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Se non a scuola, quando? Tutta la vita

La retorica è una cosa brutta. Come lo è l’aggettivo «scolastico», inteso non come «della scuola», ma come «noioso, doveroso, controvoglia, nozionistico». Più un valore è importante, più abbiamo a cuore che non sia trattato in modo né scolastico né retorico. Dato che Primo Levi ci sta a cuore, detestiamo che venga volgarizzato da false citazioni scolastiche e retoriche che ricordano i bigliettini dei Baci Perugina, come questa: «L’@locaust@ è una pagina del libr@ dell’umanità da cui n@n d@vrem@ mai togliere il segnalibr@ della memòria» [l’ho deturpata per non aggiungere danno al danno], di cui si trovano ben 14.500 occorrenze: niente male, per essere inventata.

Sull’uso oltraggioso della parola ∅locaust∅ ho già scritto un articolo che si trova qui.

Cercherò di concentrarmi su alcuni punti dell’opera di Primo Levi che non sono particolarmente noti.

Primo Levi è un grande narratore e poeta, a prescindere dalla Shoah. Benché, con estrema modestia, Levi affermi di essere diventato scrittore grazie all’esperienza di Auschwitz, si fatica a credergli, perché il pungolo dell’esperienza stravolgente del Lager può averlo aiutato a generare Se questo è un uomoLa treguaI sommersi e i salvati, ma di certo non capolavori come Il sistema periodicoLa chiave a stella e molto altro. Anche le sue poesie sono strazianti, coinvolgenti e significative. Questa è intitolata «Buna» [le maiuscole e la punteggiatura sono dell’Autore):

 

Buna

Piedi piagati e terra maledetta,

Lunga la schiera nei grigi mattini. continua a leggere l’articolo 

Primo Levi