Monthly Archives: February 2012
Hum Mugdal, impossibile staccarsi
impossibile staccarsi dal ricordo della tua pelle bianca
ricordo che non mi rattrista non mi stanca non m’impedisce di vivere bene
ricordo che si ravviva ogni volta che guardo la tua foto che sorridi accanto a me
nella settimana a I’rushalayim dove giocavamo ai gerosolimitani nativi
impossibile staccarsi dal ricordo della tua bocca generosa
ricordo che non m’uccide non mi ferisce non mi procura nessuna ansia
ricordo che si ravviva ogni volta che passo da kikar allenby insieme a Julian
nella settimana a Beer Sheva dove ho vissuto un anno dieci anni per sempre
impossibile staccarsi dal ricordo del tuo corpo danzante
ricordo che non m’impedisce di ballare non mi trattiene dal correre ruzzolare
ricordo che si ravviva ogni volta che entro nel mio appartamento di via del campo
nella settimana a Genova dove mi sono sposato con te e abbiamo avuto sette figli
da Poesie scelte, Haifa 2009
Hum Mugdal, Comunque non ti serve la mia chiave
fuori con le amiche
comunque non ti serve la mia chiave
perché rientri dalla tua porta personale
l’amica partigiana e l’amica clandestina
il medico di base e la maestra di canto
fuori per la conferenza di shuttledore
chiusa per restauro
ho preso a ceffoni l’unica speranza di carezza
il medico di base mi ha lasciato bombe atomiche da deglutire
per aiutarti a risanare il deficit affettivo
spesso sorbisci birra fredda in boccali di vetro
mentre sorbisco tisane contro i dolori delle donne
rientri comunque dalla tua porta personale
quindi non ti serve la mia chiave
Hum Mugdal, Panthera Lea
hai ferito la mia carne
belva belva di carezze di pianto
belva belva d’amore di rimpianto
ho amato e continuo ad amare la tua criniera riccia rossiccia
ho amato e continuo ad amare la tua canottiera rosa abbottonata
ho amato e continuo ad amare il tuo quotidiano graffio mortale
Panthera Lea
per un solo istante di morte dentro di te
belva belva di carezze di pianto
belva belva d’amore di rimpianto
Da Poesie scelte, Haifa 2009
Hum Mugdal, il sacchetto, traduzione di Maya Katzir e Bruno Osimo
la tenuta stagna del sacchetto
come prova dell’amore eterno della cuffia per le pinne
annaspando dopo l’ultima lezione di galleggiamento
mi preparavo al peggio
mi preparavo al mento
tu eri così rilassata, supina sul basculante piscina
la controffensiva antiaerea colpiva le tue spalline
mi sentivo impotente davanti al tuo decolleté maestoso
davanti alla tua duna priva di sabbia
ma che fare
mi ero già scontrato più volte col pescecane
restandone vieppiù ridimensionato
Hum Mugdal, “Solo un portatore sano”, traduzione di Maya Katzir e Bruno Osimo
viaggi di bolina, viaggi di poppa
in questa nebbia di piscina, sul marciapiedi
– esci – entri – fai di me quello che vuoi –
che non vuoi, che me ne stia a cuccia nel caldo della sauna
t’intravvedo tra le marmellate affusolate
sempre più lontana dietro il fatto quotidiano
sempre più lontana dietro la credenza di famiglia
sempre più lontana ti desidero ti desidero ti desidero
ma cosa posso fare
sono solo un portatore sano
di geni dei nostri figli
Hum Mugdal, abbandono, traduzione di Maya Katzir e Bruno Osimo
bevi vino nobile lentamente tesa sapendo dove verso la mia acqua minerale lievemente frizzante
ridi con gli amici scoprendo
anche quell’angolatura di dente, quella,
sorridi pensando sono fuori nessuno guarda l’angolatura del mio sorriso
nessuno misura il grado di rivelazione del mio dente canino
nessuno pensa a casa bevono acqua minerale lievemente ma solo lievissimamente frizzante
scegli frittura mista e ci spremi sopra tanto tanto limone
contenta del tuo piccolo capriccio
uno schizzo di limone va anche sulla camicetta lilla
Bruno Osimo, Le smagliature del tuo seno
le smagliature del tuo seno
così bene posso capire solo io
dalla scollatura della maglietta a V verde militare troppo giovane per te
le venature delle tue gambe
le costellazioni di capillari scoppiati
chi meglio di me che le ha viste nascere
chi meglio di me che le ha viste crescere
può conoscere-apprezzare-venerare
i giovani corpi che ti danzano intorno
gli sguardi luminosi che ti ronzano intorno
le bocche vogliose che ti sciamano intorno
sono turgidi, sono gravidi
ma mentre amoreggi con loro continuano a passarti le immagini di te
mentre gestisci le mie voglie
Hum Mugdal, Laura U, traduzione dall’ebraico di Maya Katzir e Bruno Osimo
Laura U
I capelli che proseguono le tue tempie raccolti dietro
sono carezze del vento di Levànto
prima di baciarti ha sputato acqua salina sulle mani.
La bambina che mi ha posato il bicchiere
rovesciandone una goccia sul piattino
tremava di smalto rosa chiaro un po’ scrostato.
Il cucchiaino lungo non sapevi dove posarlo
l’hai infilato tutto nel bicchiere e tre bustine di zucchero
quello bianco, quello marrone e quello finto.
Ci vediamo all’ora dell’aperitivo
– solito posto –
il rabbino ci unirà e sotto le infradito
spezzeremo i calici di succo di pompelmo
infrangendoli contro la sabbia.
לאורה אוּ
השערות הממשיכות את רקותייך אסופות לאחור
ליטופי רוח הלבאנט הן
לפני שנשק לך, ירק מי מלח על הידיים
הילדה שהציגה בפני את הכוס
בעודה שופכת טיפה על הצלוחית
רעדה מלק ורוד בהיר, מקולף מעט
את הכפית הארוכה- לא ידעת איפה להניח
והכנסת את כולה לתוך הכוס ושלוש שקיות סוכר
לבן, חום ומלאכותי
ניפגש בשעת האפריטיף
– המקום הקבוע-
הרב יאחד אותנו ותחת סנדלי האצבע
נשבור את גביעי מיץ האשכולית
נרסקם כנגד החול
Hum Mugdal, Ora che cerco il sonno, traduzione di Maya Katzir e Bruno Osimo
ora che cerco il sonno con un dito proteso verso la sua pelle
ricordo le tue mutande bianche senza orlo
ti fasciavano i fianchi senza finire in nulla
si sfilavano piano
ricordo il rumore delle tue risate –
pompavano di vita la mia vita
le ascoltavo di nascosto dietro il telefono, sul treno
ricordo te contare i corvi nella pianura riarsa dal caldo
promettermi piscine dove mai ci saremmo tuffati
per fare invidia alla signora anziana con la tagliaerba
ricordo gli aperitivi in piazza a Canterbury
restano solo quelli
e lo sguardo curioso delle signore appese alle tue parole