Macht, die Diesseitigkeit seines Denkens beweisen таким образом: ‘В практике должен доказать человек истинность, т.е. действительность, мощь, посюсторонность своего мышления. При этом Ленин говорит: ‘У Плеханова вместо “доказать посюсторонность мышления” (буквалный перевод) стоит: доказать, что мышление “не останавливается по сю сторону явлений”… Плеханов дал пересказ, а не перевод… вольный пересказ Плеханова не обязателен для тех, кто хочет знать самого Маркса…”[3]

 

Второй пример. В работе «Что такое друзья народа…» В.И.Ленин переводит одно место из журнала «Sozialpolitisches Centralblatt» где о народничестве говорилось, что оно «…wird herabsinken …zu einer ziemlich blassen kompromißfähigen und kompromißsüchtigen Reformrichtung» следующим образом: «oно либо выродится в довольно бледное направление реформ, способное на компромиссы и ищущее компромиссов….». B подстрочном замeчании к этому переводу В.И.Ленин говорил: «Ziemlich blasse kompromißfähige und kompromißsüchtige Reformrichtung – по-русску это можно, кажется, и так передать: культурический оппортунизм».[4] Как мы видим, В.И.Ленин явно различал собственно перевод, при котором смысл оригинала остается неизменным, и толкование авторского намерения переводчиком[5].

 

Проблема перевода и интерпретации особо остро встает при переводе древних текстов, когда вероятность искажения смысла оригинала при интерпретации возрастает, ввиду трудности определения референта  (Шеворошкин, ср., однако, Маркиш, стр. 155).

Что же касается процесса перевода, то здесь положение иное. Референт вообще не участвует в схеме, и задача состоит в том, чтобы установить такое соответствие, которое обеспечивает инвариантность смысла. Это особенно важно по следующему соображению. Интуитивное понятие смысла лучше всего определять именно через перевод. Интересно, что так и поступают в тех научных исследованиях, которые стремятся к максимальной точности. Ср. следующее определение: «Смысл предложения можно описать как то, что бывает усвоено, когда понято предложение, или как то, что имеют общего два предложения в различных языках, если они правильно переводят друг друга  »    (Черч, стр. 31-32)

Kак же отразить инвариантность смысла в теории перевода? Мы уже говорили (cp.10), что каждому выражению ставится в соответсвие некаторая совокупность единиц языка-посредника. Отсюда основное требование к языку-посреднику: его единицы должны соответствовать смысловым единицам, выделяемым в обоих языках (как в ИЯ, так и в ПЯ). Таким образом, язык-посредник и инвариантность смысла должны определяться одновременно и взаимно уточнять друг друга по мере привлечения нового языкового материала. В соответствии со сказанным мы будем понимать под смыслом некоторого выражения совокупность элементарных смысловых единиц языка-посредника, поставленных в соответствие с данным выражением. Заметим, что такое понимание смысла вполне соответствует интуиции, причем инвариантность смысла в нашем понимании соответствует тому, что имеется в виду, когда говорят, что «теория перевода стремится к установлению закономерных соответствий между единицами двух (по крайней мере) разных языков на основе общности выражаемого ими семантического содержания» (Барху – даров, стр. 11). Пожалуй, наиболее существенное отличие изложенного здесь от традиционной теории в том, что инвариантность смысла трактуется нами не как абсолютная категория, а как инвариантность по отношению к построенному языку-посреднику.

 

 

§ 15. Проблема переводимости

 

В §13 обсуждался вопрос о том, возможно ли автоматизация перевода. Интересно, однако, что вопрос о переводимости, т.е. о возможности установить такое соответствие между лексическими и грамматическими категорями двух языков, которое предпологается схемой перевода, вообще неоднократно ставился под сомнение. Это связано с тем, что действительность по-разному членится разными языками (см. 11). Именно исходя из этого факта, многие лингвисты ставили под сомнение возможность перевода текстов с одного ясыка на другой. Наиболее ярко идея несводимости друг к другу двух картии мира, описываемых разными языками, была высказана в лингвистике В.Гумбольдтом. Характерно следующее его высказывание: «Каждый язык описывает вокруг народа, которому он принадлежит, круг, из пределов которого можно выйти только в том случае, если вступаешь в другой круг. Изучение иностранного языка можно было бы поэтому уподобыт приобретению новой точки зрения в прежнем миропонимании; … только потому, что в чужой язык мы в большей или меньшей степени переносим свое собственное миропонимание и свое собственное языковое воззрение, мы не ощущаем с полной ясностью результатов этого процесса» (Гумбольдт, стр. 81). В новейшее время идеи Гумбольдта были в другой форме высказаны в Европе Кассирером и Вейссгербером, а в Соединенных Штатах Америки Сепиром. Подробно вопрос о влиянии языка на мышление и формирование средствами данного языка понятий, выражение которых на другом языке невозможно, рассматривается в работах Б.Уорфа. Развивая мысль Сепира о том, что значения «…не только открываются в опыте, сколько накладываются на него в силу той тиранической власти, которой обладает языковая форма над нашей ориентацией в мире» (Sapir cтр. 78, цит. «Новое в лингвистике», вып. 1, стр 117).

 

Уорф приходит к выводу, что своеобразие строя каждого языка обуславливает культуру и мировоззрение его носителей. Как и Сепир, Уорф выводит свое понимание соотношения языка и мышления из наблюдений над культурой и языками американских индейцев. Экзотичность этих языков привела Уорфа к следующим гипотезам: 1) наши представления (например, времени и пространства) не одинаковы для всех людей, а обусловлены категориями данного языка и 2) существует связь между нормами культуры и структурой языка. Подтверждение этих гипотез Уорф видит и в западноевропейских языках. Он пишет: «Ньютоновские понятия пространства, времени и материи не есть данные интуиции. Они даны культурной и языком. Именно из этих источников и взял их Ньютон» (Уорф, «Новое в лингвистике», вып. 1, стр. 168).

 

 

Объективизированному времени, свойственному по Уорфу западноевропейским языкам, соответствуют такие черты западноевропейской культуры, как бухгалтерия, математика, интерес к точной последовательности, историчность, коковых черт нет в культуре американских индейцев. «Мы сталкиваемся, -писал Уорф в другой работе,- с новым принципом относительности, который гласит, что сходные физические явления позволяют создать сходную картину вселенной только при сходстве или по крайней мере при соотносительности языковых систем» (там же, стр. 175).

В другом месте, непосредственно относящемся к рассматриваемому здесь вопросу о переводимости, Уорф формулирует свою мысль так: «Формирование мыслей – это не независимый процесс, строго рациональный в старом смысле этого слова, но часть грамматики того или иного языка и различается у различных народов в одних случаях незначительно, в других – весьма значительно, так же, как грамматический строй соответствующих языков» (там же, стр. 174).

Уорф не отрицает очевидного единства современного научного мышления. Ему представляется, однако, что ученые, не являющеися носителями европейских языков, на которых были сформулированы основные понятия науки, могут приобщаться к ней и развивать ее достижения лишь усвоив образ мышления, культуру соответствующих народов, а не на основе представлений, сложившихся под воздействием своего языка. Тем самым концепция Уорфа сближается с мыслью о непроницаемости языков, высказывавшейся некоторыми лингвистами-индоевропеистами. Так же, как эти лингвисты, Уорф обращает внимание на самобытное и своеобразное в языке, на те явления, которые не испытали воздействия других языков и культур. Такой подход в значительной мере навязан был Уорфу самим объектом, т.е. языками коренного населения Америки, которые в течение многих столетий развивались независимо друг от друга и от Старого Света. Нет основания отрицать полностью мысль о непереводимости. Нет переводчика, который в своей практической деятельности не наталкивался бы на явления, не поддающиеся переводу. Да и теоретически ясно, что существуют такие категории языка, между которыми соответствия установить нельзя, а следовательно, нельзя и сохранить инвариантность смысла. Важно, однако, уточнить, какие категории языка имеются в виду, когда говорят о непереводимости.

Поскольку ставится вопрос об инвариантности смысла, необходима семантическая классификация языковых категорий, а не классификация формальная. В порядке первого приближения можно наметить следующую классификацию.

Прежде всего, все категории, т.е. все способы членения действительности грамматическими или лексическими средствами можно условно разделить на семантически пустые и семантически полные.

Семантически полными можно назвать те категории, которые несут экстралингвистическую информацию, причем такую, которая может быт переработана при помощи заданного языка-посредника[6]. Всякую категорию, которая не соответствует этому требованию, мы будем называть семантически пустой. В частности, семантически пустыми категориями являются те, которые несут чисто лингвистическую информацию, т.е. используются лишь для внутренних нужд языка (например, синтаксические категории).

Примеры пустых категорий: род существительных, все категории прилагательных, кроме степеней сравнения, род, число и лицо глаголов и т.п. Примеры полных категорий: число, определенность и неопределенность существительных, вид и модальность, время глаголов, по-видимому, все лексические категории (предполагается, что языком-посредником является естественный язык или искусственный язык, перерабатывающий всю экстралингвистическую информацию, которую несет естественный язык).

Семантически пустые категории не существенны в переводе. То, что существительное мужского рода (например, “стол”) будет переведено на другой язык существительным женского рода (например, la table) ни в коей мере не влияет на смысловое преобразавание соответствующего текста.

Теорию перевода интересуют семантически полные категории. Их можно, в свою очередь, подразделить на три группы[7] в зависимости от того, в какие отношения они вступают с другими категориями при описании ситуаций.

 

А. Существуют категории, употребление которых диктуется соответствующей ситуацией. Например, в грамматике – определенность и неопределенность, абсолютное и относительное время; в лексике – всякого рода плеоназмы. Хотя эти категории и представляют трудности для начинающего переводчика, принципальных трудностей они не вызывают. В самом деле, если в ПЯ есть данная категория, то знающии этот язык употребит ее (например, перевод категории определенности существительного с русского языка на французский). Если же соответствующей категории нет, то она избыточна, поскольку употребление ее определено ситуацией. Бессмысленно искать грамматический эквивалент категории вида русского глагола при переводе на язык, в котором этой категории нет: за исключением редчайших случаев (ср. «Колумб был счастлив не тогда, когда он открыл Америку, а тогда, когда ее открывал» (Достоевский)), употребление категории вида автоматически следует из ситуации (и больше того, из окружающего текста[8]).

Категории, целиком предсказываемые ситуацией, существуют и в лексике. Легко заметить, например, что при переводе русских прилагательных типа ‘предвыборный’, ‘всесоюзный’ на английский, французский или немецкий язык, приставки пред- и все- не могут быт переведены. (Ср. предвыборная кампания – фр. campagne électorale, нем. Wahlkampagne).

Б. Существуют категории, употребление которых совместимо с некоторой ситуацией, хотя ею и не обусловлено. Это означает, что одна и та же ситуация может быт описана с примениенем разных категорий. Так, например, в грамматике категории модальности и времени глагола, категории числа существительного; в лексике – так называемая идеографическая синонимика. (Можно считать, что стилистические синонимы принадлежат к одной и той же лексической категории. Ср. ‘есть’, ‘кушать’, ‘жрать’, различие между которыми не связано с разным членением действительности). Именно категории этой группы привели к мысли о непереводимости. В самом деле, если в некотором языке существует членение времени, отличное от членения времени в другом языке, то в той мере, в кокой своеобразие этого членения ситуативно не обусловлено, теоретически рассуждая, невозможно установить соответствия между этими двумя категориями. Наблюдения такого рода, проведенные на американо-индейских языках в сопоставлении с западноевропейскими, привели, как мы видели, к формулировке гипотезы Сепира-Уорфа о непереводимости текстов на разных языках. В области лексики такого рода непереводимость отмечена была давно. Ср. несоответствие между лексическими единицами ‘изба’, ‘хата’ и chaumière, maison; или, с другой стороны, между ‘уют’, confort, Gemutlichkeit. (Ср. также пограничные между лексикой е грамматикой явления, как разные формы обращения – ‘ты’ и ‘Вы’ в русском, you в английском; ‘Вы’ в русском и существительное, используемое в этой функции в польском, не говоря уже об аналогичных расхождениях между европейскими и восточными языками).

 

В. Существуют категории, употребление которых логически противоречит ситуации. В грамматике такое употребление категории случается редко. Ср., однако, фразу: ‘Вчера несколько раз шел дождь’, где форма ‘шел’, обозначающая непрерываемое действие, противоречит ситуации. Сюда относятся такие случаи нейтрализации, как употребление форм настаящего и прошедшего времени для выражения категорий допущения в настоящем и будущем. (Ср. фр. Si j’ai de l’argent, j’achèterai ce livre; si j’avais de l’argent, j’achèterais ce livre).

В лексике такое употребление семантических дифференциальных признаков, противоречащих ситуации, наблюдается весьма часто. Ср., например, употребление слова emprunter во фразе Pour pénétrer dans la maison le voleur a emprunté une fenêtre donnant sur la cour, дословно:’Чтобы проникнуть в дом, вор одолжил окно, выходящее во двор.’ Очевидно, что значение emprunter – ‘занимать’, ‘одалживать’ – противоречит описанной ситуации. Наличие подобных лексических категорий не приводит к непереводимости, ибо данный дифференциальный признак нейтрализуется окружающим текстом: иcчезновение этого признака в переводе не ведет к потере информации.

Это положение подтверждается практикой перевода идиомов. Существует такое распространенное мнение, что наличие идиомов ведет к непереводимости. Между тем, идиомы, с точки зрения переводимости, расподаются на две группы: а) идиомы, включающие слова, семантические признаки которых не противоречат ситуации, и б) идиомы, построенные на словах, значение которых противоречит ситуации. Сопоставим для примера следующие два идиоматических выражения: ‘Ай, Моська, знать она сильна, что лает на слона’ и ‘Здравстуйте, я ваша тетя’. Первое из них может быт переведено дословно, при условии передачи метра и рифмы (Ср. нем.: Ei schau, was das Möpschen kann, es bellt den Elephanten an, т.к. образная структура этого выражения достаточно прозрачна, и поэтому сравнение не противоречит ситуации. Дословный перевод второго выражения невозможен, т.к. он ведет к бессмыслице.

Таким образом, мы видим, что к непереводимости приводит, вообще говоря, лишь вторая группа полных категорий, а именно, когда две разных категории совместимы с одной и той же ситуацией. Уже одно это указывает на ограниченную значимость гипотезы Сепира-Уорфа. Этим не сказано, что названную гипотезу можно отвергнуть с порога, как несостоятельную. Наоборот, необходимо отметить важность установленных ею фактов. Полная проверка этой гипотезы – дело будущего, когда в результате семантического описания словаря можно будет сопоставить лексику разных языков. Вместе с тем, уже сейчас напрашиваются два возражения,которые, если и не опровергают гипотезу Сепира-Уорфа, то ограничивают ее значение.

 

 

Как мы видели, гипотеза Сепира-Уорфа исходит из того, что категории двух языков не сопоставимы. Это верно лишь при отсутствии контактов между данными языками, что, вообще говоря, возможно, хотя и не характерно. Регулярные языковые контакты, многократные переводы текстов, как правило, ведут к унификации семантических категорий. Показательно, что Уорф считает возможным говорит о существовании стандартного западноевропейского языка, т.е. о единой семантической системе английского, французского и немецкого языков. Возникновение этой единой системы объясняется, разумеется, исчезновением, или значительным ослаблением в результате языковых контактов, своеобразной категоризации действительности в языках, входящих в так называемый стандартный европейский язык. Заметим, между прочим, что стандартизация касается только полных семантических категорий, хотя и в этих пределах некоторые явления существенно различаются (например, формы времени и вида). Что касается неполных семантических категорий, то они выражаются своеобразно и языками, входящими, по Уорфу, в единый европейский стандарт. Но Уорф не делает различия между семантически полными и семантически пустыми категориями. Нельзя, поэтому, не согласиться с мыслью, что если быть последовательным в проведении гипотезы Уорфа, то придется признать, что и каждый из западноевропейских языков обуславливает своеобразие мышления данного народа, и, следовательно, полное взаимопонимание между их носителями невозможно. Так, русское предложение ‘Маленькии мальчик  катается на коньках’ при полной передаче всех категории должно «переводиться» на английский язык предложением He-small he-boy drives himself on little he-horses (Бархударов, 1962, стр. 12). Вообще говоря, если определять перевод как преобразование, при котором не происходит никакая потеря, а передается все своеобразие содержания и формы оригинала (см. 4), то придется признать, что такое преобразование принципально неосуществимо, т.е. признать полностью правомерность гипотезы Уорфа. Если же исходить из данного нами определения (см. 13), то следует признать возможность такого выбора языка-посредника, при котором, как правило, семантически полные категории находят свое выражение. Правда, некаторые категории языков не сводятся в единую семантическую систему, и это происходит не только в таких экзотических языках, как язык хопи, о котором говорит Уорф, но и в языках, регулярно контактирующих между собой. Эти категории, как правило, относятся к бытовой сфере деятельности человека и находятся на периферии данной языковой системы. Признавая со сделанными выше оговорками, непереводимость, т.е. невозможность в определенных случаях установить соответствие, требуемое схемой N° 4, мы принципально отвергаем неинтерпретируемость, которая, повидимому, также предполагается гипотезой Сепира-Уорфа. При обращении к референту можно установить соответствия и при разном членении действилтельности, что доказывается не только практикой перевода, но и практикой языковых контактов. Правда, есть один случай, широко известный в практике перевода, который, по-видимому, дает повод говорить не только о непереводимости, но и о «неинтерпретируемости»[9]. Речь идет о тех случаях, когда форма языкового выражения становится существенным элементом ситуяции, т.е. когда мы имеем дело с установкой на систему языка (на код).

Здесь непереводимые (а может быть и неинтерпретируемые) ситуации возникают даже на базе пустых категорий. (Таков известный в теории перевода пример с гейневским стихотворением «Еin Fichtenbaum», Щерба, 1923), не говоря уже о семантически полных категориях, как грамматических, так и лексических. Неинтерпретируемы, по-видимому, и ситуации, возникающие на базе идиом, ср. знаменитые выходки Тиля Уленшпигеля (то, что по-немецки называется Eulenspiegeleinen). Сказанное относится в еще большей степени к стихотворному языку (примеры общеизвестны).

 

 

§ 16. К вопросу об «интерпретируемости»

 

Покажем теперь на ряде примеров, как в случае разной категоризации действительности в двух языках и возникающей в связи с этим непереводимости в строгом смысле слова, происходит процесс интерпретации, т.е. передачи содержания при помощи обращения к действительности.

А. Наиболее наглядным примером могут служить слова с суффиксами субъективной оценки. Здесь трудность не только в том, что соответствующие суффиксы в одних языках (русский, итальянский) встречаются гораздо чаще, чем в других (английский, французский), но и в том, что эти суффиксы по-разному комбинируются с разными основами. Так, увеличительно-умножительные суффиксы достаточно распpостранены в русском языке, ср. ‘домище’, ‘силища’ и т.п., но для таких, например, итальянских слов, как il donnone; la donnaccia; l’avaraccio, нет прямого соответствия, сохраняющего смысл, ср. русские интерпретации: ‘мужеподобная женщина’; ‘злая женщина’; ‘скупец’.

Даже, когда соответствующие суффиксы комбинируются с теми же основами, возможны очень резкие расхождения в употреблении слов в двух языках. Так, в немецком языке имеются суффиксы субъективной оценки -chen, -lein и некоторые другие, во французском -et, -ette.

Но, во-первых, их гораздо меньше, да и стилистическая сфера их употребления гораздо уже, чем в русском языке. Такие слова, как нем. Häuschen, Tischlein, Tellerchen, фр. maisonette, fillette и т.п., употребляются, как правило, в детской литературе, в сказках, иногда в фамильярно окрашенной речи, не говоря уже о том, что они не могут передать такого богатства оттенков, как различные русские суффиксы.

Таким образом, даже такому простому отношению, как отношение между словами ‘стол’ и ‘столик’, не соответствует в стилистическом плане отношение между словами Haus – Häuschen, maison – maisonette, и слово ‘домик’, как правило, переводится просто при помощи нем. Haus, фр. maison, в особенности, в случаях так называемого «экспрессивного» согласования в русском языке: ‘маленький домик’, нем. das kleine Haus, фр. la petite maison. К тому же, имеющийся в западных языках ряд, как правило, не насчитывает более двух-трех слов: Tisch, Tischlein и т.п. Невозможно передать на немецком или французском и, тем более английском языке, различие между ‘домик, домок, домишко’ и т.п. Ведь основное в таких словах не уменьшительность сама по себе (ее часто можно передать хотя бы прилагательным), а различное отношение говорящего к предмету. Переводчик должен передать отношение автора или героя к предмету, выраженное данным суффиксом во всей фразе, и даже, может быть, на протяжении более широкого текста. Возьмем, например, перевод романа К. Федина «Первые радости» выполненный Г. Ангаровой. Героиню романа зовут Аночка, но от того, чро мы просто транслитерируем слово (Anotschka), немецкий читатель не почувствует особенного отношения автора к ней, отношения, проходящего через весь роман. И переводчица уже с первой страницы находит нужные слова и обороты, чтобы передать это авторское отношение. Роман начинается словами: ‘Девочка-босоножка сидела’ и т.д., что передано словами: Ein kleines barfüßiges Ding von etwa zehn Jahren и т.д. Экспрессивно окрашенное слово Ding хорошо передает здесь отношение автора к героине.

 

 

Б. Близка к рассмотренной выше проблеме и проблема перевода русских абстрактных существительных, образованных при помощи суффиксов -ость, -щина и т.п. Дело здесь в том, что, хотя и можно высказать некоторые общие соображения о методе передачи таких слов, каждый отдельный случай требует обращения к действительности. Важно, однако, что такое обращение к действительности всегда – при некоторых навыках – дает возможность нахождения решения. Общий же принцип состоит в том, что соответствие в ПЯ строится при помощи введения некоторых новых элементов.

Возьмем к примеру образования с суффиксом -ость. Если слово ‘законность’ переводится на французский язык как légalité, на немецкий язык как Gesetzlichkeit, то подобные соответствия суть случаи довольно редкие, ср., например, слово ‘партийность’, которое на немецкий язык может переводиться как Parteilichkeit, а во французском языке имеет соответствие esprit de parti.

Разумеется, что если бы подобные соответствия были раз навсегда зафиксированы в словаре, то не нужно было бы говорить об интерпретации. Дело, однако, в том, что модель эта очень продуктивна в русском языке, и поэтому очень часто возникают случаи, словарем не предусмотренные.

Возмьем слово ‘идейность’. Идейность произведения это его идейное содержание. Поэтому для некоторых контекстов возможен перевод нем. Ideengehalt, фр. contenu idéologique. В других контекстах это слово интерпретируется как нем. Ideenreichtum, фр. richesse d’idées ‘идейное богатство’ и нем. Ideenreinheit – ‘идейная чистота’. Иногда можно слово идейность перевести его синонимом ‘принципальность’. Встает, однако, вопрос, как переводить слово ‘принципальность’. В большинстве случаев оно интерпретируется как нем. Prinzipienfestigkeit  или Prinzipientreue, или фр. fidélité aux principes.

Точно так же следует подходить к переводу слов типа ‘хованщина’. Можно сказать по нем. Chowanskimeuterei или -aufstand, или Chowanskizeit ‘восстание Хованского’, ‘период Хованского’ и т.д. ‘Корниловщина’ – Kornilowleute, Kornilowzeit, Kornilowmeuterei. ‘Керенщина’ может переводиться как Kerenskizeit или Kerenskischmach (если переводчик хочет передать эмоциональную окраску слова).

 

 

 

Как видно из приведенных примеров у переводчика нет готовых шаблонов для перевода того или иного слова данного типа. Даже когда соответствие кажется однозначным, возможны отклонения.

Выше мы указывали, что термин «партийность» переводится на немецкий язык при помощи Parteilichkeit. Но возможен и перевод по принципу объяснительного словосложения: Parteiprinzip, Parteistandpunkt, Parteigeist. А в одной из работ В.И. Ленина термин ‘партийность’ употреблен в совершенно особом смысле:

«Партийность в России весьма велика, и перед народом каждая партия имеет определенное политическое лицо».

(В.И. Ленин, изд. 4-е, т. 26, стр. 304).

Ясно, что ни одно из приведенных выше соответствий не подходит для данного случая. Переводчик нашел здесь следующее очень интересное решение – первое предложение переведено: die Parteiungen in Rußland sind sehr weit gediehen. Слово die Parteiung вообще употребляется редко и означает примерно ‘разделение на партии’, ‘приверженность каждого и кокой-то партии’.

Еще пример. В работе В.И. Ленина «Аграрный вопрос в России» (Соч., изд. 4-е, т. 15, стр. 5-6) есть следующее предложение: ‘Растет и чрезычайно быстро растет бессословность землевладения’. Слово ‘бессословность’ можно передать только описательно.

 

 

Ср. интерпретацию этого предложения:

Der Bodenbesitz auf nichtständischer Grundlage nimmt außerordentlich rasch zu.

В. Более сложными являются случаи нахождения лексических соответствий через интерпретацию путем приравнивания друг другу разных культурных ситуаций (авторы серии Stylistique comparée употребляют для этого случая термин équivalence ‘эквиваленция’[10]).

 

 

 

Ср.

 

кандидат наук                           – фр. licensié

аспирант                                   – фр. boursier d’études

аттестат зрелости                     – фр. baccalauréat

 

 

Очень часто подобная процедура применяется при переводе идиом, ср.:

 

                      Немецкий язык                 Русский язык

 

Ich will einen Besen                  Голову даю на

fressen, dass…                           отсечение, что..

 

Wer das Wasser fürchtet,           Волков бояться – в

muss nicht baden.                      лес не ходить.

 

Wenn meine Tante Räder          Если бы, да кабы,

hätte, wäre sie längst ein           да во рту росли

Omnibus.[11]                                   грибы, то это

были бы не рот,

а целый огород.

 

Der Bauch läßt sich nicht         Соловьбаснями

mit Worten abspeisen.               не кормят.

 

Wie man sich bettet, so            Что посеешь,

liegt man.                                   то и пожнешь.

 

Unter den Blinden ist               На безрыбьи

der Einäugige König.               и рак рыба.

 

Blinder Eifer schadet              Услужливый дурак

nur.                                          опаснее врага.

 

Viele Köche verderben            У семи нянек

den Brei.                                  дитя без глаза.

 

Lügen, dass sich die                Врать, как сивый

Balken biegen.                         мерин.

 

Wie der Ochs vorm                 Уставиться, как

Berge stehen.                           баран на новые

ворота.

 

Es wird nichts so heiß             Не так страшен

gegessen, wie es                      черт, как его

gekocht wird.                           малюют.

 

Man soll den Tag nicht           1) Не говори “гоп”,

vor dem Abend loben.             пока не перескочишь.

2) Цыплят по осени

считают.

 

Wer A sagt, muss auch             Взялся за гуж, не

B sagen.                                   говори, что не дюж.

 

Mein Name ist Hase,               Я не я, лошадь не

ich weiss von Nichts.               моя, я не извозчик.

 

Моя хата с краю, я

ничего не знаю.

 

 

Ср. также:

 

                 Русский язык                        Немецкий язык

 

Не выносить сор                   Seine schmutzig Wäsche

из избы.                                  nicht vor allen Leuten

waschen.

 

                        Французский язык

 

C’est en famille qu’il faut

laver son linge sale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Интересная классификация относящихся сюда случаев была предложена американским лингвистом Найда («Оn translation» стр. 29-31). Он описывает следующие случаи интерпретации:

 

 

a) oтсутствие в ПЯ знака и соответствующего референта, но наличие эквивалентной функции, выполняемой другим референтом.

 

Пример:  ‘белоснежный’ передается на язык, в   котором отсутствует понятие ‘снег’ (ввиду отсутствия референта’снег’ через white as egret feathers (‘белый, как оперение белой цапли’)).

 

 

б) наличие в ПЯ референта, но с другой функцией[12].

 

Пример: слово ‘сердце’ переводится на язык каббалака (Экваториальная Африка) словом ‘печень’, а на язык коноб (разновидность языка майя в Гватемале) через ‘брюшная полость’.

 

 

в) отсутствие в ПЯ и эквивалентного слова и соответствующей ситуации. В этом случае приходится прибегнуть к заимствованию, причем заимствованное слово, как правило, сопровождается пояснением. Примеры, приводимые Найда для этого случая, не очень показательны. Пеэтому мы отсылаем читателя к примерам, приводимым для этой категории случаев Федоровым (стр. 141 у сл.).

§ 14 Il senso come inviarante della traduzione

 

 

Dunque, abbiamo definito la traduzione come una determinata trasformazione del messaggio. A ogni trasformazione sorge sempre la questione riguardante ciò che rimane invariato nel processo di trasformazione, come si dice l’«invariante» della traduzione.

Intuitivamente si è sempre pensato che l’invariante nella traduzione dovesse essere il senso (in base a ciò la consueta raccomandazione di «non tradurre la parola, bensì il senso»). A ogni modo, però, il concetto di «senso» si presta molto difficilmente a una definizione precisa.

Il primo ostacolo sta nel fatto che il senso non sempre corrisponde univocamente al frammento di realtà significato da un certo messaggio (o, come diremo, al referente. Talvolta viene usato il termine «denotato» con lo stesso significato).

In altre parole, è necessaria una distinzione tra segno, referente del messaggio e senso del messaggio. Per esempio, negli enunciati: «Walter Scott» e «l’autore di Waverley» il referente è lo stesso mentre il senso è diverso (Church:18).

Per quanto riguarda la delimitazione dei concetti di «referente», «senso» ed «enunciato» (simbolo), Firth fa il seguente esempio dimostrativo:

«Solitamente i vari giornali scrivono articoli riguardanti lo stesso avvenimento, differenziandosi nel titolo. Supponiamo che la notizia sia la sentenza di Lord X. Il titolo del Times dice: «Il caso R.M.S.P.» ; nel News Chronicle: «Emessa sentenza su Lord X»; nel Daily Herald: «Lord X in carcere per un anno»; nel Daily Mirror: «Lord X condannato a un anno di carcere»; nel Daily Mail: «La sentenza su Lord X stupisce Londra»; e , infine, il titolo del Daily Worker, dal cui tono traspare chiaramente «se lo meritava»: «Lord X ha preso 12 mesi»… Qui il referente è uno: la sentenza su Lord X. È significato da numerosi simboli sulle diverse testate, mentre le diverse sfumature con cui il fatto è riportato sono frutto del rapporto tra il titolo e l’avvenimento» (Firth:76).

Osserviamo che l’interpretazione implica una corrispondenza attraverso il referente (frammento della realtà).

L’identità del senso, in genere, non è necessaria. Di fatto, come mostra la pratica di certi casi, quando in fase d’interpretazione il referente rimane lo stesso, il senso cambia. Fenomeni simili si verificano nelle più ordinarie situazioni traduttive, come per esempio con l’uso delle cosiddette perifrasi. Infatti, il senso non rimane lo stesso quando traduciamo con «Lipsia» il tedesco Messestadt, oppure quando usiamo il traducente «Parigi» per il francese ville lumière.

 

Quando si tratta di comunicare termini tecnici molto spesso si ricorre all’interpretazione. Supponiamo che nella descrizione tecnica di un’automobile si debba tradurre il termine Bodenfreiheit. Il traducente terminologico si trova applicato ai carri armati, dove si trova in qualità di prestito sull’inglese con la parola clearance. Con questo termine si intende la distanza del fondo dal suolo. In campo automobilistico si incontra più spesso il termine «altezza di marcia». In questo caso si può ricorrere al procedimento della traduzione descrittiva e tradurlo: «distanza dal punto più basso dell’automobile alla strada». Questa espressione descrittiva si utilizza anche nella descrizione di un’automobile in russo.

 

 

Riportiamo alcuni altri esempi di traduzione descrittiva dei termini:

 

 

-Unterflurmotor:  motore disposto sotto il pavimento della carozzeria;

-Solokraftrad: moto senza carrozzella;

-Strichplatte: plastica con divisioni regolari:

-Abwälzverfahren: filettatura delle ruote dentate con metodo di rodaggio

 

Con un simile approccio all’originale, e cioè il collegamento del testo al referente, non si verifica una traduzione nel significato preciso di questo termine, ma un’interpretazione, ed è difficile limitare la misura di questo tipo d’interpretazione. In realtà, non è così evidente la fondatezza della traduzione, o meglio, l’interpretazione della parola bonhomme come «un vecchietto» nel contesto della novella di Daudet Un teneur de livres «Brr…quel brouillard!…dit le bonhomme en mettant le pied dans la rue».- «Brrr… che nebbia!.. esclamò un certo vecchietto uscendo sulla strada»

(Fedorov, 134).

È particolarmente suscettibile al rischio di alterazione dell’originale l’interpretazione di testi documentari, classici e così via.  Anche riguardo a ciò, è significativa la pratica traduttiva di Vladimir Il’ič Lenin. Nel libro Materialismo e empiriocriticismo Lenin traduce la seconda tesi di Marx su Feuerbach: «In der Praxis muss der Mensch die Wahrheit, d.h. die Wirklichkeit und Macht, die Diesseitigkeit seines Denkens beweisen» così: «Nello studio, l’uomo deve dimostrare la autenticità, e cioè la realtà, la potenza, l’unilateralità del suo pensiero». Riguardo a ciò Lenin dice: «Nella versione di Plehanov, al posto di «dimostrare l’unilateralità del pensiero» (traduzione letterale) c’è scritto: dimostrare che il pensiero “non si ferma dall’altra parte dei fenomeni»… Plehanov ha fatto un parafrasi, non una traduzione…la parafrasi libera di Plehanov non può ritenersi affidabile per coloro che vogliono capire il pensiero di Marx…»

Un secondo esempio. Nell’opera Cosa sono gli amici del popolo… Lenin traduce un passo dalla rivista Sozialpolitisches Centralblatt, in cui si diceva che il populismo «…wird herabsinken …zu einer ziemlich blassen kompromißfähigen und kompromißsüchtigen Reformrichtung», nel seguente modo: «… o degenererà in un corso riformista all’acqua di rose, capace di compromessi e alla ricerca di compromessi…». Nella nota a piè pagina a questa traduzione Lenin scrisse: «Ziemlich blasse kompromißfähige und kompromißsüchtige Reformrichtung – pare si possa rendere in russo anche con “opportunismo culturale”». Come si può notare, Lenin ha chiaramente distinto la traduzione vera e propria, nella quale il senso dell’originale rimane invariato, dall’interpretazione del proposito dell’autore data dal traduttore.

Il problema della traduzione e dell’interpretazione si presenta in maniera particolarmente incisiva nella traduzione di testi antichi, in cui la probabilità di alterare il senso dell’originale aumenta, data la difficoltà di determinare il referente (Šěvoroškin, vedi però Markiš155).

 

Per quanto riguarda invece il processo traduttivo, la situazione è diversa. Il referente non è neanche incluso nello schema, e lo scopo è stabilire una corrispondenza che garantisca l’invariabilità del senso. Questo è particolarmente importante in vista di quanto segue. Il modo migliore per individuare il concetto intuitivo di senso è la traduzione. È interessante che si giunga a questa conclusione anche in quelle ricerche scientifiche che aspirano alla massima esattezza. Si veda questa definizione: «Il senso della proposizione si può definire come ciò che viene assimilato quando la proposizione è stata compresa, o come ciò che hanno in comune  due proposizioni in due lingue differenti, se si si traducono correttamente l’un l’altra (Church: 31-32)

E in che modo si manifesta l’invariante del senso nella teoria della traduzione? Abbiamo già detto (§ 10) che  a ogni espressione si attribuisce una corrispondenza con un certo insieme di elementi del linguaggio d’intermediazione. Ne consegue il requisito principale del linguaggio d’intermediazione: le sue unità devono corrispondere alle unità di senso individuabili in entrambe le lingue (sia nella cultura emittente che nella cultura ricevente).

Quindi il linguaggio d’intermediazione e l’invariante del senso si definiscono contemporaneamente e si precisano reciprocamente in base all’attrazione del nuovo materiale linguistico. In base a quanto detto,  per «senso di un’espressione» intendiamo l’insieme delle unità minime di senso del linguaggio d’intermediazione, messe in corrispondenza con le espressioni stesse. Si noti che questa interpretazione di «senso» corrisponde pienamente all’intuizione, mentre l’invariante del senso nella nostra interpretazione corrisponde a ciò che si intende quando si dice che «la teoria della traduzione aspira a istituire regolari corrispondenze tra gli elementi di (almeno) due lingue diverse, sulla base della comunanza del contenuto semantico da loro espressa» (Barhudarov 11). Forse, la differenza più sostanziale di questa teoria dalla teoria tradizionale sta nel fatto che noi non consideriamo l’invariante del senso una categoria assoluta, bensì un’invariante in relazione al linguaggio d’intermediazione dato.

 

§ 15. Il problema della traducibilità

 

In §13 si è discussa la questione circa la possibilità di automatizzare la traduzione.

È interessante, tuttavia, che la questione riguardante la traducibilità, e cioè la possibilità di fissare determinate corrispondenze tra categorie lessicali e grammaticali di due lingue, prevista dallo schema traduttivo, è stata più di una volta messa generalmente in dubbio. Questo è dovuto al fatto che la realtà è classificata diversamente a seconda della lingua (§ 11). Proprio in base a questa constatazione, molti linguisti hanno messo in dubbio la possibilità di tradurre i testi da una lingua a un’altra.

In modo chiarissimo l’idea dell’irriducibilità reciproca di due visioni del mondo descritte da  lingue diverse, è stata espressa nella linguistica da Wilhelm von Humboldt. È tipica la sua seguente affermazione: «Ogni lingua traccia un cerchio intorno alla nazione alla quale appartiene, cerchio dal quale è possibile uscire solo entrando in un’altra sfera. Lo studio di una lingua straniera si potrebbe per questo paragonare all’acquisizione di un nuovo punto di vista nella precedente concezione del mondo; […] proprio perché nella lingua straniera trasferiamo in misura diversa la nostra concezione del mondo e la nostra  concezione linguistica, non percepiamo con piena chiarezza i risultati di questo processo» (Humboldt:81). In tempi più recenti, le idee di Humboldt sono state espresse in forma diversa da Kassirer e Weisgerber in Europa, e da Sapir negli Stati Uniti.  In particolare, la questione dell’influenza della lingua sul pensiero e sulla formazione dei concetti per mezzo della lingua data, la cui espressione non è possibile in un’altra lingua, è esaminata nelle opere di Benjamin Whorf. Elaborando il pensiero di Sapir, riguardo al fatto che i significati «…non solo sono in funzione dell’esperienza, ma vi si applicano grazie a quel potere tirannico che la forma linguistica esercita sul nostro orientamento nel mondo»  (Sapir:78, citazione da «Introduzione alla Linguistica», 1:117)

 

Whorf arriva alla conclusione che la peculiarità strutturale alla base di ogni lingua condiziona la cultura e la  concezione del mondo dei suoi parlanti. Così come Sapir, Whorf trae la sua concezione del rapporto tra lingua e pensiero dall’osservazione della lingua e della cultura degli indiani d’America. L’esoticità di queste lingue ha portato Whorf alle seguenti ipotesi: 1) le nostre concezioni (per esempio, del tempo e dello spazio) non sono uguali per tutti, ma sono condizionate dalle categorie di una data lingua e 2) esiste un legame tra le regolarità di una cultura e la  struttura della lingua. Whorf vede la conferma di tali ipotesi anche nelle lingue europee occidentali. Scrive: «Le concezioni di Newton di spazio, tempo e materia non sono date dall’intuito, ma dalla cultura e dalla lingua. Ed è proprio da queste fonti che lo stesso Newton le ha ricavate» (Whorf, «Introduzione alla linguistica», 168).

 

 

All’oggettività del tempo, caratteristica che secondo Whorf appartiene alle lingue europee occidentali, corrispondono tratti tipici della cultura dell’Europa occidentale, come la contabilità, la matematica, l’interesse per la consequenzialità precisa, lo storicità, che non troviamo nella cultura degli indiani d’America. «Ci stiamo scontrando, – scriveva Whorf in un’altra opera, – con un nuovo principio di relatività, secondo il quale tali fenomeni fisici permettono di concepire un’immagine simile dell’universo solo in corrispondenza, o perlomeno in rapporto, ai sistemi linguistici» (Whorf:175).

In un altro passo che tratta in modo diretto la questione della traducibilità, Whorf enuncia il suo pensiero così: «La formazione del pensiero non è un processo libero, completamente razionale nel vecchio senso del termine, bensì un elemento della grammatica di una lingua che si distingue nelle varie nazioni, alcune volte in modo irrilevante, altre invece in maniera molto significativa, così come la struttura grammaticale delle lingue corrispondenti» (Whorf:174).

Whorf non nega l’evidente unitarietà del pensiero scientifico contemporaneo. Secondo lui, però, gli studiosi che non parlano le lingue europee con le quali sono stati formulati i principi base della scienza, possono interessarvisi e potenziare il suo progresso solo dopo avere assorbito il modo di pensare e della cultura dei popoli corrispondenti, e non sulla base delle rappresentazioni derivanti dalla propria lingua. Whorf, con la stessa teoria, si avvicina al concetto di impermeabilità della lingua formulato da alcuni linguisti indoeuropeisti. Come questi linguisti, Whorf  rivolge l’attenzione alle caratteristiche singolari e peculiari di una lingua, a quei fenomeni che non hanno risentito dell’influenza di altre lingue e culture. Tale criterio  è stato collegato in larga misura da Whorf  con l’oggetto stesso, e cioè con le lingue delle popolazioni native dell’America che nel corso di molti secoli si sono sviluppate indipendentemente, sia tra loro che dal Vecchio Continente. Non c’è motivo di smentire completamente il concetto di intraducibilità. Non esiste traduttore, che nella pratica del suo lavoro non si sia mai imbattuto in un fenomeno che non prevedeva un traducente. È chiaro anche teoricamente che esistono categorie linguistiche tra le quali non si possono definire delle corrispondenze, ma non per questo non si può non mantenere l’invarianza del senso. È importante precisare, tuttavia, quali categorie linguistiche si intendono quando si parla di intraducibilità.

Dal momento che la questione riguarda l’invarianza del senso, è necessaria una classificazione semantica delle categorie linguistiche, non formale. In prima approssimazione, si può osservare la seguente classificazione.

 

 

Innanzitutto, tutte le categorie, e cioè tutti i metodi della divisione della realtà con strumenti grammaticali o lessicali possono essere suddivisi convenzionalmente in semanticamente vuoti e semanticamente pieni.

Si possono chiamare semanticamente piene le categorie che portano un’informazione extralinguistica, che può essere allo stesso tempo rielaborata tramite l’aiuto di un linguaggio d’intermediazione. Chiameremo semanticamente vuote tutte le categorie che non detengono questa caratteristica. In particolare, le categorie semanticamente vuote sono quelle che portano solo un’informazione linguistica, e cioè vengono utilizzate solamente per le necessità interne di una lingua (ad esempio le categorie sintattiche).

 

Esempi di categorie vuote: genere dei sostantivi, tutte le categorie degli aggettivi, esclusi i gradi di comparazione, genere, numero e persona dei verbi etc…

Esempi di categorie piene: numero, sostantivi determinativi e indeterminativi, aspetto e modalità, tempo verbale e, evidentemente, tutte le categorie lessicali (si presuppone che il linguaggio d’intermediazione sia il linguaggio naturale o il linguaggio artificiale che rielabora tutta l’informazione extralinguistica portata dal linguaggio naturale).

 

Le categorie vuote non sono prese in considerazione nella traduzione. Il fatto che un sostantivo di genere maschile (ad esempio “tavolo”) venga tradotto in un’altra lingua con un sostantivo di genere femminile (ad esempio “la table”) non incide in alcuna misura sul cambiamento di significato del testo corrispondente.

Alla teoria della traduzione interessano le categorie piene, che possono, a loro volta, essere suddivise in tre gruppi in base al tipo di rapporto che instaurano con le altre categorie nel momento della descrizione della situazione.

 

A. Esistono alcune categorie il cui utilizzo viene imposto dalle corrispettive situazioni. Per esempio, in grammatica, la determinatività e l’indeterminatività, il tempo assoluto e il tempo relativo; nel lessico i pleonasmi di qualunque tipo. Sebbene queste categorie rappresentino un ostacolo per un traduttore alle prime armi, non comportano difficoltà di principio. Di fatto, se nella cultura ricevente sussiste la categoria data, l’esperto di questa lingua la userà (per esempio,  la traduzione dal russo al francese della categoria della determinatività con un sostantivo). Nel caso invece in cui non ci sia una categoria corrispondente, è superflua, in quanto il suo utilizzo è stabilito dalla situazione. È insensato cercare l’equivalente grammaticale della categoria dell’aspetto dei verbi russi quando si traduce in una lingua in cui questa categoria non esiste: a eccezione di rarissimi casi («Колумб был счастлив не тогда, когда он открыл Америку, а тогда, когда ее открывал» [«Colombo fu felice non tanto quando scoprì l’America, ma mentre la stava scoprendo»] (Dostoevskij)), l’uso della categoria dell’aspetto dipende automaticamente dalla situazione (e soprattutto dal testo circostante).

Le categorie che dipendono completamente dalla situazione comprendono anche il lessico. È facile notare, per esempio, che nella traduzione di aggettivi russi come ‘предвыборный’ (preelettorale), ‘всесоюзный’ (pansovietico), i prefissi  пред- e все- non possono essere tradotti. (vedi  “предвыборная кампания”, [campagna elettorale], in francese campagne électorale, in tedesco Wahlkampagne).

B. Esistono alcune categorie il cui uso è compatibile con una certa situazione, anche se non ne è causato. Questo significa che  una stessa situazione può essere descritta mediante categorie differenti; così, per esempio, accade nella grammatica con le categorie di modo e tempo verbale e con la categoria di numero del sostantivo; nel lessico con i cosiddetti sinonimi ideografici. (Si può ritenere che i sinonimi stilistici appartengano alla stessa categoria lessicale. Vedi ‘есть’, ‘кушать’, ‘жрать’ [«mangiare»]: la differenza non è legata alla diversa suddivisione della realtà).

Proprio le categorie di questo gruppo hanno portato all’ idea di intraducibilità. In realtà, se in una lingua la divisione del tempo è diversa da quella di un’altra lingua, nella misura in cui la peculiarità di questa divisione non è condizionata dalla situazione, ragionando teoricamente, non è possibile stabilire una corrispondenza tra queste due categorie. Osservazioni di questo tipo, condotte sulle lingue degli indiani d’America messe a confronto con le lingue europee occidentali, hanno portato, come abbiamo visto, alla formulazione dell’ipotesi di Sapir-Whorf sull’intraducibilità dei testi nelle diverse lingue. Nel campo del lessico l’intraducibilità di questo tipo era stata segnalata da tempo. Si veda la non corrispondenza tra elementi lessicali come ‘izbà’, ‘hata’ e chaumière, maison; o, d’altra parte, tra uût, confort e Gemutlichkeit. (Si vedano  anche i casi al limite tra lessico e grammatica, come i diversi modi di rivolgersi a una persona – ‘ty’ e ‘vy’ in russo, you in inglese; il ‘vy’ in russo e anche un sostantivo usato con questa funzione in polacco, senza parlare di simili divergenze tra le lingue europee e quelle dell’est).

 

 

 

B. Esistono alcune categorie il cui uso è in contraddizione logica con la situazione. In grammatica quest’uso delle categorie si presenta raramente. Si veda però la frase:  Вчера несколько раз шел дождь (Ieri pioveva a tratti), in cui la forma шел (pioveva), che significa un’azione ininterrotta, non corrisponde alla situazione. A questo tipo fanno capo alcuni casi di neutralizzazione, come l’utilizzo delle forme in tempo presente e passato per esprimere le categorie della supposizione al presente e al futuro. (Si veda il francese Si j’ai de l’argent, j’achèterai ce livre; si j’avais de l’argent, j’achèterais ce livre).

Nel lessico, quest’uso di segni semantici differenziali in contraddizione con la situazione si verifica abbastanza spesso. Si veda, per esempio, l’uso della parola emprunter nella frase Pour pénétrer dans la maison le voleur a emprunté une fenêtre donnant sur la cour, letteralmente: «Per introdursi in casa, il ladro ha preso in prestito la finestra che dava sul cortile».  È evidente che il significato di emprunter – «prendere in prestito», «prestare” – è in contraddizione logica con la situazione descritta. La presenza di simili categorie lessicali non porta all’intraducibilità, poiché il segno differenziale dato è neutralizzato dal testo circostante: la scomparsa di questo segno in traduzione non porta a perdite d’informazione.        Questa situazione si ripropone con la pratica della traduzione dei idiomatismi. Secondo l’opinione comune, l’esistenza dei idiomatismi determina intraducibilità. Dal punto di vista della traducibilità, invece, i modi di dire si suddividono in due gruppi: a) idiomatismi che includono parole i cui segni semantici non sono in contraddizione con la situazione, e b) i idiomatismi costituiti da parole il cui significato contraddice la situazione.    Mettiamo a confronto, come esempio, le due seguenti espressioni idiomatiche: ‘Ай, Моська, знать она сильна, что лает на слона’ e ‘Здравстуйте, я ваша тетя’. Il primo può essere tradotto parola per parola, a patto che si mantengano metro e ritmo (Si veda il tedesco. : Ei schau, was das Möpschen kann, es bellt den Elephanten an), in quanto la struttura poetica di quest’espressione è abbastanza trasparente, e per questo il paragone non contraddice la situazione. La traduzione parola per parola della seconda espressione non è possibile, in quanto porta al nonsenso.

In questo modo possiamo vedere che ciò che porta all’intraducibilità, generalmente parlando,  è solo il secondo gruppo delle categorie semanticamente piene, e in particolare, quando due categorie diverse sono compatibili con  la stessa situazione. Già solo questo indica l’importanza limitata dell’ipotesi Sapir-Whorf.  Ciò non significa che l’ipotesi sopracitata possa  essere respinta perché inconsistente. Al contrario, è necessario  riconoscere l’importanza degli elementi stabiliti grazie ad essa. La prova del nove di questa ipotesi si avrà quando in conseguenza della descrizione semantica del dizionario si potrà confrontare il lessico di lingue diverse. Nel contempo, già ora avanzano due obiezioni, che se non arrivano propriamente a smentire l’ipotesi Sapir-Whorf, ne  limitano quantomeno il valore.

 

Come abbiamo visto, l’ipotesi Sapir-Whorf  parte dal presupposto che le categorie di due lingue diverse non sono confrontabili. Ciò è vero solo in caso di mancanza di contatti tra le lingue date, cosa che possiamo ritenere possibile, anche se non tipica. I contatti linguistici regolari, le ripetute traduzioni dei testi, portano, di regola, all’unificazione delle categorie semantiche. È notevole che Whorf ritenga possibile parlare dell’esistenza della lingua europea occidentale standard, e cioè di un sistema semantico comune per l’inglese, il francese e il tedesco.

L’origine di questo sistema comune si spiega e si sottointende con la scomparsa o con una considerevole riduzione nel risultato dei contatti linguistici, della categorizzazione peculiare della realtà nelle lingue che fanno parte della cosiddetta lingua europea standard. Notiamo, tra l’altro, che la standardizzazione riguarda solo le categorie semanticamente piene, sebbene in questo ambito alcuni fenomeni si distinguono notevolmente (per esempio, le forme di tempo e aspetto). Per quanto riguarda le categorie semanticamente vuote, si manifestano in maniera peculiare

grazie alle lingue che, secondo Whorf, rientrano nello standard europeo comune. Ma Whorf non fa una distinzione tra le categorie semanticamente piene e quelle semanticamente vuote. Non è possibile, per questo, non essere d’accordo con il fatto che, per poter proseguire la realizzazione dell’ipotesi di Whorf, bisognerà riconoscere che anche ognuna delle lingue europee occidentali condiziona l’originalità del pensiero di una data nazione e, pertanto, la totale comprensione reciproca tra i loro popoli non è possibile. Dunque, la proposizione russa ‘Маленькии мальчик катается на коньках‘ (il piccolo ragazzo in sella ai cavallini)  per un completo trasferimento  di tutte le categorie dev’essere « tradotto» in inglese con la proposizione ‘He-small he-boy drives himself on little he-horses’  (Barkhudarov 1962;12).

Generalmente parlando, se definiamo la traduzione come trasformazione in cui non avviene alcuna perdita, ma si trasmettono tutte le originalità del contenuto e della forma dell’originale (§ 4), bisogna  riconoscere che questa trasformazione è irrealizzabile per principio, riconoscendo la piena legittimità dell’ipotesi di Whorf.

Basandosi sulla definizione data da noi (§ 13), si deve riconoscere la possibilità di scelta del linguaggio d’intermediazione, grazie al quale, di regola, le categorie semanticamente piene trovano la loro espressione. Di fatto, alcune categorie linguistiche non si riconducono a un unico sistema semantico, e questo vale non solo per le lingue cosiddette esotiche, come il hopi, di cui parla Whorf, ma anche per le lingue che sono regolarmente in contatto tra loro. Queste categorie, di regola, appartengono all’attività quotidiana di una persona e si trovano alla periferia di un dato sistema linguistico. Riconoscendo le considerazioni sopracitate, l’intraducibilità, ossia l’impossibilità di stabilire una corrispondenza in determinate situazioni, richiesta dallo schema N° 4, noi non accettiamo, per principio, la non interpretabilità, che, probabilmente, è prevista anche dall’ipotesi Sapir-Whorf. Nella trasformazione, è possibile stabilire una corrispondenza con il referente anche grazie alla diversa suddivisione della realtà, che si dimostra non solo con la pratica traduttiva, ma anche con la pratica dei rapporti linguistici. Esiste di fatto un caso molto conosciuto nella pratica traduttiva che, probabilmente, fornisce il pretesto di parlare non solo di intraducibilità, ma anche di «non interpretabilità». Si tratta di quei casi in cui la forma dell’espressione linguistica  diventa l’elemento essenziale della situazione, e cioè quando abbiamo a che fare con il focus sul sistema linguistico (sul codice).

 

Qui le situazioni intraducibili (probabilmente anche non interpretabili) nascono anche sulla base delle categorie vuote. (Un esempio noto nella teoria della traduzione è la poesia di Heine «Еin Fichtenbaum»,   Scherba, 1923), per non parlare delle categorie semanticamente piene, come quelle grammaticali o lessicali.

Si ritengono non interpretabili, evidentemente, anche le situazioni che sorgono sulla base di un idiomatismo, come le famose battute di  [Till Eulenspiegel (quello che in tedesco si chiama  Eulenspiegeleinen). Quanto detto riguarda in misura ancor maggiore il linguaggio poetico (gli esempi sono noti a tutti).

 

§ 16. La questione dell’«interpretabilità»

 

Vi porteremo ora una serie di esempi su come,  nel caso di diversa categorizzazione della realtà in due lingue differenti (cosa che porta all’intraducibilità nel senso stretto del termine), avviene un processo d’interpretazione, e cioè la trasmissione del contenuto facendo riferimento alla realtà.

A. Gli esempi più evidenti sono le parole con  i suffissi di valutazione del sostantivo. In questi casi, la difficoltà non sta solo nel fatto che i suffissi corrispondenti in alcune lingue (russo, italiano) si trovino molto più spesso che in altre (inglese, francese), ma anche nel fatto che questi suffissi si combinano in maniera diversa con radici diverse. I suffissi accrescitivi sono abbastanza diffusi nella lingua russa, vedi ‘домище’ [casona],  ‘силища’ [gran forza] etc, ma per quelle parole italiane, come per esempio il donnone, la donnaccia, l’avaraccio, non esiste una corrispondenza diretta che conservi il senso, vedi le interpretazioni russe: ‘мужеподобная женщина’ [donna mascolina], ‘злая женщина’ [donna cattiva], ‘скупец’ [l’avaraccio].

Inoltre, quando i suffissi corrispondenti si combinano con le stesse radici, sono possibili delle divergenze molto forti d’uso della parola nelle due lingue. Così, in tedesco abbiamo dei suffissi di valutazione soggettivo come -chen, -lein, e alcuni altri in francese, come -et, -ette.

Ma, oltre ad essercene molti di meno, anche la sfera d’uso in cui vengono usati è di gran lunga minore rispetto alla lingua russa. Parole tedesche quali Häuschen, Tischlein, Tellerchen, o francesi come  maisonette, fillette e così via, si usano, di regola, nella letteratura per bambini, nelle favole, talvolta nel parlato confidenziale, senza parlare del fatto che non possono trasmettere le ricche sfumature dei vari suffissi russi.

In questo modo, neanche al più semplice dei rapporti, come il rapporto tra la parole ‘стол’ [tavolo] e ‘столик’ [tavolino], corrisponde da un punto di vista stilistico il rapporto tra le parole Haus – Häuschen, maison – maisonette, e la parola  ‘домик’ [casetta], di regola, si traduce semplicemente con il tedesco Haus o il francese maison; in particolare, nel caso della cosiddetta concordanza “espressiva” in russo: ‘маленький домик’ [la piccola casetta], in tedesco das kleine Haus, in francese la petite maison.

Inoltre, la serie contenuta nelle lingue occidentali non conta più di due-tre parole: Tisch, Tischlein eccetera.  È impossibile rendere in tedesco o in francese, o ancor più in inglese la differenza tra ‘домик, домок, домишко’ [casetta, casina, casupola] e così via. Dopotutto, ciò che è indispensabile in queste parole non è la diminuzione di per sé (che si può spesso rendere anche con un aggettivo), bensì il diverso atteggiamento del parlante nei confronti dell’oggetto. Il traduttore deve trasmettere il rapporto dell’autore o del protagonista con l’oggetto,  espresso dal suffisso in tutta la frase, o addirittura, magari, in un testo più lungo. Prendiamo come esempio la traduzione del romanzo di Konstantin Fedin «Первые радости»  [Frühe Freuden] realizzata da Galina Angarova. La protagonista del romanzo si chiama  Аночка  [Anočhka], e per il semplice fatto che la parola è stata traslitterata, il lettore tedesco non avverte il rapporto speciale che l’autore ha con lei, rapporto che si avverte lungo tutto il romanzo. E la traduttrice trova, già dalla prima pagina, parole e costrutti necessari per rendere quest’atteggiamento dell’autore. Il romanzo inizia con le parole: ‘Девочка-босоножка сидела’ [Una giovane ragazza scalza era seduta] e così via, tradotto con le parole:  Ein kleines barfüßiges Ding von etwa zehn Jahren….  In questo caso, la parola Ding,  espressiva, rende bene l’atteggiamento dell’autore nei confronti della protagonista.

 

 

B. Simile al problema preso in esame sopra è il problema della traduzione dei sostantivi russi astratti formati per mezzo dei suffissi -ость, -щина e così via. In questo caso il problema sta nel fatto che, per quanto si possano enunciare alcune considerazioni generali circa il metodo con cui tradurre queste parole, ogni singolo caso richiede un riferimento alla realtà. È importante, tuttavia, che il riferimento alla realtà, in presenza di alcune abilità, dia la possibilità di trovare la soluzione. Il principio generale consiste nel fatto che la corrispondenza nella cultura ricevente si costruisce grazie all’intruduzione di alcuni nuovi elementi.

Prendiamo come esempio la formazione con il suffisso -ость. La parola ‘законность’ [legalità], viene tradotta in francese con légalité e in tedesco con  Gesetzlichkeit, e rappresenta un caso di corrispondenza abbastanza raro, si veda, per esempio, la parola  ‘паpтийность’ [parzialità], che può essere tradotta in tedesco con Parteilichkeit, mentre in francese ha la corrispondenza esprit de parti.

È sottointeso che se tali corrispondenze potessero essere fissate una volta per tutte nel dizionario, non sarebbe necessario parlare di interpretazione. Fatto sta che, tuttavia, questo modello è molto produttivo nella lingua russa, e per questo molto spesso si verificano casi che il dizionario non prevede.

Prendiamo la parola  ‘идейность’ [dedizione a un’idea]. L’идейность di un’opera è il suo contenuto ideologico. Ecco perché in alcuni contesti è possibile la traduzione tedesca Ideengehalt, e quella francese contenu idéologique. In altri contesti questa parola è interpretabile con il tedesco Ideenreichtum e il francese richesse d’idées ‘идейное богатство’ [ricchezza d’idee] o con il tedesco Ideenreinheit, ‘идейная чистота’ [purezza ideologica]. Talvolta si può tradurre la parola ‘идейность’ come sinonimo di ‘принципальность’ [coerenza coi principi]. Sorge, tuttavia, la questione di come tradurre la parola ‘принципальность’. Nella maggior parte dei casi si interpreta con il tedesco Prinzipienfestigkeit  o Prinzipientreue, e con il francese fidélité aux principes. In questa maniera giungiamo alla traduzione di parole come ‘хованщина’ [la sommossa di Hovanskij]. Si può dire in tedesco Chowanskimeuterei  o -aufstand, oppure Chowanskizeit ‘восстание Хованского’ [la sommossa di Hovanskij], ‘период Хованского’ [l’epoca di Hovanskij] e così via. ‘Корниловщина’ [il tempo di Kornilov],  Kornilowleute, Kornilowzeit, Kornilowmeuterei. ‘Керенщина’ [lo smacco di Kerenskij] può essere tradotto come Kerenskizeit o Kerenskischmach (nel caso in cui il traduttore voglia rendere la sfumatura emotiva della parola).

 

Come dimostrano gli esempi riportati, il traduttore non possiede traducenti standard per parole di un tipo o dell’altro. Anche quando la corrispondenza sembra univoca, sono possibili deviazioni.

Sopra abbiamo indicato che il termine «партийность» [appartenenza al partito] si traduce in tedesco con la parola  Parteilichkeit. Ma è possibile anche la traduzione secondo il principio del costrutto esplicativo:  Parteiprinzip, Parteistandpunkt, Parteigeist. Mentre in una delle opere di Lenin il termine ‘партийность’ viene utilizzato con un senso molto particolare: «L’appartenenza al partito in Russia è molto importante, e agli occhi del popolo ogni partito ha una specifica faccia politica» (Lenin, opere, 4:304).

È chiaro che nessuna delle corrispondenze elencate sopra può andar bene in questo caso. Qui il traduttore ha trovato la seguente soluzione molto interessante, traducendo la prima proposizione: die Parteiungen in Rußland sind sehr weit gediehen. La parola Parteiung si usa molto raramente e significa grosso modo «la suddivisione in partiti», «la simpatia di ciascuno per un partito».

Altro esempio. Nell’opera di Lenin La questione agraria in Russia (4:5-6) c’è la seguente proposizione: ‘Растет и чрезычайно быстро растет бессословность землевладения’ [«Cresce in maniera straordinaria l’uguaglianza tra i ceti per quanto riguarda le proprietà terriere»]. La parola ‘бессословность’ [mancanza di divisione della campagna in poderi] è traducibile solo con una perifrasi.

Vedi l’interpretazione di questa proposizione:

Der Bodenbesitz auf nichtständischer Grundlage nimmt außerordentlich rasch zu.

B. Le circostanze più difficili sono la ricerca di corrispondenze lessicali attraverso l’interpretazione per mezzo di situazioni culturali diverse che vengono equiparate (gli autori della collana Stylistique comparée utilizzano per questo caso il termine  équivalence [equivalenza]).

 

 

 

Vedi

 

кандидат наук [dottore di ricerca]             – фр. licensié

аспирант [dottorando]                               – фр. boursier d’études

аттестат зрелости [diploma di maturità]   – фр. baccalauréat

 

 

Molto spesso si applica una simile procedura in caso di traduzione degli idiomatismi, si veda:

 

                      Немецкий язык                     Русский язык

[tedesco]                                 [russo]

 

Ich will einen Besen                Голову даю на

fressen, dass…                         отсечение, что..

[Ci scommetto la testa che…]

 

Wer das Wasser fürchtet,           Волков бояться – в

muss nicht baden.                     лес не ходить.

[Chi ha paura del lupo non va nel bosco]

 

Wenn meine Tante Räder           Если бы, да кабы,

hätte, wäre sie längst ein           да во рту росли

Omnibus.                                   грибы, то этo былибы не рот,

а целый огород.

[Se in bocca crescessero i funghi, non   sarebbe una bocca ma un orto intero]

                   Der Bauch läßt sich nicht            Соловья басням

mit Worten abspeisen.                 не кормят.

[Gli usignoli non si nutrono di favole]

 

 

Wie man sich bettet, so                Что посеешь,

liegt man.                                     то и пожнешь.

[Ciò che viene seminato viene anche mietuto]

 

Unter den Blinden ist                   На безрыбьи

der Einäugige König.                   и рак рыба.

[In mancanza di pesce anche il granchio è pesce]

 

Blinder Eifer schadet                  Услужливыйдурак

nur.                                               опаснее врага.

[Uno sciocco servizievole è più pericoloso di un nemico]

 

Viele Köche verderben                У семи нянек

den Brei.                                       дитя без глаза.

[Nella famiglia delle bambinaie il bimbo non ha occhi]

 

Lügen, dass sich die                     Врать, как сивый

Balken biegen.                              мерин.

[Mentire come uno stallone castrato]

 

Wie der Ochs vorm                      У ставиться, как

Berge stehen.                                баран на новые

ворота.

[Fissare come un montone davanti al cancello nuovoporte nuove]

 

Es wird nichts so heiß                  Не так страшен

gegessen, wie es                           черт, как его

gekocht wird.                                малюют.

[Il diavolo non è brutto come lo si dipinge]

 

Man soll den Tag nicht            1) Не говори “гоп”, пока

vor dem Abend loben.                не перескочишь.

2) Цыплят по осени

считают.

[Non dire “op” finché non l’hai oltrepassato]

[I pulcini si contano in autunno]

 

Wer A sagt, muss auch                Взялся за гуж, не

B sagen.                                      говори, что не дюж.

[Impugnata la correggia, è tardi per dire di non essere abbastanza forti]

 

Mein Name ist Hase,                  Я не я, лошадь не

ich weiss von Nichts.                  моя, я не извозчик.

 

Моя хата с краю, я

ничего не знаю.

[Io non sono io, il cavallo non è mio, non sono il cocchiere]

[Vengo da lontano, non so niente]

 

Si veda anche:

 

                       Русский язык                     Немецкий язык

[russo]                                [tedesco]

 

Не выносить сор            Seine schmutzige Wäsche

из избы.                           nicht vor allen Leuten

waschen.

[Non tirare fuori la spazzatura dall’isba]

 

                          Французский язык

[francese]

C’est en famille qu’il faut

laver son linge sale.

 

 

Il linguista americano Nida («Оn translation» 29-31) ha proposto una classificazione interessante riguardo a queste circostanze,  descrivendo i seguenti casi di interpretazione:

 

 

a) assenza del segno e del corrispettivo referente nella cultura ricevente, ma è presente una funzione equivalente, svolta da un altro referente.

 

Esempio: ‘белоснежный’ [bianco come la neve]  viene riportato in una lingua in cui manca la concetto di «neve» (data la mancanza del referente «neve» mediante white as egret feathers (bianco come il piumaggio di un airone bianco).

 

b) presenza del referente nella cultura ricevente, ma con un’altra funzione.

 

Esempio: la parola «сердце» [cuore] si traduce nella lingua kabbalah (Africa equatoriale) con la parola «печень» [fegato], mentre in lingua konob (variante della lingua maya in Guatemala)  si traduce con «брюшная полость» [cavità addominale]

 

c) l’assenza nella cultura ricevente sia del traducente che della situazione corrispondente. In questo caso siamo tenuti a ricorrere al prestito, che allo stesso tempo, di regola, comporta una spiegazione. Gli esempi che Nida riporta su questa circostanza non sono molto indicativi. Per questo rimandiamo il lettore agli esempi fatti da Fëdorov su queste categorie. ( 141).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Riferimenti bibliografici

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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[1]            Ср. у А. А. Реформатского (1959) о соотношении между словом, понятием и предметом.

            [Vedi Aleksandr Reformatskij (1959), riguardo al rapporto tra parola, concetto e oggetto]

[2]            Свой пример Ферс заимствует у Straumann, стр. 28   [L’esempio che Firth fa è preso da Straumann, 28]

[3]            В. И. Ленин. Соч., изд. 4-е, т. 14, стр. 92  [ Lenin, Opere, 14:92]  

[4]            В. И. Ленин. Соч., изд. 4-е, т. 1, стр. 255  [ Lenin, Opere, 1:255]

[5] На этот пример указал авторам Г. В. Шниттке  [Questo esempio è stato suggerito agli autori da Alfred Schnittke]

[6] Зависимость свойства семантической полноты от свойств языка-посредника определяется следующим: язык-посредник может строиться со включением большего или меньшего количество понятий. Поучителен пример перевода заглавий статей по химии на информационный язык. При таком переводе слова, характеризующие озаглавленную работу: «Замечания о…» , «исследование», «к вопросу…»  и т.п., а также слова, выражающие оценку излагаемого материала: «новый (метод)», «простой», «трудный» и т.п. вообще не переводятся (Лахути, Стоколова, стр. 3-5).

[La dipendenza della proprietà della pienezza semantica dalle prorpietà del linguaggio d’intermediazione si determina così: il linguaggio d’intermediazione può reggersi sull’inserimento di un maggiore o minor numero di concetti. Un esempio istruttivo è la traduzione di titoli di articoli di chimica in un linguaggio informativo. In questo tipo di traduzione la parola che caratterizza l’articolo: «Osservazioni su…», «ricerca», «Sulla questione», e così via, e anche delle parole che esprimono il valore del materiale presentato: «nuovo (metodo)», «semplice», «difficile» e così via, non si traduce per niente (Lahuti, Stokova 1961:3-5)].

[7] Эта классификация близка в некоторых отношениях классификации, предложенной в работе: Gougenheim, 1960 p. 3-10.

[Questa classificazione è simile in alcuni aspetti alla classificazione proposta nell’opera: Gougenheim 1960: 3-10. ]

[8] Ср. возможность механического выбора формы вида при машинном переводе на русский язык. (Николаевa, 1959).

[Vedi la possibilità della scelta automatica della forma dell’aspetto nella traduzione automatica in lingua russa. (Nikolaeva, 1959).]

[9] Термин «интерпретируемость» вводится по аналогии с термин «переводимость» и находится к нему в том же отношении, что термин «интерпретация» к термину «перевод».

[Il termine «interpretabilità» viene introdotto per analogia con il termine «traducibilità» e vi si trova in relazione allo stesso modo in cui «interpretazione» sta al termine  «traduzione»].

[10] Насколько можно судить, Я. И. Рецкер употребляет в подобных случаях термин «адекватная замена» (ср. Рецкер, 1962, стр. 47).

[Per quanto si possa giudicare, Âkov Recker utilizza in simili casi il termine «адекватная замена» [sostituzione adeguata]  (si veda Recker, 1962:47)].

[11] Сравни французское: Avec un «Si», on mettrait Paris dans une bouteille.

[Si veda il francese: Avec un «Si», on mettrait Paris dans une bouteille].

[12] Этот же случай подробно разбирается Федоровым (стр. 161), где разбирается передача реалий ‘фиакр’ через ‘извозчик’, реалии ‘консьерж’ через ‘привратник’, реалии ‘полицейский комиссар’ через ‘будочник’ и т.п.

[Questo caso è analizzato in modo particolare da Fëdorov (161), che esamina la trasmissione del realia ‘фиакр’ [fiacre, vettura da piazza] con ‘извозчик’  [vetturino], del realia ‘консьерж’ [portiere] con ‘привратник’ [portinaio], del realia ‘полицейский комиссар’ [commissario di polizia] con ‘будочник’ [poliziotto] e così via].

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