La nota del traduttore nel fumetto: risultati di un sondaggio

La nota del traduttore nel fumetto: risultati di un sondaggio

 

SILVIA ZECCA

 

 

Fondazione Milano

Scuola Superiore per Mediatori Linguistici

via Alex Visconti, 18   20151 MILANO

 

 

 

Relatore: professor Bruno Osimo

Diploma in Scienze della Mediazione Linguistica

Ottobre 2011

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

© Silvia Zecca 2011


 

 

 

Ai miei genitori Alessandra e Cosimo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ABSTRACT

Il fumetto è un testo multimediale in cui codice verbale e codice visivo sono strettamente connessi: questo può costituire problemi per la traduzione, soprattutto in presenza di giochi di parole, realia o altri elementi legati alla cultura emittente. Questo lavoro analizza dapprima i vincoli e le possibilità che si presentano nella traduzione di una striscia che contiene questi elementi e introduce una riflessione sulla nota del traduttore come una delle possibili soluzioni che permettono di ovviare alla perdita del senso della striscia tradotta. Si propone poi un lavoro di ricerca sulle strisce a fumetti tradotte e le note nel fumetto, effettuato tramite un questionario somministrato a duecento persone, per poi concludere con un’analisi dei dati che vede la preferenza per le strisce adattate ma anche un largo indice di apprezzamento per le note là dove sono state inserite.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sommario

 

Introduzione            4

1. I problemi della traduzione del medium fumetto            6

1.1  I giochi di parole……. 7

1.2  I realia……. 12

1.3  Ma il pubblico gradisce le note?……. 14

1.4  La nota……. 15

2. Metodo di raccolta dei dati            18

2.1  Creazione del questionario……. 18

2.2  Formulazione delle domande……. 19

2.3  L’indagine sulle note……. 20

2.4  Il questionario di Google Documents: come funziona……….. 21

2.5  Calibrazione delle risposte……. 21

3. Risultati e considerazioni finali            24

3.1  I dati……. 24

3.2  L’interpretazione dei dati……. 24

3.3 Gradimento delle note……. 27

3.3.1 Gradimento delle note per fascia di età… 27

3.3.2 Gradimento delle note per titolo di studio… 31

3.3.3 Gradimento delle note per professione… 37

3.4  Con le note o senza le note?……. 40

3.5 Casi particolari……. 43

3.5.1 Le versioni adattate… 43

3.5.2 La versione con nota del traduttore… 46

Conclusione            48

Ringraziamenti            50

Riferimenti bibliografici            51

 

 

 

 

Introduzione

 

Il fumetto è un testo multimediale che si compone di due diversi codici espressivi, quello visivo e quello verbale, e questo stretto legame tra il testo visivo e il testo verbale costituisce talvolta un elemento di difficoltà nella traduzione delle strisce a fumetti, dove il traduttore può lavorare soltanto sulla componente verbale e si trova vincolato dalla componente visiva.

Compito del traduttore è trasmettere il messaggio originale della cultura emittente alla cultura ricevente, cercando di limitare il residuo culturale che si viene a creare inevitabilmente nella traduzione interlinguistica.

Talvolta non è possibile trovare una soluzione brillante per una striscia in quanto non esiste un corrispondente dei realia o dei giochi di parole nella cultura ricevente, così il traduttore ricorre alla nota a piè di pagina che colma la mancanza dei giochi di parole o dei realia che non è stato possibile mantenere, tuttavia si pensa spesso, e non sempre con fondamento, che questa non sia apprezzata da buona parte dei traduttori e degli autori.

Questa tesi nasce con l’intento di analizzare il caso specifico delle note del traduttore nelle strisce a fumetti e avere un quadro più chiaro dell’opinione dei lettori in merito alla presenza della nota nel fumetto, così da capire se vi è un rigetto della nota da parte di chi legge o se questa può effettivamente essere un valido aiuto per la comprensione della striscia là dove non si riesce ad arrivare a un gioco di parole efficace simile alla versione originale.

Nel primo capitolo, Problemi di traduzione del medium fumetto, mi soffermo sugli elementi – realia e giochi di parole – potenzialmente problematici nella traduzione della striscia a fumetti e sulla definizione di «nota del traduttore».

Il secondo capitolo, Metodo di raccolta dei dati, è dedicato al sondaggio effettuato per ottenere i dati concreti sulle preferenze dei lettori: qui illustro il criterio dell’indagine svolta, il metodo di raccolta dei dati, di formulazione delle domande e di creazione del questionario.

Il terzo capitolo, Risultati e considerazioni finali, si compone dei dati forniti e degli esiti del sondaggio. Osservando e analizzando le risposte ottenute sotto vari punti di vista e ordinando i rispondenti per gruppi, si individuano le preferenze dei rispondenti al questionario e si interpretano i risultati ottenuti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

1. I problemi della traduzione del medium fumetto

 

Il fumetto è un testo multimediale in cui due codici espressivi diversi – parole e immagini – vanno a formare un linguaggio unitario. Spesso il codice visivo è strettamente legato al codice verbale e la traduzione del fumetto può comportare alcune difficoltà per il traduttore, che può manipolare esclusivamente il codice verbale adeguando le strategie traduttive adottate ai vincoli posti dal codice visivo (Zanettin 1998).

Nel processo di traduzione il traduttore ha il compito di trasmettere alla cultura ricevente il messaggio originale, cercando di limitare la creazione del residuo originato dalla differenza tra le due culture. Per «residuo» si intende quella parte di messaggio che non arriva a destinazione (Osimo 2004:159), una perdita che si viene a creare in ogni tipo di comunicazione, e quindi anche in una traduzione interlinguistica.

Gli elementi strettamente legati alla cultura emittente che possono creare problemi nella traduzione del fumetto sono frequenti e tra questi troviamo i riferimenti culturali, i nomi propri, i giochi di parole, i realia.

Quando si incontrano riferimenti ironici a elementi propri della cultura emittente particolarmente conosciuti, quali personaggi famosi o nomi di una certa rilevanza, nelle strisce si preferisce evitare di inserire note a piè di pagina. In questo caso, la soluzione più frequente è la sostituzione dell’elemento originale con un elemento della cultura ricevente altrettanto noto (Sanna 2006).

Il linguaggio del fumetto, inoltre, usa spesso un registro informale che si serve di frequenti espressioni idiomatiche e di uso comune, legate alla cultura emittente. Lo stretto legame tra codice visivo e codice verbale può talvolta rappresentare un ostacolo.

Un altro elemento che può creare difficoltà nella traduzione del fumetto è rappresentato dalle onomatopee, elementi propri della lingua inglese che sono parte integrante dell’immagine e hanno un proprio significato, che nella cultura ricevente viene perduto. Nella versione tradotta, diventano scritte all’interno del testo che fanno riferimento a un rumore senza rimandare a un verbo della cultura ricevente, così il lettore ne intuisce il significato con l’aiuto delle immagini.

Talvolta nel testo del fumetto possiamo trovare paronomasie (o pun), che prevedono l’uso, a scopo umoristico, di due o più parole dal suono simile o di una parola che ha due o più significati. È anche possibile che i giochi di parole vengano inseriti nel fumetto pur non avendo niente a che vedere con la scena illustrata nella vignetta o nella striscia, in tal caso il traduttore ha la possibilità di sostituire il testo nel balloon con un’espressione altrettanto efficace nella cultura ricevente, che sacrifica il gioco di parole originario a favore dell’ironia. In altri casi, se il contesto lo permette, si provvede all’eliminazione della parte di testo contenente l’elemento che crea problemi.

 

 

1.1  I giochi di parole

 

Cultura e traduzione sono due concetti strettamente connessi: ogni traduzione arricchisce la cultura ricevente con elementi e aspetti della cultura emittente.

Tra gli elementi verbali e quelli visivi vi è un rapporto di dipendenza e complementarità (Zanettin 2004) e talvolta nel fumetto si utilizzano giochi di parole talmente legati alla cultura emittente che una traduzione efficace che possa mantenere l’ironia della battuta e allo stesso tempo il gioco di parole originario è difficile da ottenere.

In The language of jokes: analysing verbal play, Delia Chiaro identifica il gioco di parole con ogni possibile utilizzo del linguaggio allo scopo di divertire (Chiaro 1992:5), mentre Delabastita fornisce la seguente definizione:

 

Wordplay is the general name for the various textual phenomena in which structural features of the language(s) are used are exploited in order to bring about a communicatively significant confrontation of two (or more) linguistic structures with more or less similar forms and more or less different meanings (Delabastita 1996:128)[1].

 

Delabastita individua quattro tipi di giochi di parole: omonimia, omofonia, omografia e paronimia (Delabastita 1996:128).

Per omonimia si intende un fenomeno in cui due parole si scrivono e si pronunciano allo stesso modo pur avendo significati diversi.

 

  Figura 1.1: esempio di omonimia

 

L’omofonia prevede la presenza di due parole che, pur essendo scritte in modo diverso, si pronunciano allo stesso modo. Un esempio di omofonia è visibile nella striscia che segue, con il gioco di parole tra «nose all» e «knows all».

 

Figura 1.2: esempio di omofonia

 

L’omografia prevede la presenza di due parole che si scrivono allo stesso modo ma si pronunciano in modo differente.

Nella paronimia le parole utilizzate sono molto somiglianti, le differenze sono minime sia nella scrittura che nella pronuncia. La striscia sottostante propone un gioco di parole intraducibile basato sulla relazione tra «boot», che significa scarpone, e «booty» (bottino).

 

               Figura 1.3: esempio di paronimia

 

L’effetto comico, scrive Zanettin, è dato dalla contrapposizione tra l’interpretazione denotativa del testo verbale e il riconoscimento dell’espressione figurata in cui compare la parola. Questo provoca una scissione tra due possibili interpretazioni della stessa parola: l’interpretazione suggerita dal testo verbale e quella suggerita dall’immagine (Zanettin 1998).

In una traduzione ideale che conservi il suo effetto umoristico, il codice visivo dovrebbe mantenere il legame con il testo scritto presente nella versione originale, ma nella maggior parte dei casi traducendo i giochi di parole si verifica una considerevole perdita, anche di ironia. Inoltre non tutte le culture hanno lo stesso tipo di battute e nemmeno la stessa concezione di humor, e anche trovando un’espressione corrispondente nella cultura ricevente, non è detto che l’effetto sul lettore della striscia tradotta sia lo stesso: ciò che fa ridere un italiano potrebbe non essere divertente per un inglese e viceversa.

Per i giochi di parole che funzionano solamente nella cultura emittente, in cui il codice visivo e il codice verbale non sono legati in modo vincolante, si può in alcuni casi ovviare al problema inserendo un gioco di parole che non ha legami con l’immagine e non corrisponde a quello originale ma ha comunque un effetto umoristico per il lettore.

Quando il testo è fortemente vincolato dall’immagine, come nel caso di pun visivi o della striscia precedente, spesso è possibile tradurre il testo concentrandosi sul significato e sulla scorrevolezza del testo e sacrificando il riferimento all’immagine. Nel peggiore dei casi, il lettore della vignetta tradotta si troverà disorientato dalla discrepanza tra testo scritto e immagine (Schnetzer 2003:21).[2]

Nell’impossibilità di trovare una traduzione efficace, si può compensare la perdita derivata dalla mancanza del collegamento tra immagine e parole inserendo una nota a piè di pagina che spieghi il gioco di parole nella cultura emittente.

 

  Figura 1.4: nota a piè di pagina nel fumetto tradotto

 

Ci sono delle perdite che potremmo definire assolute. Sono casi in cui non è possibile tradurre, e […] il traduttore ricorre all’ultima ratio, quella di porre una nota a piè di pagina – e la nota a piè di pagina ratifica la sua sconfitta. Un esempio di perdita assoluta è dato da molti giochi di parole (Eco 2003:95).

 

Come spiegato da Eco, questa soluzione non è però considerata la migliore e in genere si preferisce evitarla, specialmente quando si tratta di strisce, che dovrebbero essere scorrevoli nella lettura e immediatamente comprensibili. Tuttavia, nonostante la perdita dell’immediatezza della striscia, la nota può anche essere vista come una chiave di lettura dei meccanismi dell’altra cultura.

 

 

 

1.2  I realia

 

In ambito traduttologico, i realia sono parole che denotano cose materiali culturospecifiche (Osimo 2006:63) e pur senza distinguersi in alcun modo dal co-testo verbale nell’originale possono essere problematici da tradurre, pertanto richiedono al traduttore un atteggiamento particolare.

Come sostiene Zanettin (2005), la traduzione del fumetto andrebbe considerata essenzialmente una traduzione interculturale. Anche nel caso dei realia si può operare una traduzione che si concentri sull’aspetto linguistico oppure una che si soffermi maggiormente sull’aspetto semiotico più in generale.

Mentre nel primo caso l’attenzione va alla componente verbale, il secondo approccio considera la relazione che intercorre tra la componente simbolica e quella iconica, e quindi tra il testo scritto e l’immagine (Zanettin 2005:95).

Il processo di traduzione coinvolge almeno due lingue e due tradizioni culturali. Nella traduzione, il traduttore può attenersi al testo originale e alle sue norme, oppure adattare il testo alle norme della cultura ricevente[3].

 

 

Una traduzione in cui il metatesto conserva poche caratteristiche del prototesto in favore della leggibilità è «accettabile» e vede la sostituzione di tutti i realia propri della cultura emittente con elementi familiari alla cultura ricevente, così che il lettore si trova a leggere un testo “comodo”, che tuttavia arricchisce di meno. Il metatesto «adeguato» mantiene invece molte caratteristiche del testo originale e i realia, i nomi e le costruzioni sintattiche vengono il più possibile conservati.

 

Il traduttore conserva il più possibile le caratteristiche di “cultura altrui” del prototesto, costringendo il lettore a uno sforzo per recepire il testo come altrui. Non viene compiuto alcun tentativo di far passare il metatesto per un originale. Il lettore si trova di fronte a un testo “scomodo” (non scorrevole), ma ricco di stimoli per la reciproca fecondazione tra culture nella dialettica proprio/altrui della semiosfera. (Osimo 2010:102).

 

Quando ci troviamo di fronte a elementi tipici della vita quotidiana, della storia e della cultura di un determinato paese che non si riscontrano altrove, il problema principale è trovare una traduzione soddisfacente (Zanettin) e non sono rari i casi in cui, nell’impossibilità di produrre un metatesto altrettanto efficace, il traduttore ricorre alle note a piè di pagina con cui spiega gli aspetti della cultura emittente che il lettore non ha afferrato nella lettura del testo.

 

 

1.3  Ma il pubblico gradisce le note?

 

Si pensa che il lettore modello della striscia a fumetti prediliga una lettura scorrevole e immediata, comoda, e quindi senza doversi soffermare troppo sul significato della striscia o “perdere tempo” a leggere la nota. Si suppone, quindi, che il lettore modello dei fumetti non apprezzi una striscia in cui si necessiti di note che spiegano il gioco di parole legato all’immagine o forniscono informazioni aggiuntive sulla cultura emittente.

Scopo di questa tesi è illustrare la funzione delle note a piè di pagina nelle strisce a fumetti e verificare l’opinione del lettore riguardo all’utilità di queste, ovvero capire se le note sono effettivamente percepite come un intralcio a quella che si ritiene debba essere una lettura scorrevole, immediata e divertente oppure se vengono in realtà considerate una chiave di lettura dell’humor altrui e apprezzate in quanto elemento integrante nel testo e strumento per comprendere elementi propri di culture più o meno distanti dalla nostra e sotto vari aspetti estranee.

 

1.4  La nota

 

Per proseguire si rende necessario soffermarsi sul significato di nota in ambito traduttologico.

In Seuils, Genette (1987:293) identifica la nota con un enunciato di lunghezza variabile relativo a un segmento più o meno determinato del testo e disposto in riguardo o in riferimento al segmento in questione, e tale stato di parzialità (caratterizzante sia il testo di riferimento che l’enunciato riportato in nota) costituisce il tratto formale più distintivo di questo elemento del paratesto[4].

La nota è infatti parte integrante del paratesto, il testo che accompagna l’edizione di un testo letterario (Osimo 2004:216) e che include, oltre alle note, anche frontespizio, errata còrrige, prefazione, sommario, glossario, bibliografia, didascalie ecc. L’apparato paratestuale è chiamato talvolta metatesto poiché, come il testo tradotto, è anch’esso frutto di un processo traduttivo di trasformazione del prototesto (Osimo 2004:30).

Le note possono inoltre essere d’aiuto per evidenziare testo di interesse rilevante o illustrare un passaggio in modo più dettagliato, o ancora possono citare una fonte.

Il destinatario della nota è in teoria il lettore del testo (Genette 1987:297), tuttavia le note sono facoltative nella lettura e di conseguenza sono indirizzate solo ad alcuni lettori, poiché il loro carattere accessorio giustifica il rigetto di queste.

Spesso l’apparato di note nel testo ha una relazione molto stretta e di continuità con la prefazione.

Nello stesso testo possono coesistere più tipi di note, e la prassi consiste nel richiamare le note nel testo attraverso diversi procedimenti (con cifre, lettere ecc) e segnalare ciascuna nota con un richiamo identico o una menzione del testo (1987:295).

Le note possono comparire in qualsiasi punto del testo, ma possono anche scomparire da un’edizione all’altra (1987:296) oppure coesistere insieme ad altre note di periodi diversi.

La nota è un elemento piuttosto ambiguo del paratesto. Alcuni tipi di nota hanno funzione di commento, mentre altre danno semplicemente luogo a modulazioni del testo e altre ancora contribuiscono alla finzionalità del testo (1987:314).

Genette individua vari tipi di nota: le più frequenti sono le note autoriali assuntive, suddivise in originali, ulteriori e tardive; le note allografe e infine le note finzionali. Le note possono essere relative a testi discorsivi (come saggi di storia) oppure riguardanti opere di finzione narrativa o poesia lirica (1987:298).

In nota si trovano spiegazioni di termini utilizzati nel testo o indicazioni e talvolta informazioni non necessariamente interessanti per il lettore ma che l’autore vuole comunque fornire per i lettori più esigenti.

La nota autoriale originale può essere di complemento, di digressione e più raramente di commento, e generalmente, scrive Genette, gli autori preferiscono astenersi dalle note o ridurle il più possibile (1987:301).

Su questo tuttavia non si può generalizzare, poiché non tutti gli autori considerano la nota un intralcio alla lettura, ma ne fanno ampio uso di proposito senza vederla  negativamente. È il caso dello scrittore inglese Jasper Fforde, che nelle sue opere, anche romanzi di genere fantastico come Persi in un buon libro, fa un ampio impiego di giochi di parole e note a piè di pagina[5].

Le note ulteriori e tardive sono molto più rare e hanno una forte relazione di continuità con la prefazione: la prolungano commentando singoli dettagli nel testo.

La nota allografa è spesso una nota editoriale e consiste in un commento esterno, in genere postumo, di cui l’autore non è responsabile.

La nota attoriale è una varietà della nota allografa e riveste l’autorità del suo oggetto che è spesso un autore (1987:311).

Le note di finzione sono note in cui il destinatore stesso è finzionale e questo tipo di nota è in genere attribuito a un personaggio narratore e gli conferisce una funzione autoriale verosimile (1987:314).

Le note a pié di pagina rappresentano comunque una manifestazione evidente della presenza del traduttore nel testo, che in questo modo limita però il suo intervento a un territorio esterno alla narrazione e, nell’ambito da noi preso in analisi, il loro scopo più comune è spiegare i giochi di parole del testo in lingua originale, illustrare la ragione di determinate scelte linguistiche o riportare il significato di parole straniere e non tradotte nel testo.

 

 

 

 

 

 

 

 

2. Metodo di raccolta dei dati

 

Scopo di questa tesi è documentare una ricerca che abbiamo portato avanti al fine di scoprire la funzione che hanno le note del traduttore nelle strisce di fumetti per il lettore della striscia. Per raccogliere i dati abbiamo costruito un questionario a cui abbiamo sottoposto duecento persone in varie fasce di età, con titoli di studio e professioni differenti, e abbiamo poi raccolto i risultati nel terzo e ultimo capitolo.

 

2.1  Creazione del questionario

 

La costruzione di un questionario è una fase particolarmente delicata nel corso della pianificazione di un’indagine di valutazione e il questionario deve essere pensato in modo da incoraggiare coloro che rispondono a esprimere le loro reali preferenze con il minor condizionamento esterno possibile (Chiabai 2001:4).

Vi sono svariati tipi di questionario: l’indagine può avvenire tramite interviste personali, telefoniche o postali. Poiché la progettazione del questionario deve essere coerente con il tipo di indagine che si desidera svolgere e la nostra indagine, trattandosi di strisce a fumetti, prevedeva l’utilizzo di immagini, per portare avanti questa ricerca abbiamo creato un questionario online a scelta multipla che i rispondenti potevano compilare via internet all’indirizzo www.trad.it/strisce.htm in circa dieci minuti.

 

 

 

 

 

2.2  Formulazione delle domande

 

Una particolare attenzione va rivolta all’ordine e alla successione dei quesiti all’interno del questionario, anche perché in alcuni casi una domanda anteposta alle altre può influenzare la risposta alle successive. Trattandosi in questo caso di strisce a fumetti, era importante anche la disposizione di queste.

È consigliabile adottare una successione logica di temi, in modo da facilitare il passaggio da un quesito all’altro per chi risponde. Nel nostro caso abbiamo posto all’inizio del questionario tutte le domande più generali riguardanti l’età, il titolo di studio e la professione del rispondente, seguite poi da tutte le strisce da leggere e dalle relative domande e, per quanto riguarda le domande specifiche al seguito di ciascuna striscia, abbiamo collocato per prime quelle riguardanti direttamente le strisce, seguite poi da un quesito più specifico riguardante le note del traduttore.

Un criterio generale per la formulazione delle domande nei questionari consiste nel sistemare le domande più semplici all’inizio del questionario e quelle più delicate e complesse alla fine, altrimenti il rispondente che dà un primo sguardo al questionario potrebbe pensare che tutte le domande nel questionario saranno complesse e abbandonarlo prima della fine (Chiabai 2001:17).

Abbiamo applicato questo criterio al questionario da noi creato sistemando le strisce più brevi da leggere all’inizio, seguite poi da quelle più lunghe e “impegnative”.

Il questionario andrebbe concepito come uno strumento di comunicazione finalizzato a facilitare l’interazione tra il ricercatore e il rispondente, e per essere valido occorre che sia standardizzato, e quindi che presenti domande identiche per tutti i rispondenti, per garantire la confrontabilità delle risposte (Fontanella 2007:16).

È inoltre importante che le domande poste rappresentino lo stesso stimolo per tutti i rispondenti e che siano meno ambigue possibile, soprattutto se rivolte a un pubblico non omogeneo, che presenta livelli culturali differenziati e vari gradi di istruzione. I concetti devono essere familiari e facilmente comprensibili a tutti i rispondenti (Chiabai 2001:22).

 

 

2.3  L’indagine sulle note

 

Il questionario che abbiamo sviluppato allo scopo della ricerca propone sette strisce a fumetti tradotte in italiano. La versione originale di ciascuna striscia, in lingua inglese, presenta un gioco di parole o un elemento di realia proprio della cultura emittente, che in italiano solitamente non trova una traduzione efficace che sia semanticamente simile all’originale e allo stesso tempo divertente come l’originale.

Per ciascuna striscia vi sono due traduzioni: in una delle due versioni il testo ha subìto un adattamento per facilitare la lettura e divertire anche il lettore italiano, così è facile che il senso della battuta originale vada perso in favore di una lettura scorrevole e di una comprensione immediata. Nell’altra versione si è mantenuta l’espressione originaria traducendo le battute parola per parola, così che spesso si perde l’ironia che caratterizzava la battuta originale. Questa versione della striscia è accompagnata da una nota a piè di pagina che spiega al lettore qual era il senso della battuta originale, rimediando al senso di straniamento che può derivare dalla mancata comprensione della striscia.

 

 

 

2.4  Il questionario di Google Documents: come funziona

 

Per la costruzione del questionario abbiamo fatto uso del servizio gratuito offerto da Google Docs, Google Documenti nella versione italiana, che permette di creare sondaggi e questionari e poi di verificare i risultati, con il vantaggio della visualizzazione di report grafici ed editing immediato.

Attraverso un Google account, che dà accesso ai servizi di Google quali Gmail, è possibile creare il questionario scegliendo tra varie opzioni.

Nella creazione del modulo è possibile inserire qualsiasi informazione o testo che sia di aiuto al lettore che dovrà compilare il questionario. È possibile scegliere la modalità di risposta a ogni domanda (aperta, a scelta multipla, con griglia o caselle di controllo), si può decidere se rendere la risposta obbligatoria o meno ed è possibile personalizzare l’aspetto grafico del questionario scegliendo tra vari temi. L’autore del questionario ha la possibilità di visualizzare le risposte date dai lettori organizzate in una tabella e anche il riscontro grafico di queste.

Nella creazione del questionario abbiamo deciso di rendere obbligatorie tutte le risposte e abbiamo preferito domande con possibilità di risposta a scelta multipla.

 

 

2.5  Calibrazione delle risposte

 

Per la realizzazione di questo progetto necessitavamo di risposte accurate e di spiegazioni precise sul motivo della preferenza dei rispondenti, poiché una maggiore accuratezza nelle risposte e nelle motivazioni che hanno portato verso una determinata preferenza può costituire un valido aiuto nel fare chiarezza sul motivo delle scelte e sull’esito della ricerca.

Nelle opzioni a scelta multipla abbiamo posto cinque possibilità di scelta perché il motivo della preferenza del rispondente fosse il più preciso possibile e poco venisse lasciato al caso; è inoltre utile avere la possibilità di paragonare i risultati ottenuti e le risposte tra di loro nel tempo.

Le domande strutturate del questionario prevedono alcune alternative fisse di risposte predefinite e al rispondente si lascia il compito di scegliere quella che più si avvicina al suo caso (Fontanella 2007:22). Il vantaggio di questo metodo è la facilitazione nella codifica della risposta, che a differenza delle domande aperte non lascia spazio a dubbi o ambiguità e agevola il raggruppamento delle categorie. Lo svantaggio di questa modalità è che si possono avere come risultato risposte – almeno da una parte dei rispondenti – che non coincidono esattamente al pensiero del soggetto ma sono frutto di un adattamento del suo pensiero.

Il questionario da noi utilizzato per lo svolgimento della ricerca si presentava così:

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

3. Risultati e considerazioni finali

 

3.1  I dati

 

Al questionario hanno risposto duecento persone appartenenti a varie fasce di età e con diversi titoli di studio. Molti dei rispondenti sono in possesso di un titolo di studio non correlato alla taduzione o svolgono una professione che non riguarda la traduzione.

I partecipanti al questionario online sono stati suddivisi in quattro fasce di età: meno di 20 anni, tra i 21 e i 35 anni, tra i 36 e i 55 anni e oltre i 55 anni. Ciascuno di loro poteva selezionare il proprio titolo di studio tra le opzioni proposte, dalla scuola elementare fino ad arrivare al dottorato, e indicare se la propria formazione o professione è legata in qualche modo alla traduzione. Quest’ultima divisione è stata effettuata poiché l’approccio al questionario da parte di un traduttore professionale può essere tendenzialmente diverso da quello di una persona che è esterna all’ambito, e volevamo individuare e isolare le preferenze dei traduttori e quelle di chi non esercita la professione.

 

 

3.2  L’interpretazione dei dati

 

Il questionario è stato inizialmente proposto a un numero uguale di persone per ogni fascia di età, e coloro che hanno partecipato con maggiore entusiasmo alla ricerca e hanno contribuito in particolar modo a divulgarlo sono i rispondenti di età compresa tra i 21 e i 35 anni, che corrispondono al 57% del numero totale di rispondenti.

 

Per quanto riguarda il titolo di studio conseguito, i rispondenti avevano la possibilità di scegliere tra otto opzioni. Il titolo di studio più comune tra chi ha risposto al questionario è il diploma di scuola media superiore, con il 46%.

 

 

La maggioranza dei rispondenti ha conseguito un titolo di studio che non riguarda la traduzione o esercita una professione che non è correlata alla traduzione (66%).

 

Per ciascuna delle sette strisce sottoposte ai rispondenti del questionario vi erano due versioni, differenti nei dialoghi e nei giochi di parole o realia. Una delle due versioni si presentava senza note, di facile comprensione per il lettore, questo perché i giochi di parole e i realia della cultura di partenza sono stati tradotti e adattati perché fossero comprensibili, divertenti e scorrevoli nella lettura anche per il lettore della cultura di arrivo, in questo caso lettore italiano. Nella seconda versione tradotta, i giochi di parole e i realia sono rimasti invariati nella lingua italiana, a scapito della comprensibilità del senso della striscia, e in ognuna di queste strisce è stata aggiunta una nota a piè di pagina che spiega al lettore italiano il senso della battuta nella lingua originale.

Per evitare risposte casuali abbiamo alternato l’ordine delle due versioni, cambiandolo in ogni striscia, così che la versione con la nota non risultasse sempre la prima e viceversa.

3.3 Gradimento delle note

 

Ciascuno dei duecento rispondenti al questionario ha visualizzato due versioni di sette strisce differenti ed espresso un parere su ciascuna delle strisce e quindi anche sulle note impiegate in ognuna delle sette versioni non adattate. Abbiamo quindi ottenuto un totale di 1400 pareri sull’impiego delle note in ciascuna striscia e analizzato il gradimento di queste sotto vari punti di vista: fascia di età, titolo di studio, professione.

 

 

3.3.1 Gradimento delle note per fascia di età

 

Per analizzare il gradimento delle note da parte dei partecipanti al sondaggio in base all’età abbiamo preso come parametri di riferimento le stesse fasce create per il questionario, ovvero meno di 20 anni, tra i 21 e i 35 anni, tra i 36 e i 55 anni e oltre i 55 anni, per vedere quanti hanno trovato le note utili, quanti le hanno reputate inutili o di intralcio e quanti invece non le hanno lette.

Qui riporto i dati relativi alla prima fascia di età.

 

Tra i rispondenti di età inferiore ai 20 anni si è riscontrata un’opinione estremamente positiva in merito alle note nelle strisce di fumetti. Oltre ad averle lette quasi tutti (il 94% tra chi le ha trovate utili e chi no), l’84% ritiene che siano state d’aiuto e le ha lette volentieri, mentre soltanto il 10% le ritiene inutili. Pochissimi sono i rispondenti che non le hanno lette, il 4%, e che le consideravano d’intralcio alla lettura della striscia (2%).

 

Anche tra i rispondenti della seconda fascia di età l’opinione riguardo alle note nel fumetto è positiva. Il numero di chi ha letto le note e le ha trovate utili è inferiore rispetto alla fascia di età precedente, tuttavia ricopre all’incirca i tre quarti delle risposte totali, seguono i rispondenti che non hanno ritenuto le note di alcuna utilità nella lettura delle strisce, che rappresentano il 16% delle risposte totali, e poi chi non le ha lette (6%) e chi infine le considerava di intralcio alla lettura, con il 4%.

 

 

Nella terza fascia di età, quella dei rispondenti di età compresa tra i 36 e i 55 anni, aumenta leggermente il numero di chi ha ritenuto che le note fossero un impedimento alla lettura scorrevole delle strisce, tuttavia le note come parte integrante della striscia continuano a essere apprezzate dal 73% dei lettori che ne hanno usufruito durante la lettura. È invece minore il numero di chi le ha lette ma non le ha trovate di alcuna utilità, che ricopre in questa fascia di età l’11% delle opinioni. In questo gruppo si registra il numero più alto di lettori che hanno ignorato completamente le note mentre leggevano le strisce, che rappresenta il 9% dei rispondenti. Se paragonata al numero di coloro che hanno apprezzato le note, questa quota rimane comunque molto bassa.

 

 

Anche tra i rispondenti che superano i 55 anni di età vi è un sensibile interesse per le note del traduttore e l’apprezzamento di queste si riconferma, seppure in numero leggermente minore rispetto alle fasce di età precedenti.

Per quanto riguarda il non gradimento della nota, i partecipanti al sondaggio di età superiore ai 55 anni che la ritengono inutile pur avendola letta sono qui più numerosi e raggiungono il 18% delle opinioni generali. Anche in questa fascia di età sono comunque in pochi a non avere letto del tutto le note (il 7%) e a considerarle un intralcio (6%).

 

Da questi dati si può concludere che le note sono gradite in linea generale, la maggior parte dei rispondenti di tutte le età non considera leggere le note uno spreco di tempo, anche se si tratta di strisce a fumetti, e le trova inoltre utili alla comprensione della striscia. Una parte di lettori che “boccia” le note considerandole un intralcio alla lettura della striscia a fumetti è presente in tutte le fasce di età, tuttavia si tratta di una porzione decisamente ristretta, come anche la quota di chi le ignora completamente.

Allo stesso modo, abbiamo osservato ovunque una parte di rispondenti che non hanno gradito le note pure avendole lette, che è leggermente più ampia rispetto alla quota di chi le trova d’intralcio e di chi non le legge, ma in ogni caso non supera mai il 20% delle opinioni totali.

Il fatto che faccia piacere leggere le note, spesso contenenti spiegazioni di realia che non appartengono alla nostra cultura o di giochi di parole che altrimenti troveremmo incomprensibili, denota una certa apertura mentale: non solo da parte di lettori giovani ma anche da parte di chi supera i 55 anni e di chi in genere può non essere solito leggere strisce a fumetti.

 

 

3.3.2 Gradimento delle note per titolo di studio

 

I rispondenti al questionario potevano selezionare l’opzione più affine al titolo di studio da loro conseguito e ne sono derivate otto opzioni differenti, dalla licenza elementare al dottorato.

Abbiamo preso nuovamente in analisi i dati riguardanti il gradimento delle note del traduttore nelle strisce, stavolta dal punto di vista dell’istruzione e del titolo di studio conseguito.

 

 

I rispondenti con licenza elementare leggono le note per l’86%, le ritengono utili per il 57% mentre le trovano inutili per il 29%, la percentuale più alta tra tutti i gruppi. Chi non le legge rappresenta un numero molto basso, come anche i lettori che le considerano d’intralcio.

In questo gruppo troviamo il numero più alto di rispondenti che non hanno trovato le note di alcuna utilità pur leggendole.

 

 

Tra i lettori che hanno conseguito un titolo di studio pari a licenza media, che siano di età inferiore o superiore ai 18 anni, vi è un quasi totale gradimento delle note, lette, apprezzate e ritenute utili nel 91% dei casi a fronte di un 3% di chi le ha trovate inutili e di una percentuale identica anche per i rispondenti che rispettivamente non le hanno lette e le hanno considerate di intralcio.

Questo gruppo presenta la percentuale più alta di gradimento delle note, che non sembrano affatto rappresentare un problema per la lettura né risultano superflue o inutili per le informazioni che offrono al lettore.

 

La più bassa percentuale di lettori che considerano le note un ostacolo alla lettura delle strisce si trova tra i rispondenti che hanno conseguito il diploma di scuola media superiore. Il 14% di loro le ha lette ma non le ha trovate di alcuna utilità alla comprensione della striscia, mentre rimane anche qui notevolmente maggiore il numero dei rispondenti che hanno letto le note e le ritengono gradevoli e utili alla comprensione della striscia o del significato originale.

La percentuale di coloro che hanno completamente ignorato le note è del 7%, rimane stabile senza superare il 10%.

 

Tra chi ha conseguito un titolo di studio pari alla laurea triennale le note continuano ad essere apprezzate nella maggior parte dei casi, anche se la quota dei rispondenti che le trova inutili si avvicina al 20%. Il numero di lettori che ripudiano le note rimane molto basso (5%) e quello di chi non ha speso tempo a leggerle rimane sotto il 10%, in linea con la quota degli altri gruppi.

 

I rispondenti in possesso di una laurea specialistica confermano la tendenza dei dati precedenti per quanto riguarda l’apprezzamento delle note: il 67% le considera utili a fronte di un 14% di rispondenti che le ritengono inutili.

In questo gruppo le persone che considerano le note del traduttore un intralcio alla lettura sono più numerose rispetto agli altri e raggiungono il 10%, mentre i lettori che hanno evitato le note ricoprono il 9% del totale.

 

Larga parte dei rispondenti in possesso di un master continua ad apprezzare le note arrivando quasi al 75% delle opinioni totali. Le note sono quindi costantemente gradite dalla maggior parte dei lettori delle strisce, per i quali non sembrano rappresentare un problema. C’è invece una diminuzione nel numero di chi pur avendo letto le note le considera inutili, compensata dall’aumento delle persone che considerano le note un intralcio e che quindi avrebbero preferito non ci fossero affatto. Ristretta rimane invece la percentuale di rispondenti che non hanno letto le note.

 

Nel gruppo dei rispondenti al questionario che hanno conseguito un alto titolo di studi come il dottorato la percentuale di chi vede nelle note del traduttore un ostacolo alla lettura è di nuovo ridotta a un 3%, mentre il numero dei rispondenti che ha letto le note ma non le ha apprezzate sale nuovamente al 14%. I lettori che hanno evitato le note rimangono una piccola parte sotto il 10% delle opinioni totali.

Anche in questo gruppo le note continuano ad essere apprezzate e ritenute utili nei tre quarti dei casi (74%).

 

Spesso si pensa che le note abbiano maggiore probabilità di essere apprezzate da un pubblico che ha conseguito un titolo di studio più alto piuttosto che da chi ha ricevuto un grado di istruzione inferiore e si ritiene che maggiori studi siano spesso sinonimo di apertura mentale o di una maggiore curiosità. Dai dati ricavati si può dedurre che le note oltre a essere lette vengono apprezzate in linea di massima dalla maggior parte dei rispondenti, indipendentemente dal grado di istruzione ricevuta, e anche nel gruppo di rispondenti che hanno la licenza elementare come titolo di studio, pur osservando il più alto numero di opinioni sfavorevoli alle note, rimangono comunque in molti ad averle gradite (più della metà del totale con il 57%) e in ogni caso più dell’80% dei rispondenti si è soffermato a leggerle pur non considerandole sempre un aiuto alla comprensione delle strisce. In particolare, il gruppo di rispondenti che hanno conseguito la licenza media, presenta il numero più alto di gradimenti per quanto riguarda la nota e un numero estremamente basso di “rigetti”, decisamente inferiori a quelli osservati nei gruppi di lettori che hanno un titolo di studio più alto (come laurea, master o dottorato).

 

 

3.3.3 Gradimento delle note per professione

 

Al questionario hanno partecipato traduttori professionali e persone la cui professione o i cui studi sono in qualche modo correlati al mondo della traduzione, ma anche persone e studenti che si occupano di campi che non sono in alcun modo legati alla traduzione.

La terza suddivisione organizza i rispondenti in due grandi gruppi, uno di persone che studiano o lavorano con la traduzione e uno di persone il cui titolo di studio o mestiere non ha nulla a che fare con essa.

Con questa suddivisione desideriamo vedere se e quanto cambia l’approccio alle note del traduttore nelle strisce tra i due gruppi e quale dei due gruppi mostra il maggiore indice di apprezzamento delle note.

 

La maggior parte di chi si occupa di traduzione apprezza le note e le ritiene utili, mentre il 17% dei rispondenti non le trova utili per la comprensione della striscia. Rimane basso il numero di chi non le ha lette e di chi le trova di intralcio alla lettura.

 

 

 

I rispondenti che svolgono una professione estranea alla traduzione sembrano gradire le note del traduttore in misura maggiore rispetto a chi si occupa di traduzione. Pur essendo il numero di rispondenti che non ha letto le note leggermente maggiore rispetto all’altro gruppo, la quota di chi ha “bocciato” le note considerandole un ostacolo alla lettura della striscia è meno della metà rispetto a quella del gruppo dei traduttori. Anche la quota di chi ha letto le note ma non le ha trovate di alcuna utilità è inferiore (un 13% confrontato con il 17% di chi non le trova utili nel gruppo precedente).

 

In entrambi i gruppi la nota viene letta da gran parte dei rispondenti ed è generalmente gradita e ritenuta utile, anche se nel gruppo dei non traduttori si registra una percentuale più alta di gradimenti, il 77% contro il 69% del gruppo di chi lavora nel campo della traduzione. Quest’ultimo gruppo presenta una quota leggermente più bassa di rispondenti che non hanno letto le note, ma vi sono più persone che non hanno apprezzato la nota pur avendola letta e che l’hanno ritenuta un intralcio. Riguardo a quest’ultima opinione, in particolare, sono più del doppio le persone a scartare la nota rispetto al gruppo di rispondenti la cui attività non è legata alla traduzione.

Il numero maggiore di rigetti della nota nel gruppo di chi si occupa di traduzione può forse derivare dal fatto che la nota non è sempre considerata positiva nell’ambiente e pertanto chi è esperto della professione ha un approccio forse “prevenuto” nei confronti delle note nelle strisce.

Inoltre la lingua inglese è spesso tra le lingue di lavoro dei traduttori, pertanto è probabile che in molti intuiscano il significato del gioco di parole in questione senza bisogno di ricorrere alla spiegazione delle note anche se questo è tradotto alla lettera dalla lingua di partenza e non trova un corrispondente nella lingua italiana, e trovino quindi superflua una nota che spiega il significato di quanto hanno appena letto nella striscia.

Nel gruppo costituito da chi non lavora nel campo della traduzione non è detto che tutti abbiano una conoscenza della lingua straniera – pur trattandosi dell’inglese – sufficiente a comprendere i giochi di parole o i realia che non hanno subito un adattamento, quindi un numero maggiore di persone può aver trovato utile una spiegazione di quanto letto.

 

 

3.4  Con le note o senza le note?

 

Abbiamo visto come le note del traduttore nelle strisce a fumetti siano apprezzate dalla maggior parte dei lettori e come abbiano ottenuto un ampio consenso in tutte le fasce di età e tra persone di ogni titolo di studio.

Come già spiegato, le due versioni delle strisce a fumetti sono state disposte in modo che la versione con le note e quella adattata si alternassero nell’ordine, così da ridurre il più possibile il numero di risposte casuali. Ne risulta che la versione con le note a piè di pagina non era sempre la versione A e la versione senza note non era sempre la versione B. Di conseguenza anche il lettore che tendeva a scegliere una delle due versioni a priori si trovava costretto in ogni caso a leggere entrambe le strisce per assicurarsi di selezionare la versione preferita.

Un’ulteriore analisi dei dati suddivide i rispondenti in due nuove grandi categorie, stavolta per preferenza: chi nel complesso ha preferito le versioni con le note e chi ha invece scelto le versioni adattate.

 

 

Le versioni senza note sono generalmente le favorite. Fa eccezione la striscia n. 5 con una netta preferenza per la versione con note. Nella maggior parte dei casi, comunque, lo scarto tra la versione con note e quella adattata è di pochi voti. Più significativa è la disparità tra la versione con note e quella senza note nelle strisce n. 1 e 2, forse a causa dell’utilizzo di giochi di parole e realia troppo distanti dalla cultura ricevente.

Nel complesso le preferenze per le versioni senza note del traduttore – che sono 833 – ricoprono il 60% delle scelte, a fronte del 40% di preferenze per le versioni che presentano le note (567 preferenze).

 

In sei strisce su sette la preferenza è andata alla versione adattata e senza note del traduttore. Nel questionario abbiamo chiesto ai lettori di fornire una motivazione alla loro scelta spiegando perché avessero scelto quella versione piuttosto che l’altra e abbiamo proposto sei opzioni in modo da offrire ai rispondenti una scelta più ampia possibile. Le motivazioni proposte erano:

– l’hai trovata più interessante;

– l’hai trovata più scorrevole;

– l’hai trovata più divertente;

– non sai perché, ma ti è piaciuta di più;

– l’hai trovata più completa;

– l’hai trovata più comprensibile

 

Nei casi di preferenza della versione senza note del traduttore, tra le motivazioni più frequenti troviamo al primo posto “ho trovato la striscia più divertente”, con il 29% delle selezioni, seguita dalla comprensibilità (27%) e poi dalla scorrevolezza (19%). Con quote minori seguono i rispondenti che hanno trovato le strisce senza nota più complete (il 10% dei rispondenti), più interessanti (8%) e infine coloro che non hanno saputo dare una motivazione precisa alla loro scelta (7%).

 

In una delle sette strisce proposte la versione presentante le note del traduttore è stata la più apprezzata. Tra le motivazioni troviamo al primo posto quelle che ritenevano questa versione più divertente con il 43%, poi più comprensibile con il 24%, più scorrevole (il 14% delle motivazioni) e a seguire i lettori che l’hanno trovata più completa (8%) e più interessante (7%), per poi finire con chi non ha dato una motivazione precisa (6%).

 

3.5 Casi particolari

 

Tra le strisce utilizzate nel questionario ve ne sono alcune in cui la preferenza per la versione senza note è particolarmente evidente, in particolar modo in due casi. Vi è poi una striscia in cui si è registrata una netta preferenza per la versione che presenta la note del traduttore.

 

 

3.5.1 Le versioni adattate

 

La prima striscia propone un’espressione tipica della lingua inglese, quindi un realia, nella frase «Let’s see if mom jumps out of her skin». L’espressione to jump out of one’s skin, letteralmente «saltare fuori dalla propria pelle», è utilizzata in lingua inglese per esprimere un grosso spavento e non trova un corrispondente in italiano.

 

 

 

In questo caso la componente visiva costituisce un vincolo per il traduttore che deve trovare una traduzione efficace cercando di non stravolgere il legame con l’immagine e il senso della striscia. Il risultato della traduzione nella striscia adattata è «E ora vediamo se alla mamma prende un colpo». Si parla sempre di spavento, ma si usa un’espressione che il lettore della striscia tradotta comprende senza problemi. La versione con nota prevede invece una traduzione denotativa dell’espressione in «E adesso vediamo se la mamma salta fuori dalla pelle»: traduzione che pur mantenendo interamente il legame con l’immagine proposta risulta incomprensibile e viene compensata con la spiegazione in nota.

Anche se la nota nella versione non adattata risultava gradita a quasi tutti i rispondenti, tale versione è stata preferita da 59 rispondenti contro i 141 che hanno optato per quella adattata. Questo significa che la nota piace e qui è utile a molti ma in certi casi, probabilmente, l’espressione originale viene reputata troppo distante dalla cultura ricevente per essere divertente e immediatamente comprensibile mentre la versione adattata riusciva in questo caso a mantenere in parte il senso originale della battuta, il legame con la componente immagine e presentava un’espressione non estranea al pubblico della cultura ricevente.

 

La seconda striscia propone un problema simile che si risolve però in modo differente e porta al cambiamento del senso dell’intera striscia.

 

 

 

Il gioco di parole proposto da questa striscia fa leva sull’onomatopea, che richiama il suono del sasso nell’acqua, e sul verbo inglese to spelunk, che in lingua italiana non ha un corrispondente e significa «esplorare cave». La versione adattata cambia l’onomatopea in squash, che foneticamente rievoca la caduta di un sasso nell’acqua e indica anche il nome di uno sport in grado di sostituire il verbo to spelunk. La traduzione viene in questo modo stravolta in favore del gioco di parole, che regge anche nella lingua di arrivo e viene conservato.

 

 

 

Nella versione non adattata il verbo to spelunk viene italianizzato in spelunkare e il senso dell’associazione, come anche questo verbo inventato, vengono spiegati al lettore nella nota. In questa striscia si è registrato il numero più alto di apprezzamenti per la versione adattata della striscia, con 148 preferenze contro le 52 per la striscia con nota, sebbene le note in questa striscia – insieme alla precedente – registrino il numero più alto di gradimenti.

In questo caso l’onomatopea, se mantenuta, non viene riconosciuta dal lettore italiano che si trova disorientato. Torna invece l’associazione con lo sport in italiano e il suono squash. Per quanto riguarda i pareri sulle note, queste sono molto gradite nella striscia non adattata, che altrimenti lascia il lettore disorientato, anche se in questi casi una traduzione che sia comprensibile e divertente anche nella lingua di arrivo viene generalmente preferita a una striscia di più difficile comprensione che è in grado però di portare un arricchimento con alle spiegazioni in nota.

 

 

3.5.2 La versione con nota del traduttore

 

In una delle strisce proposte si è registrata una netta preferenza per la versione non adattata e completa di note del traduttore.

 

 

 

Il dialogo della striscia si basa sull’Ace, battuta vincente nel gioco del tennis, un termine conosciuto anche in italiano e che, pur avendo un corrispondente, viene raramente tradotto in “asso”.

Nella versione adattata il termine viene tradotto e il dialogo cambia il significato della striscia, mentre nell’altra il termine “Ace” viene mantenuto e chiarito nella nota.

 

 

 

In questo caso la versione con nota è quella preferita dalla maggior parte dei rispondenti, e la motivazione principale è che la versione più divertente delle due.

Questa striscia funziona: il termine ace in senso sportivo è comprensibile anche in lingua italiana e la nota contribuisce a chiarificare il senso della striscia al lettore, per cui una versione più affine all’originale è apprezzata perché comunque comprensibile e in più arricchita da una nota che spiega il termine. La striscia piace perché risulta divertente e gradevole senza bisogno di operare un adattamento e stravolgere inutilmente il senso della striscia intera cambiando un dialogo che regge già anche in italiano.

 

 

 

Conclusione

 

Con questa tesi si è cercato di comprendere, tramite l’uso del questionario come strumento di verifica, se le note del traduttore nell’ambito del fumetto tradotto possono essere apprezzate dai lettori della cultura ricevente e costituire un valido supporto alla comprensione di giochi di parole o realia appartenenti alla cultura emittente – così da evitare lo stravolgimento della traduzione – oppure se il lettore continua a preferire una striscia di facile lettura a scapito del senso, dei giochi di parole e dei realia originali, a favore della comprensibilità e della scorrevolezza nella cultura ricevente.

Le note vengono apprezzate e ritenute utili dalla maggior parte dei lettori delle strisce, a prescindere dalla fascia di età, dalla professione esercitata e dal titolo di studio conseguito. Dovendo operare una scelta tra versione con nota e versione adattata della striscia, la preferenza cade generalmente sulla versione adattata quando i giochi di parole o i realia propri della cultura emittente si discostano eccessivamente dalla cultura ricevente e risultano incomprensibili lasciando nel lettore un senso di straniamento. È proprio qui che le note del traduttore trovano un maggiore indice di gradimento da parte dei lettori, che sono disponibili a leggerle  nella quasi totalità dei casi – anche nel fumetto, la cui caratteristica distintiva è l’immediatezza – e che apprezzano la nota come aiuto per la comprensione e come strumento di arricchimento personale in merito alla cultura che è matrice della striscia che si sta leggendo. La versione adattata consiste in soluzioni che risultano comprensibili e divertenti anche se a scapito del senso originale e ha riscosso numerosi apprezzamenti, ma anche la versione completa di note del traduttore ha sempre ottenuto almeno il 20% delle preferenze e in alcuni casi molto di più, fino a raggiungere la maggioranza. Questa grande elasticità nei risultati è in parte dovuta anche alla striscia e al tipo di giochi di parole o realia proposti e, non da ultimo, agli adattamenti o alle note che ne conseguono.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ringraziamenti

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Riferimenti bibliografici

 

 

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[1] «Gioco di parole è il nome dato ai numerosi fenomeni testuali in cui le caratteristiche strutturali della lingua utilizzate vengono sfruttate per produrre uno scontro comunicativamente significativo tra due (o più) strutture linguistiche con forme più o meno simili e significati più o meno diversi».

[2] «It is self-evident that, when such idioms are used in comics texts and supported by visual elements, the humorous effect cannot always be recreated in the translation; very frequently, it is only possible to translate the meaning of the text without making a reference to the image. Whenever this happens, at best, the result is a translation that is missing the pun but that makes sense otherwise. At worst, it is a translation that confuses the reader because there is a discrepancy between the words and the images» (Schnetzer 2003:21).

[3] «Translation is a kind of activity which inevitably involves at least two languages and two cultural traditions, i.e., at least two sets of norm-systems on each level» (Toury 1995:56).

[4] «Une note est un énoncé de longueur variable (un mot suffit) relatif à un segment plus ou moins déterminé du texte, et disposé soit en référence à ce segment. Le caractère toujours partiel du texte de référence, et par conséquent le caractère toujours local de l’énoncé  porté en note, me semble le trait formel le plus distinctif de cet élément de paratexte, qui l’oppose entre autres à la préface […]» (Genette 1987:293).

 

[5] Persi in buon libro, anno 2002, p. 21, 22, 23, 78, 79, 216, 274, 275, 277, 278, 281, 282.

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