Fare l’amore di questi tempi. La rubrica di Luca Fontana come esempio di traduzione interculturale ELENA DETTAMANTI Civica Scuola Interpreti Traduttori «Altiero Spinelli»

Fare l’amore di questi tempi. La rubrica di Luca Fontana come esempio di traduzione

interculturale

ELENA DETTAMANTI

Civica Scuola Interpreti e Traduttori via Alex Visconti, 18 20151 MILANO

Relatore Prof. Bruno OSIMO

Diploma in Scienze della Mediazione Linguistica ottobre 2006

© Elena Dettamanti 2006, per la tesi
© Editoriale Diario SpA 1998-2006, per gli articoli in appendice

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Fare l’amore di questi tempi.

La rubrica di Luca Fontana come esempio di traduzione interculturale. Elena Dettamanti

ABSTRACT IN ITALIANO

La tesi si basa su un lavoro di analisi della traduzione interculturale. Si è individuata nella rubrica Fare l’amore di questi tempi di Luca Fontana, pubblicata su Diario della settimana, una possibile fonte di materiale per una ricerca. Il lavoro si incentra su un’ipotesi: ogni singolo articolo di Luca Fontana è un esempio di traduzione interculturale. In ciascun articolo un elemento della cultura è stato individuato come prototesto, e uno o più elementi come metatesto. Una prima fase di analisi degli articoli ha evidenziato alcune variabili dei processi traduttivi: il numero dei metatesti, la connotazione di una delle culture come conformista o anticonformista e la connotazione di una delle culture come dominante o subordinata. Le variabili hanno permesso di delineare una tabella dei tipi di attualizzazione possibili. Ne sono risultati dodici prototipi di traduzione. Collocando gli articoli nei rispettivi prototipi, solo sei tipi di traduzione sono risultati effettivamente rappresentati dagli articoli di Fontana. Per ogni prototipo è stato analizzato in particolare un articolo che mostra le caratteristiche principali del tipo di traduzione interculturale a cui appartiene.

ENGLISH ABSTRACT
This thesis is based on the analysis of intercultural translation processe. Fare l’amore di questi tempi, Luca Fontana’s column published weekly on Diario della settimana, has been focused on as a source for research. This work is based on a hypothesis: Luca Fontana’s column is an example of intercultural translation process. In every article a cultural element has been identified as a prototext, and one or more elements as metatexts. The first step of analysis of the articles has pointed out some variables in translation processes: the number of metatexts, the connotation of one of the cultures as conformist or non-conformist and the connotation of one of the cultures as dominant or subordinate. These variables allowed to draw a table of the possible actualizations of the prototexts. This resulted in twelve possible types of translation. By assigning Luca Fontana’s articles to the single types of translation, only six types were actually represented by Luca Fontana’s articles. For every type of translation, one article has been analyzed in detail to demonstrate the main features of the type of translation to which it belongs.

RESUME EN FRANÇAIS

Cette thèse se fonde sur un travail d’analyse de la traduction interculturelle. La rubrique de Luca Fontana, Fare l’amore di questi tempi, publiée régulièrement dans l’hebdomadaire Diario della settimana, a été choisie comme source de recherche. Ce travail se base sur une hypothèse: chaque article de Luca Fontana est un exemple de traduction interculturelle. Dans chacun d’eux un élément de la culture a été choisi comme prototexte, et un ou plusieurs éléments comme métatextes. Une première phase de l’analyse des articles a mis en évidence certaines variables des processus de traduction: le nombre des métatextes, la connotation d’une des cultures comme conformiste ou anticonformiste ainsi que la connotation d’une des cultures comme dominante ou subordonnée. Ces variables ont permis de rédiger un tableau des types de traduction possibles. Le résultat a été la détermination de douze types de traduction possibles. En classant les articles de Luca Fontana dans les types de traduction appropriés, seuls six types de traduction ont été reconnus comme étant effectivement représentés par les articles de Luca Fontana. Pour chaque type un article a été analysé en détail afin d’expliquer les caractéristiques principales du type de traduction dont cet article fait partie.

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Sommario

  1. 0  Premessa ………………………………………………………………………………. 50.1 Descrizione del materiale …………………………………………………… 5 0.2 Premessa terminologica……………………………………………………… 5
  2. 1  Primo capitolo – La traduzione della cultura………………………….. 71.1 La traduzione culturale ………………………………………………………. 7 1.1.1 Il concetto di cultura ……………………………………………………… 7 1.1.2 La traduzione intraculturale……………………………………………. 8 1.1.3 La traduzione interculturale………………………………………….. 101.2 La tipologia traduttiva ……………………………………………………… 11 1.2.1 Prototipo di traduzione n ̊4 …………………………………………… 13 1.2.2 Prototipo di traduzione n ̊5 …………………………………………… 13 1.2.3 Prototipo di traduzione n ̊6 …………………………………………… 13 1.2.4 Prototipo di traduzione n ̊8 …………………………………………… 14 1.2.5 Prototipo di traduzione n ̊9 …………………………………………… 14 1.2.6 Prototipo di traduzione n ̊12 …………………………………………. 15

    1.3 La semiosi………………………………………………………………………. 15 1.3.1 La traduzione come passaggio da segno a oggetto…………… 16 1.4 L’abduzione ……………………………………………………………………. 17 1.5 Il ruolo di Luca Fontana nella traduzione interculturale ……….. 17 1.5.1 Luca Fontana come espressione della cultura di confine ….. 18 1.6 Il lettore modello …………………………………………………………….. 18

  3. 2  Secondo capitolo – Analisi dei testi……………………………………….. 202.0 Materiale empirico…………………………………………………………… 20 2.1 Le donne di Shakespeare ………………………………………………….. 20 2.2 Francia o Spagna?……………………………………………………………. 23 2.3 La filosofia di mammà……………………………………………………… 26 2.4 Due culture a confronto ……………………………………………………. 292.4.1 La veste profumata ……………………………………………………… 29

    2.4.2 Il piacere comprato ……………………………………………………… 32 2.5 La soluzione del mistero…………………………………………………… 35 2.6 I fustigatori inglesi…………………………………………………………… 38

  4. 3  Appendice – I testi di Luca Fontana……………………………………… 41
  5. 4  Riferimenti bibliografici ……………………………………………………… 73

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Elenco delle illustrazioni

  1. Le donne di Shakespeare 20
  2. Francia o Spagna? 23
  3. La filosofia di mammà 26
  4. La veste profumata 29
  5. Il piacere comprato 32
  6. La soluzione del mistero 35
  7. I fustigatori inglesi 38
  8. I leoni di Almodovar 40
  9. Lacrime per Falstaff 41
  10. Bessie senza una lira 42
  11. Repressione eufemistica 43
  12. Tutti nerovestiti 44
  13. Susanna e i vecchioni 45
  14. Borse di fuga triennali 46
  15. La musa al ritorno 47
  16. Giocate un po’ di più 48
  17. Medea (molto) britannica 49
  18. Contro la guerra 50
  19. Il diritto alla compagnia 51
  20. Boschi ombrosi e rovine 52
  21. Uno schianto di prof 53
  22. A bocca aperta 54
  23. Il buon samaritano 55
  24. Eurostar senza desideri 56
  25. Eroica castità 57
  26. Ai romani piaceva la… 58
  27. Sogni di guerra 59
  28. Le visite notturne 60
  29. Il corpo smembrato 61
  30. I dolori delle donne 62
  31. Lussuria e bon ton 63
  32. L’onesto Jago 64
  33. In stato di quiete 65
  34. L’eterna estate di Monicelli 66
  35. Eva, Adolfo e Heidi 67
  36. Medea in villetta 68
  37. Cartulina ‘e Napule 69
  38. Disprezzata regina 70
  39. La famiglia naturale 71
  40. La maledizione di Diana 72

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0.1 Descrizione del materiale

Premessa

Questa tesi si basa su un lavoro di ricerca che ha lo scopo di identificare, tra le innumerevoli forme di comunicazione, un esempio di traduzione interculturale e in seguito di svolgere un’analisi per individuare tutti gli elementi che rendono il mio materiale una traduzione interculturale a tutti gli effetti. Fenomeno che non è lampante se non a chi studia la traduzione come scienza in tutte le sue forme.

Per svolgere la tesi, è stata individuata una rubrica che sembrava significativa e adatta allo scopo. Si tratta di Fare l’amore di questi tempi di Luca Fontana del Diario della settimana, rivista settimanale che si occupa di attualità. La rubrica in questione appare nel settimanale a partire dal 1998. All’inizio non è una rubrica fissa e non compare tutte le settimane, ma negli ultimi anni si è imposta come imperdibile appuntamento del settimanale. Gli argomenti presentati nella rubrica spaziano, dall’amore alla politica, dalla musica al teatro, ma una costante rimane sempre la vena ironica dell’autore.

La prima fase del lavoro è stata di ricerca. Ho raccolto un campionario di 40 articoli dal 1998 al 2006. Nella seconda fase, quella pratica, ho svolto un lavoro di analisi. Ho stabilito le varianti che caratterizzano i vari processi traduttivi che si producono negli articoli, arrivando all’individuazione di 12 tipi di traduzione. Ho pertanto potuto collocare gli articoli nel loro gruppo di prototipo di traduzione.

Nella terza fase, che corrisponde al secondo capitolo della tesi, ho schematizzato e analizzato un articolo per ogni tipo di processo traduttivo.

0.2 Premessa terminologica

Prima di presentare la prima parte teorica, e per rendere chiara la seconda parte pratica, credo che sia utile fare un’introduzione sulla terminologia presente nella tesi.

Nella seconda parte, quella pratica, il lavoro comprende l’elaborazione degli articoli attraverso

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schemi che esplicano i passaggi traduttivi che percorre l’autore della rubrica, Luca Fontana, nella sua riflessione sulla società italiana, a volte consapevolmente altre volte inconsapevolmente, e i miei passaggi traduttivi che avvengono durante la mia analisi. Negli schemi compaiono termini propri del linguaggio della scienza della traduzione, come «prototesto» e «metatesto».

Questi due termini fanno ormai parte della traduttologia e sono alla base del concetto di «traduzione». Sono stati introdotti da Popovič (1975).

Con il termine «prototesto» si definisce il testo dal quale parte la traduzione. È insomma il testo d’origine. In una traduzione interlinguistica, da una lingua A a una lingua B, è il testo esposto nella lingua A. Il prototesto può non indicare solamente un testo scritto, come si pensa spesso quando si parla di traduzione. Il prototesto può essere un testo non verbale, ma indica comunque il punto da cui parte il processo traduttivo.

Il prototesto è soggetto della continuità intertestuale (Popovič 1975) e va considerato solamente in relazione alla sua potenzialità di generare un processo traduttivo. Non può essere studiato come elemento concluso e indipendente.

Con il termine «metatesto» si indica il testo prodotto a conclusione del processo traduttivo. Seguendo l’esempio precedente, se parliamo di traduzione da una lingua A a una lingua B, il metatesto è il testo nella lingua B. Come nel caso del prototesto, il metatesto può non essere un testo verbale. È comunque il punto di arrivo di una traduzione.

Il metatesto implica nella sua definizione l’esistenza di un prototesto, che però non potrà mai riprodurre in modo completo. Infatti non esiste una vera e propria equivalenza tra metatesto e prototesto.

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Primo capitolo – La traduzione della cultura

1.1 La traduzione culturale

Uno dei campi verso i quali l’approccio semiotico ha allargato il concetto di «traduzione» è quello culturale. Per «traduzione culturale» s’intende un processo nel quale, a prescindere da eventuali cambiamenti interlinguistici, si passa da una cultura a un’altra, ossia si modificano i riferimenti dati per scontati, il cosiddetto «implicito culturale».

1.1.1 Il concetto di cultura

Per svolgere una tesi sulla traduzione è doveroso introdurre il concetto stesso di «traduzione». Per «traduzione» si intende qualsiasi processo che trasformi un testo (testo che non deve essere considerato necessariamente come testo verbale) in un altro testo. Questa definizione di «traduzione» evidentemente non limita il processo alla trasformazione di un testo da una lingua verso un’altra lingua. Esso permette quindi di allargare questo concetto ad altre forme: possono essere così ritenute delle traduzioni ad esempio la scrittura e la lettura.

Se si considera questa definizione più ampia di «traduzione», si capisce come la distinzione tra traduzione interculturale e intraculturale sia più difficile del previsto. Per «traduzione interculturale» si è sempre intesa una traduzione da una lingua A a una lingua B e per «traduzione intraculturale» a una traduzione all’interno della stessa lingua. Se però si fa una distinzione tra traduzione interlinguistica e intralinguistica si capisce come vi sia una netta differenza con i concetti di traduzione interculturale e intraculturale.

Si delinea così una netta distinzione tra lingua e cultura. Anche se non bisogna confondere questi due concetti, non si deve pensare che essi non siano in relazione tra loro. Il concetto di cultura è molto più ampio rispetto a quello di lingua che può essere considerato un suo sottoinsieme. La lingua è uno degli elementi che formano la cultura di un individuo o di una società e che permette di differenziarla da altre culture.

Considerando la lingua come sottoinsieme della cultura è ora più facile pensare che il concetto di cultura non possa più essere limitato a una distinzione tra due lingue. La parola «cultura» racchiude un significato molto più ampio: «una cultura è un modo di percepire la realtà» (Osimo 2002). Se si pensa

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però che la realtà sia una cosa oggettiva, questo non deve trarre in inganno poiché la percezione è un fattore totalmente soggettivo. La propria esperienza, il contesto ambientale, sono tutti fattori che entrano in gioco quando ci si relaziona alla realtà. Questi cambiano continuamente da individuo a individuo e quello che per uno può essere scontato perché già entrato a far parte della sua esperienza per un altro può essere completamente nuovo. È così che si differenziano la parte esplicita e la parte implicita di un testo. Il non-detto può risultare facile da comprendere per un individuo che appartiene al contesto culturale in cui l’enunciato è prodotto, per un altro individuo estraneo a tale cultura la parte implicita può essere totalmente indecifrabile. È questo che rende ogni cultura unica e la differenzia dalle altre.

Riconoscere che la propria cultura è solo una delle possibili percezioni della realtà è un passo molto importante per l’accettazione del diverso. Vi sono due atteggiamenti possibili: l’«altrui nel proprio» e l’«appropriazione dell’altrui». Nel primo caso l’individuo riconosce la diversità tra le culture, è consapevole della soggettività della percezione ed è aperto a un continuo confronto con le altre culture. Nel secondo caso l’individuo guarda la realtà estranea attraverso i parametri della propria cultura per «omogeneizzare la diversità per farla apparire simile a ciò a cui si è abituati» (Osimo 2002).

La dinamica proprio/altrui è il concetto alla base della «semiosfera», concetto introdotto da Lotman. La «semiosfera» è il macrosistema delle culture. Ogni cultura è rappresentata da un sottoinsieme che si sovrappone parzialmente ad altri sottoinsiemi, cioè ad altre culture. Le culture interagiscono continuamente tra loro ed è per questo che il confine di ogni sottoinsieme non è mai netto. La «semiosfera» è sempre aperta a nuove trasformazioni poiché le relazioni tra le culture cambiano continuamente nel tempo e nello spazio.

L’universo delle culture visto in questo modo permette di mettere in luce la specificità di ogni cultura. La suddivisione di questo macrosistema può avvenire a più livelli: si può partire da sottoinsiemi più grandi come gli stati o i continenti fino ad arrivare ai singoli individui. Ogni individuo incarna così una cultura diversa.

Questo concetto di cultura più ampio ci permette di comprendere in modo più preciso la differenza tra «traduzione intraculturale» e «traduzione interculturale».

1.1.2 La traduzione intraculturale

La traduzione di un testo può avvenire all’interno di una stessa cultura o tra due culture diverse. Nel primo caso la traduzione si definisce «traduzione intraculturale».

Come esempio si può prendere una traduzione che avviene all’interno della cultura italiana. In questo caso la definizione di «cultura» avviene a livello di nazione e prende in considerazione i cittadini italiani. Ma se si considera il concetto di «cultura» più ampio descritto nel paragrafo

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precedente, si può pensare che una «traduzione intraculturale» avvenga per esempio all’interno di un gruppo di persone che non rappresentano per forza tutti i cittadini italiani ma solo una parte. In questo caso il concetto di cultura è più specifico.

Quando si parla di traduzione all’interno della stessa cultura, cioè quando la cultura emittente coincide con la cultura ricevente, non è detto che non insorgano problemi di traducibilità di un testo. La «traduzione intertestuale» avviene anche all’interno di una stessa cultura. Per «intertesto» si intende un testo che contiene citazioni, rimandi o allusioni a un altro testo. La difficoltà di decodifica degli intertesti è proporzionale all’implicitezza o esplicitezza della citazione, rimando o allusione. Vi sono tre parametri di decodifica. Il primo è legato all’implicitezza dell’esistenza dell’intertesto, cioè se vi sono dei segni grafici che indicano la presenza dell’intertesto. Ad esempio se esso è racchiuso nelle virgolette. Il secondo riguarda l’implicitezza della fonte dell’intertesto. A volte la fonte è chiaramente indicata dall’autore, in altri casi viene data per scontata. Il terzo parametro riguarda l’esplicitezza della funzione dell’intertesto. Anche quest’ultima può essere esplicita nella cultura dell’autore, in altri casi può risultare difficile capire il motivo di una citazione.

A seconda del grado di implicitezza/esplicitezza di un intertesto, cambia il grado di difficoltà di decodifica di un testo. Questo non è che uno dei problemi che insorgono durante una traduzione. Quando si affronta una traduzione culturale si relazionano tre culture: la cultura emittente (quella in cui nasce il prototesto), quella del traduttore (quella dove avviene la mediazione) e quella ricevente (quella in cui nasce il metatesto). Ogni testo è caratterizzato da una sua cultura che si distanzia dalle altre. La distanza culturale tra due testi può essere espressa sotto forma di coordinate che tengono conto della differenza, nei due testi, di questi elementi: le «coordinate cronotopiche» (Osimo 2001). La parola «cronotopo» significa «tempospazio» ed indica quindi le coordinate spazio-temporali di un testo, a cui si aggiungono le coordinate culturali.

Il fattore temporale incide enormemente sulla distanza tra culture, le quali acquisiscono o perdono elementi nel corso degli anni. Questo cambiamento è percepibile anche all’interno della stessa cultura.

L’aspetto geografico è un altro elemento che distanzia due culture. I toponimi locali sono dati per scontati all’interno della stessa cultura mentre in un’altra possono assumere persino significati diversi o devono essere resi espliciti.

Altro elemento è lo stile dell’autore che rende un testo più o meno marcato. In alcuni casi questa marcatezza può non essere riconosciuta dal traduttore, il quale vi sovrappone inconsciamente un suo stile; in altri casi il traduttore ritiene preferibile tralasciare la marcatezza per rendere il testo più accettabile nella cultura ricevente. In questo secondo caso il traduttore opera una manipolazione consapevole del testo.

Per evitare errori di traduzione o incomprensioni nell’analisi di un testo, è necessario introdurre il concetto di dominante. Essa viene definita come la componente intorno alla quale si focalizza il testo e che ne garantisce l’integrità. Anche se questa definizione sembra indicare un elemento ben distinto del testo, vi possono essere nel medesimo testo diverse dominanti con grado di importanza diverso. Si

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possono individuare in un testo due funzioni: la funzione informativa e la funzione estetica. La funzione informativa può riguardare ad esempio la cronologia degli eventi o il senso dell’opera. In alcuni casi può essere esplicita e comparire nel titolo dell’opera. La funzione estetica è legata al suono, allo stile dell’autore, del personaggio o alla sintassi.

Quando si resta all’interno di una stessa cultura, cioè quando la cultura dell’autore coincide con quella del lettore, è più facile riconoscere la dominante di un testo. Ciò nonostante possono insorgere incomprensioni e il lettore può fraintendere la dominante di un testo. Ad esempio, un romanzo storico può essere letto come un romanzo giallo anche se la dominante dell’autore era la ricostruzione storica di una determinata epoca.

Molti dei problemi legati alla traducibilità non riguardano soltanto la traduzione intraculturale, anzi essi aumentano quando si passa a una traduzione interculturale, cioè quando la cultura dell’autore non coincide più con quella del lettore.

1.1.3 La traduzione interculturale

Con il termine «traduzione interculturale» si definisce una traduzione in cui il traduttore attua una mediazione tra due culture distinte. L’autore e il lettore appartengono a due culture diverse.

Nel caso della traduzione interculturale i problemi legati alla traducibilità di un testo aumentano. I problemi già anticipati nel paragrafo precedente riguardano anche la traduzione interculturale. Le distanze tra le coordinate cronotopiche risultano accentuate quando si passa da una cultura a un’altra. Inoltre la dominante è tanto più difficile da trasmettere alla cultura ricevente se quest’ultima si differenzia dalla cultura emittente.

Un problema cruciale della traduzione interculturale è la differenza di specializzazione di una cultura rispetto a un’altra. Ogni cultura risulta più specifica in alcuni campi rispetto a un’altra cultura. Un esempio significativo è quello della neve tratto da Whorf: nella cultura eschimese il campo semantico di «neve» è molto più dettagliato rispetto per esempio a quello italiano. Il semplice verbo «nevicare» non esiste in questa cultura. Esistono dei termini più specifici per differenziare i tipi di nevicate: ad esempio «cade neve ghiacciata che non fa presa sul terreno».

La specificità non riguarda soltanto il campo semantico ma per esempio anche quello grammaticale. Il russo e l’italiano si differenziano per l’utilizzo o meno dell’articolo. L’inglese e l’italiano ne prevedono un utilizzo diverso.

Nel passare da una cultura più specificante a una meno specificante vi è il rischio di tralasciare un significato importante di una parola o di un determinato aspetto di quella cultura. Si genererebbe in questo modo un residuo traduttivo. Allo stesso tempo, nel passaggio da una cultura meno specificante a una più specificante si può cadere nell’eccesso di ridondanza.

Quando ci si trova davanti a due culture diverse è ancora più evidente l’inesistenza di una traduzione perfetta. Aspirare all’equivalenza è totalmente impensabile trovandosi di fronte alle

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differenze culturali di un testo. In questo caso il traduttore deve scegliere tra due approcci introdotti dallo scienziato della traduzione Toury: quello dell’adeguatezza e quello dell’accettabilità.

I concetti di cultura altrui nella propria e di appropriazione della cultura altrui, già introdotti nel paragrafo 1.1.1, sono fondamentali per distinguere i due approcci.

Tra il prototesto e il metatesto intercorre la distanza cronotopica che in un caso può essere percorsa dal lettore che si avvicina così alla cultura altrui, nell’altro caso è il prototesto che grazie al traduttore si avvicina al lettore. Nel primo caso si parla di «traduzione adeguata». Il prototesto viene conservato ed è compito del lettore fare uno sforzo per percorrere la distanza cronotopica ed avvicinarsi alla cultura emittente. In questo caso la lettura risulta più complicata poiché ricca di esotismi e realia, ma allo stesso tempo arricchisce maggiormente il lettore.

Nel caso della traduzione accettabile avviene il contrario. Il metatesto conserva pochissime caratteristiche del prototesto. In questo caso è il prototesto che tramite la mediazione del traduttore viene avvicinato al lettore. La lettura risulta più facile, gli esotismi e gli elementi di straniamento culturale vengono tradotti nella cultura ricevente per facilitare la comprensione del lettore. È il traduttore che percorre la distanza cronotopica tra il prototesto e il metatesto. I realia della cultura emittente vengono tradotti con realia della cultura ricevente o standardizzati.

Non è sempre il traduttore che decide quale approccio scegliere. In alcuni casi è la stessa cultura a decidere: vi possono essere infatti fattori di tipo politico, la presenza o meno di una cultura dominante o in altri casi la cultura editoriale che predilige un determinato approccio.

1.2 La tipologia traduttiva

Ciascun articolo di Luca Fontana è un esempio di traduzione. Come ogni traduzione presenta due elementi fondamentali: prototesto e metatesto. Per individuare quale sia il tipo di traduzione a cui ci si trova di fronte, si deve verificare se questi due elementi, prototesto e metatesto, nascono nella stessa cultura o appartengono a due culture diverse, se ci si trova cioè di fronte a una traduzione intraculturale o a una traduzione interculturale. La scelta dell’uno o dell’altro tipo di traduzione dipende dal punto di vista con cui si analizzano i testi.

Un’analisi degli articoli di Luca Fontana potrebbe considerare i testi come appartenenti alla sfera della cultura italiana, ad esempio. In questo caso si considererebbero prototesto e metatesto come appartenenti alla stessa sfera culturale. Ci si troverebbe di fronte a una traduzione intraculturale.

Quello che però interessa maggiormente degli scritti di Fontana è l’analisi della società; società che appare varia, molteplice e soggetta a molte interpretazioni. Lo stesso vale per la cultura, il quale concetto è più allargato, come presentato nel paragrafo 1.1.1. «Ognuno ha un proprio linguaggio interno, una propria cultura che è anche una lettura soggettiva della realtà» (Osimo 2002). Ne deriva che il sistema culturale di riferimento può di volta in volta inglobare un solo individuo, un gruppo di persone, una nazione intera. Come afferma Lotman,

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in base alle limitazioni che il ricercatore impone al suo materiale di studio, si può parlare di cultura pan-umana in generale, della cultura di questa o quell’area geografica oppure di questa o quell’epoca, della cultura, infine, di questa o quella comunità variabile nelle sue dimensioni ecc. (Lotman, 1973: 44).

Seguendo questa definizione, ciascun articolo di Luca Fontana è una traduzione interculturale in cui il prototesto e il/i metatesto/i appartengono a due culture diverse. Cultura emittente e cultura ricevente non coincidono. Sotto questo aspetto i problemi legati alla traducibilità aumentano se si considera che molti elementi impliciti per la cultura emittente possono non esserlo per la cultura ricevente.

Dopo aver individuato il tipo di traduzione, si passa all’analisi dei processi traduttivi. La relazione tra prototesto e metatesto/i cambia. Non si è sempre di fronte allo stesso tipo di traduzione. Ciò nonostante vi sono degli elementi costanti che accomunano i vari prototipi. In ogni tipo compaiono un prototesto (P), un metatesto o più metatesti (M) e il ruolo che svolge la cultura (C). Il numero dei metatesti varia a seconda del tipo di traduzione: ci può essere un solo metatesto, due metatesti (M1 e M2) o un numero di metatesti superiore a 2 (M3, M4…). Il metatesto non è l’unico elemento variabile. La cultura cambia a seconda della sua connotazione. Una cultura può essere conformista o anticonformista, oppure avere un ruolo di cultura dominante o subordinata.

Le variabili sono quindi tre: il numero dei metatesti, la connotazione di una delle culture come conformista o anticonformista, la connotazione di una delle culture come dominante o subordinata. Considerando queste variabili le combinazioni possibili sono dodici. La tabella sottostante illustra tutte le dodici combinazioni:

tipi di attualizzazione possibili

numero dei metatesti

connotazione di una delle culture come conformista o anticonformista

connotazione di una delle culture come dominante o subordinata

1

1

sì

no

2

1

sì

sì

3

1

no

sì

4

1

no

no

5

2

sì

no

6

2

sì

sì

7

2

no

sì

8

2

no

no

9

3 o più

sì

no

10

3 o più

sì

sì

11

3 o più

no

sì

12

3 o più

no

no

La tabella mostra tutte le dodici combinazioni, ma il campionario degli articoli di Fontana analizzato non soddisfa tutti e dodici i tipi di attualizzazione possibili. Gli articoli ricoprono sei dei dodici tipi di traduzione possibili e specificatamente i numeri 4, 5, 6, 8, 9 e 12.

Di seguito verranno illustrati i sei prototipi di traduzione con il rispettivo elenco degli articoli che ne fanno parte. Tutti gli articoli possono essere consultati in appendice.

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1.2.1 Prototipo di traduzione n ̊4

Il tipo di traduzione n ̊4 presenta un solo metatesto. Questo significa che dal prototesto parte un solo processo traduttivo.

Non è presente nessuna contrapposizione tra cultura conformista o anticonformista quindi nessuna delle culture è connotata in modo conformista o anticonformista. Le culture del metatesto vanno considerate in modo generico; culture diverse che si relazionano.

Inoltre non esiste una connotazione di una delle culture come dominante o subordinata, le due culture sono sullo stesso piano e hanno la stessa importanza.

Nel caso specifico degli articoli di Fontana facenti parte di questo prototipo di traduzione, nel metatesto l’autore colloca due visioni del prototesto: una in chiave storica, l’altra in chiave moderna. Poiché dal prototesto nasce un solo metatesto, la visione nelle due letture rimane la stessa nonostante la distanza temporale tra le due culture.

Gli articoli che fanno parte di questo tipo di traduzione sono: I leoni di Almodovar, Le donne di Shakespeare, Lacrime per Falstaff, Bessie senza una lira.

1.2.2 Prototipo di traduzione n ̊5

Nel prototipo n ̊5 dal prototesto si generano due processi traduttivi: i metatesti sono pertanto due.

In questo caso esiste una vera e propria contrapposizione tra le culture dei due metatesti. Una cultura è connotata come conformista, l’altra come anticonformista. Nel caso specifico degli articoli di Fontana, il M1 rappresenta la cultura conformista e il M2 la cultura anticonformista.

La contrapposizione, tuttavia, avviene alla pari. Fontana mette in contrasto le due culture, ma nessuna delle due prevale sull’altra. Non vi è quindi una connotazione di una delle culture come dominante o subordinata.

Gli articoli che fanno parte di questo tipo di traduzione sono: Repressione eufemistica, Tutti nerovestiti, Susanna e i vecchioni, Francia o Spagna?.

1.2.3 Prototipo di traduzione n ̊6

In questo tipo di traduzione, dal prototesto si generano due metatesti. I processi traduttivi che nascono dal prototesto sono pertanto due.

Come nel prototipo precedente, vi è la connotazione di una delle culture come conformista o anticonformista. Il primo metatesto rappresenta la cultura conformista e il secondo metatesto la cultura anticonformista.

A differenza del prototipo di traduzione precedente, in questo caso la cultura anticonformista tenta una “ribellione” o un coinvolgimento della cultura conformista verso una visione nuova della realtà. Il

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risultato però è nullo poiché la cultura conformista del M1 prevale sulla cultura anticonformista del M2. Vi è quindi una connotazione di una delle culture come dominante o subordinata.

Gli articoli che fanno parte di questo tipo di traduzione sono: La filosofia di mammà, Borse di fuga triennali, La musa al ritorno.

1.2.4 Prototipo di traduzione n ̊8

In questo tipo di traduzione sono raggruppati la maggior parte degli articoli di Fontana. Infatti una buona parte degli articoli presenta due metatesti e le culture contrapposte vanno considerate in senso generale. Nessuna delle culture è connotata come cultura conformista o anticonformista o come cultura dominante o subordinata.

Poiché gli articoli facenti parte di questo tipo di traduzione sono numerosi, la relazione tra la cultura del M1 e la cultura del M2 varia a seconda dei casi. In alcuni articoli le due culture si limitano a esprimere una loro opinione sul prototesto. In altri casi dal prototesto nascono due fazioni: i sostenitori e gli oppositori. In altri articoli i due metatesti rappresentano due aspetti del prototesto. Ad esempio, nell’articolo Cartulina ’e Napule dal prototesto «Napoli» nascono due metatesti di cui il primo rappresenta la Napoli povera e il secondo la Napoli ricca. Nel loro insieme i due aspetti permettono di delineare una visione completa del prototesto.

Un ultimo caso è la contrapposizione tra due culture appartenenti a mondi completamente diversi. Ad esempio, nell’articolo La veste profumata si contrappongono la cultura marocchina e la cultura italiana.

Nonostante queste peculiarità che contraddistinguono ogni caso, nessuna cultura in tutti gli articoli appartenenti a questo tipo di traduzione prevale sull’altra. È Fontana in un secondo tempo che svolge un’analisi comparativa tra il primo metatesto e il secondo metatesto evidenziando similitudini e differenze.

Gli articoli che fanno parte di questo tipo di traduzione sono: Giocate un po’ di più, Medea (molto) britannica, Contro la guerra, Il diritto alla compagnia, Boschi ombrosi e rovine, Uno schianto di prof, A bocca aperta, La veste profumata, IL buon samaritano, Eurostar senza desideri, Il piacere comprato, Eroica castità, Ai romani piaceva la…, sogni di guerra, Le visite notturne, Il corpo smembrato, I dolori delle donne, Lussuria e bon ton, L’onesto Jago, In stato di quiete, L’eterna estate di Monicelli, Eva, Adolfo e Heidi, Medea in villetta, Cartulina ‘e Napule, Disprezzata regina.

1.2.5 Prototipo di traduzione n ̊9

In questo tipo di traduzione dal prototesto partono più di due processi traduttivi. Nel caso specifico dei due articoli di Luca Fontana che fanno parte di questo gruppo, i metatesti sono quattro.

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Le culture che si contrappongono sono connotate in modo conformista o anticonformista in quanto alcuni metatesti sono espressione di una visione moderna della società, mentre altri metatesti ne rappresentano una visione conservatrice.

In questi articoli però non vi è il prevalere di una cultura sull’altra, nessuna cultura è connotata come dominante o subordinata.

Gli articoli che fanno parte di questo tipo di traduzione sono: La famiglia naturale, La soluzione del mistero.

1.2.6 Prototipo di traduzione n ̊12

Come nel prototipo precedente, i processi traduttivi che partono dal prototesto sono più di due. Di questo gruppo fanno parte due articoli e, nei due casi specifici, nell’articolo I fustigatori inglesi i metatesti sono tre mentre nell’articolo La maledizione di Diana i metatesti sono quattro.

A differenza del gruppo precedente, nessuna cultura è connotata come conformista o anticonformista. Le culture dei metatesti vanno considerate in senso generico, esprimono la loro opinione sul prototesto. Ad esempio nel caso dell’articolo I fustigatori inglesi vi sono delle fazioni contrapposte: quelle dei sostenitori e quelle degli oppositori.

Inoltre nessuna cultura è connotata come dominante o subordinata. Non vi sono culture che prevalgono sulle altre.

Gli articoli che fanno parte di questo tipo di traduzione sono: I fustigatori inglesi, La maledizione di Diana.

1.3 La semiosi

Il concetto di «semiosi» è stato introdotto dal filosofo statunitense Charles Sanders Peirce, fondatore della semiotica, scienza della significazione. Secondo Peirce ciascun atto semiotico comprende tre elementi: un segno, un oggetto e un interpretante. Secondo la definizione di Peirce:

a sign stands for something to the idea which it produces, or modifies. Or, it is a vehicle conveying into the mind something from without. That for which it stands is called its object; that which it conveys, its meaning; and the idea to which it gives rise, its interpretant (Peirce 7, 6, 89).

Con il termine «segno» si indica pertanto qualsiasi cosa che possa essere percepita, conosciuta. Il segno esiste in correlazione all’oggetto a cui esso rimanda. L’«oggetto» al contrario esiste a prescindere dal segno e può essere percepibile o immaginabile.

Per far si che un segno svolga la sua funzione effettiva di segno, deve entrare in relazione con un oggetto e produrre nella persona una rappresentazione mentale, l’interpretante, che metta in relazione quel segno con quell’oggetto. Si realizza così il processo interpretativo definito da Peirce «semiosi». Ogni atto semiotico implica l’esistenza di un interpretante. Poiché ogni interpretante è una rappresentazione mentale, psichica, la semiosi è un processo interpretativo soggettivo. Esso cambia da

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individuo a individuo. Ogni individuo carica di affettività in modo diverso l’interpretazione di un segno ed è per questo che lo stesso segno può essere percepito in maniera distinta da due persone che lo connotano col loro contesto culturale e con le loro esperienze personali.

La relazione tra segno e oggetto non cambia solo nello spazio ma anche nel tempo. Nel corso degli anni lo stesso segno può essere percepito in modo diverso dalla stessa persona.

La semiosi è un processo interpretativo che avviene a livello mentale. Può essere consapevole o meno. Prima di Kant1, si riteneva che fosse possibile un atto percettivo non soggettivo, una semplice registrazione di dati. Con l’apporto degli studi di Kant questa teoria è stata smantellata. Ogni atto percettivo è – volenti o nolenti – un atto di giudizio. Ogni atto semiotico si esprime con il linguaggio interno.

Con il concetto di «linguaggio interno» ci si riferisce a quelle proiezioni mentali, ai pensieri che nascono nella mente di ogni individuo ogni qual volta si attua una relazione tra segno e oggetto, ogni volta che si attua un processo semiotico. Il linguaggio interno non si esprime con segni verbali e perciò ogni qualvolta si vuole esprimere un pensiero lo si deve tradurre in segno verbale per poterlo comunicare agli altri.

1.3.1 La traduzione come passaggio da segno a oggetto

Ogni atto semiotico è un atto interpretativo. Lo è per esempio la lettura, la quale rappresenta la prima fase di una traduzione. L’analisi del prototesto è una parte fondamentale dell’atto traduttivo. Nel momento in cui si crea una relazione tra segno e oggetto si verifica il primo passo per comprendere un testo.

Il processo interpretativo semiotico è un processo continuo. Man mano che si procede con la lettura del testo, ogni nuovo segno apporta delle conoscenze maggiori e il lettore crea delle ipotesi interpretative che di volta in volta dovrà controllare alla luce dei segni successivi. Si genera un ciclo illimitato chiamato «circolo ermeneutico» il quale ha alla base il ragionamento logico definito da Peirce «abduzione»2.

Anche la traduzione implica un processo semiotico. Il traduttore, ogni volta che affronta un testo da tradurre, ha davanti un segno del prototesto che genera un primo triangolo semiotico del prototesto. Il traduttore, partendo dal segno del prototesto, sceglie il segno del metatesto il quale a sua volta genera un secondo triangolo semiotico del metatesto. Poiché non vi è un oggetto al centro della traduzione ma un segno che come già specificato nel paragrafo precedente deriva da una percezione soggettiva, l’oggetto del metatesto potenzialmente potrebbe essere diverso da quello del prototesto.

1 Studi esposti da Kant nella Critica della ragion pura (1787). 2 Si veda paragrafo 1.4

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1.4 L’abduzione

Il concetto di «abduzione» è stato introdotto da Charles Sanders Peirce e si affianca ai due tradizionali ragionamenti logici: la deduzione (il procedimento analitico) e l’induzione (il procedimento sintetico). La deduzione è il ragionamento logico con il minor tasso di creatività e la maggiore certezza della veridicità della conclusione. Aristotele aveva spiegato questo sillogismo utilizzando i termini di premessa maggiore (tutti gli uomini sono mortali3), premessa minore (Socrate è un uomo) e conclusione (Socrate è mortale). Peirce utilizza un altro linguaggio e un altro esempio. Con la deduzione ci si trova davanti a una regola (all the beans from this bag are white, Peirce 3, 5, 1), a un caso specifico (these beans are from this bag, Peirce 3, 5, 1, 623) e si arriva a un risultato (these beans are white, Peirce 3, 5, 1, 623). Quello che si ottiene è sicuramente un dato oggettivo e sicuro, ma questo non porta ad ampliare le proprie conoscenze. Quando ci si trova davanti a un testo non è il processo deduttivo che entra in azione poiché è vero che si è a conoscenza di alcune regole, ad esempio stilistiche o grammaticali, ma non si conoscono i casi antecedenti.

L’altro processo logico, l’induzione, è stato spiegato dagli empiristi. Rispetto alla deduzione ha un grado di creatività maggiore ma un grado di certezza minore. Gli empiristi definivano l’induzione come il processo che attraverso una prima premessa minore (la matita cade4) e una seconda premessa minore (il libro cade) generava una conclusione (tutti i corpi cadono). Secondo la sua terminologia, Peirce definisce l’induzione il sillogismo che attraverso un caso specifico (these beans are from this bag, Peirce 3, 5, 1, 623) e un risultato (these beans are white Peirce 3, 5, 1, 623) genera una regola (all the beans from this bag are white Peirce, 3, 5, 1, 623). Secondo l’induzione ciò che nasce è una regola, ma ogni volta che si analizza un testo non si producono regole ma casi specifici.

Poiché anche attraverso l’induzione non si arriva a una conclusione abbastanza creativa, Peirce sostiene che il procedimento logico che si adotta ogni volta che si affronta un testo è l’abduzione. Nell’abduzione si parte da una regola (all the beans from this bag are white, Peirce 3, 5, 1, 623) e da un risultato (these beans are white Peirce 3, 5, 1, 623) e si arriva a un caso specifico (these beans are from this bag, Peirce 3, 5, 1, 623). In questo caso la certezza della conclusione è basso, ma il tasso di creatività è maggiore rispetto sia alla deduzione sia all’induzione. Se la congettura finale sia vera o falsa lo si scopre mano a mano che si avanza nella lettura di un testo ed è questa continua ricerca che appassiona il lettore e lo rende partecipe.

1.5 Il ruolo di Luca Fontana nella traduzione interculturale

Nel suo lavoro di giornalista Luca Fontana attua un’analisi della società. Prende spunto da episodi di vita quotidiana, da articoli, da discorsi o interviste di personaggi celebri, da canzoni o opere letterarie per dipingere in chiave ironica la società. Per la sua analisi attinge dalle sue esperienze

3 Sono qui citati gli esempi usati da Aristotele per spiegare la deduzione. 4 Sono qui citati gli esempi usati dagli empiristi per spiegare l’induzione.

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personali e immerge il lettore in un contesto culturale ricco e vario. Per avvicinare il lettore al mondo da lui descritto, Fontana diventa un mediatore culturale, un vero e proprio traduttore. Infatti fa da tramite tra la cultura del prototesto e la cultura del metatesto.

Nella maggior parte degli articoli la traduzione non è una sola, da un prototesto nascono due o più metatesti. Luca Fontana ha così un secondo compito: fare da mediatore tra le culture dei metatesti. Attraverso un procedimento abduttivo spiega le differenze tra le culture dei metatesti, ne delinea le similitudini e i punti di incontro e trae le sue conclusioni. Conclusioni che sono sì soggettive, poiché la soggettività è una delle caratteristiche essenziali del processo abduttivo, ma che lasciano ampio spazio alla riflessione personale del lettore.

1.5.1 Luca Fontana come espressione della cultura di confine

Nel momento in cui Fontana si trova a dover attuare una mediazione tra le culture dei metatesti, si trova a metà tra due culture diverse. È espressione della cosiddetta «cultura di confine», concetto introdotto da Lotman.

Ogni cultura è rappresentata, all’interno della semiosfera, come un insieme. Naturalmente i diversi insiemi delle culture non sono uno staccato dall’altro. Ogni cultura si trova costantemente in contatto con le altre culture, ne viene influenzata e attinge dal diverso per potersi evolvere. Ne deriva che i sistemi delle culture si toccano, dando luogo a “membrane” di confine. Fontana nella sua analisi comparativa si trova proprio al confine tra le due culture, nella posizione della membrana tra le culture che mette in relazione.

Il concetto di confine all’interno della semiosfera riveste una ruolo molto importante e

non è un concetto astratto, ma un’importante posizione funzionale e strutturale, che determina la natura del suo meccanismo semiotico. Il confine è un meccanismo bilingue, che traduce le comunicazioni esterne nel linguaggio interno della semiosfera e viceversa. Solo col suo aiuto la semiosfera può così realizzare contatti con lo spazio extrasistematico o non semiotico. (Lotman 1985, 60).

1.6 Il lettore modello

Ogni testo viene scritto da un autore per un certo tipo di pubblico; l’autore si immagina un lettore modello che legga il suo testo e che comprenda la sua strategia. L’autore farà quindi delle scelte che si adattano al lettore modello che ha in mente, ad esempio se il narratore è in prima persona o in terza persona, uno stile invece che un altro. L’autore richiede in questo modo al lettore una collaborazione. Il lettore deve accettare le regole che gli impone il testo. Se il lettore legge un racconto di fantascienza non può esigere che tutto quello che viene riportato nel testo sia vero. Il lettore empirico, quello reale, deve rispettare quindi la cooperazione testuale impostagli da quel tipo testo.

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In alcuni casi la cooperazione testuale può venire meno. Il lettore modello non coincide con il lettore empirico. Il lettore empirico può aver frainteso alcuni aspetti del testo o non aver compreso appieno la figura dell’autore modello, cioè l’immagine che l’autore empirico vuole dare del narratore. «Il successo di un testo dipende dalla capacità dell’autore empirico di elaborare una strategia testuale adatta a un numero elevato di lettori empirici» (Osimo 2001). In questo modo aumentano le probabilità che un testo possa essere interpretato in modo coerente con la strategia dell’autore.

La cooperazione testuale diventa ancora più difficile quando il lettore si trova davanti a un testo tradotto. Tra la figura dell’autore e quella del lettore si colloca quella del traduttore che svolge la funzione di lettore empirico. In una prima fase il traduttore deve interpretare in modo corretto o nel modo più vicino all’idea dell’autore empirico la strategia del prototesto. Quando inizia la traduzione, deve prefissarsi un lettore modello del metatesto. Nel fare questo deve tenere conto di molti fattori, specialmente di quelli culturali. Il traduttore deve adattare il testo della cultura emittente alle richieste della cultura ricevente. Non tutti i testi possono avere lo stesso interesse, possono avere grande successo nella cultura emittente ma non ottenerne altrettanto nella cultura ricevente. Spetta al traduttore trovare una strategia che possa adattarsi a un numero maggiore di lettori empirici della cultura ricevente.

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Secondo capitolo – Analisi dei testi

2.0 Materiale empirico

Rispetto alla tabella presente in 1.2, che contiene i dodici tipi di attualizzazione possibili dati i parametri scelti per questa ricerca, nel materiale concretamente analizzato sono stati rinvenuti testi che corrispondono a sei dei dodici tipi teorici. Li presento qui nell’ordine in cui si collocano nella suddetta tabella, partendo quindi dal quarto tipo.

2.1 Le donne di Shakespeare

Diagramma del processo traduttivo:

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L’articolo intitolato Le donne di Shakespeare è apparso sul Diario del 20 luglio 2001. Fontana prende spunto dalla rappresentazione di As you like it di Shakespeare con Elisabetta Pozzi nel ruolo di Rosalind, spettacolo teatrale al quale ha assistito di persona. Come detto in precedenza, l’autore attinge da esperienze che ha vissuto in prima persona per dipingere un ritratto della società moderna.

Questo articolo appartiene al prototipo di traduzione n ̊4. Dal prototesto (identità sessuale) nasce un solo metatesto in cui non vi è né una cultura connotata come conformista o anticonformista, né una cultura connotata come dominante o subordinata. Nel metatesto si uniscono una visione storica e una visione moderna del prototesto. Le due visioni non si contrappongono ma coincidono nel cogliere appieno il significato del prototesto.

Nell’articolo Le donne di Shakespeare il prototesto è l’identità sessuale. Ne nasce un metatesto nel quale confluiscono la rappresentazione all’epoca di Shakespeare della sua commedia As you like it e la rappresentazione moderna con l’interpretazione di Elisabetta Pozzi. Nella commedia, Rosalind, la protagonista femminile, scappa dalla corte travestita da ragazzo per raggiungere il padre al quale è stato usurpato il trono. Il tema del travestimento è molto frequente nelle commedie di Shakespeare ed è un espediente che serve a creare sgomento nello spettatore e situazioni comiche. Fontana nell’articolo esalta le doti dell’attrice Elisabetta Pozzi affermando che lo «incanta vedere con quanto piacere l’attrice entri ed esca dai sessi».

Oltre a esaltare la bravura della protagonista e a dare la sua opinione sull’interpretazione moderna, Fontana svolge un parallelo tra la storia e la modernità. Il tema del travestimento acquista ancora più importanza considerando che al tempo di Shakespeare le donne non potevano recitare. Le parti femminili erano affidate a uomini. Fontana fa notare questa differenza con il teatro moderno. Seppure fosse un divieto insensato contro le donne e per fortuna sorpassato, permetteva di creare ancora più ambiguità nel gioco dei travestimenti. Inoltre il ricorso moderno a donne per le parti femminili nel teatro shakespeariano non permette di rappresentare tutte le parti comiche della commedia, come fa notare Fontana riferendosi alla mancanza della battuta di Rosalind nell’epilogo: «Se io fossi donna, bacerei quelli che mi piacciono, tra tutti voi che avete barba…».

L’utilizzo di soli maschi nelle rappresentazioni teatrali creava però alcuni problemi. Fontana, alla fine dell’articolo, descrive un dialogo fittizio tra Shakespeare e il direttore di scena sui problemi che potevano insorgere agli attori di parti femminili all’epoca di Shakespeare. L’autore ricorre all’ironia per rendere più vivace la sua analisi. L’ironia è un elemento costante degli articoli di Fontana, elemento che rende la lettura piacevole e scorrevole.

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2.2 Francia o Spagna?

Diagramma del processo traduttivo:

L’articolo intitolato Francia o Spagna è apparso sul Diario del 24 febbraio 1999. Fontana rievoca un incontro in una trattoria con una coppia di ragazzi, lui italiano lei spagnola, che si sono conosciuti in internet.

Questo articolo fa parte del prototipo n ̊5. Dal prototesto (adeguamento culturale) nascono due metatesti in cui una cultura è connotata come conformista e l’altra cultura come anticonformista. Poiché nessuna delle due culture – stando a come viene esposta la realtà nel testo – prevale sull’altra, non vi è una cultura connotata come dominante.

Il prototesto da cui parte la traduzione è, in questo articolo, l’adeguamento culturale. Ne nascono il primo metatesto, «i ragazzi con la faccia da avvocati», e il secondo metatesto, «coppia incontratasi in rete». Il primo metatesto rappresenta la cultura conformista. Questa cultura è contro ogni tipo di cambiamento e tra le due culture messe a confronto nell’articolo è quella che rinnega ogni adeguamento culturale. Se si considera la dinamica proprio/altrui (1.1.1), la cultura del primo metatesto (M1) rappresenta l’atteggiamento in cui vi è un’appropriazione dell’altrui, cioè si tende ad omogeneizzare le diversità. Si accetta un solo punto di vista: il proprio.

Il secondo metatesto rappresenta la cultura anticonformista. Nella dinamica proprio/altrui 23

rappresenta l’atteggiamento in cui vi è un avvicinamento verso le diversità e un’accettazione dell’altrui nel proprio. Una cultura diversa viene in questo caso percepita come arricchimento per sé stessi.

Fontana si trova davanti a due atteggiamenti contrapposti. Ne evidenzia le diversità contrapponendo i discorsi che ascolta personalmente. Oltre a presentarci queste due culture diverse, dà un suo parere personale. In questo caso Fontana condivide il punto di vista della coppia che si è conosciuta in internet, indignandosi dei discorsi intolleranti dei ragazzi seduti all’altro tavolo. L’autore si domanda quale sia il motivo di questa disparità di adeguamento culturale. Esclude che il grado di tolleranza dipenda da un fattore di censo e ceto e lascia la domanda in sospeso a un’interpretazione personale del lettore.

L’ironia è presente anche in questo articolo. La descrizione degli studenti seduti al tavolo accanto fa sorridere il lettore che riesce quasi a immaginare le facce dei ragazzi: «già a cinque anni hanno facce da ginecologini, commercialistini, avvocatini».

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2.3 La filosofia di mammà

Diagramma del processo traduttivo:

L’articolo intitolato La filosofia di mammà è comparso sul Diario del 24 marzo 1999. Fontana si interroga sull’importanza dell’imprinting familiare nel destino di una persona. Prende a esempio il suo incontro con una famiglia romana in un boschetto non lontano da Roma.

Questo articolo fa parte del prototipo di traduzione n ̊6. Dal prototesto si generano due metatesti. Vi è un doppio conflitto tra le due culture: una contrapposizione tra cultura conformista e cultura anticonformista e una contrapposizione tra cultura dominante e cultura subordinata.

Nell’articolo è stato individuato come prototesto la natura. Ne nascono due metatesti: il primo metatesto è impersonato dalla madre e il secondo dalla bambina. Il primo metatesto rappresenta la cultura conformista, quella cultura che respinge qualsiasi stimolo di arricchimento dall’esterno. Il secondo rappresenta la cultura anticonformista, cultura che è mossa da un istinto di curiosità verso ciò che non si conosce. Considerando, come nell’articolo precedente, la dinamica proprio/altrui, la madre rappresenta l’atteggiamento di appropriazione dell’altrui mentre la bambina rappresenta l’atteggiamento di altrui nel proprio.

Le due culture non sono sullo stesso livello: la cultura conformista prevale sulla cultura anticonformista. La madre infrange qualsiasi stimolo di conoscenza e curiosità della bambina. Il

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tentativo di quest’ultima nel coinvolgere la madre nella sua smania di sapere, viene spento miseramente con un perentorio: «Ma fatte li cazzi tua e magna!».

Fontana relaziona le due culture per mettere in evidenza il differente modo di percepire la natura. La madre non coglie nessuno stimolo dall’esterno, mentre la bambina, nonostante subisca l’influenza negativa della famiglia, rimane affascinata da qualcosa che supera la sua immaginazione come l’enorme quantità d’acqua che si trova davanti a lei.

Attraverso il racconto di questo episodio che ha vissuto in prima persona, Fontana risponde alla sua domanda iniziale: «Quanto conta l’imprinting familiare nel destino di un uomo e di una donna?». Secondo Fontana l’influenza familiare incide molto sulla persona. Le scelte, il carattere, la voglia di conoscere, sono tutti aspetti della personalità che vengono “tramandati” dai genitori. Fontana mette in luce un altro aspetto. Nella cultura italiana, in cui l’età media di uscita dalla famiglia è trentacinque anni, l’imprinting familiare acquista ancora più importanza.

In questo articolo l’ironia è un elemento essenziale. La descrizione della famiglia è vivace e ridicola al tempo stesso. Fontana ironizza sul tono di voce dei componenti della famiglia romana e sulle loro abitudini alimentari. L’idea della stazza della madre e della bambina è resa in modo straordinario attraverso il riferimento a opere di artisti famosi: «Una bambinona di Botero nata da una mammona neoclassica di Picasso». Inoltre l’utilizzo di parole dialettali rende i dialoghi più allegri e veritieri, rendendo il lettore partecipe in prima persona della scena che si sta svolgendo.

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2.4 Due culture a confronto

Nel prototipo di traduzione n ̊8 fanno parte la maggior parte degli articoli di Luca Fontana. Le culture che vengono messe a confronto sono sempre due e sono caratterizzate entrambe dall’assenza sia di una connotazione di tipo conformista o anticonformista, sia di una connotazione di tipo dominante o subordinata. È il senso generale di cultura che va preso in considerazione in questo prototipo.

Nonostante queste caratteristiche comuni, la relazione tra metatesti e prototesto cambia a seconda degli articoli. Il concetto generale di cultura è molto ampio. Per questo motivo ho deciso di presentare qui di seguito l’analisi di due articoli di Fontana appartenenti a questo prototipo per dare una maggiore visione d’insieme e rendere l’analisi più meticolosa.

Nel primo caso, La veste profumata, i due metatesti sono l’espressione di due culture appartenenti a realtà completamente diverse. Nel secondo caso, Il piacere comprato, il prototesto genera due fazioni: gli oppositori e i sostenitori.

2.4.1 La veste profumata

Diagramma del prototipo di traduzione:

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L’articolo intitolato La veste profumata appare sul Diario del 3 giugno 1998. In questo articolo Fontana prende spunto da un articolo apparso sulla Repubblica del 25 maggio 1998 per affrontare il tema dello scontro tra culture.

Questo articolo fa parte del prototipo di traduzione n ̊8. Dal prototesto nascono due metatesti in cui non vi è nessuna cultura che sia connotata come conformista o anticonformista o come dominante o subordinata. Nel caso specifico di questo articolo, le due culture che si confrontano appartengono a due mondi completamente diversi. Il primo metatesto rappresenta la cultura marocchina, il secondo metatesto la cultura italiana. I due metatesti non sono altro che letture diverse del prototesto: «la veste profumata».

La veste ha per le due culture qui a confronto, quella marocchina e quella italiana, due significati – simbolici, ovviamente – diversi. Per la società marocchina la veste ricamata è un segno di accettazione, di appartenenza e una volta donata a una persona significa l’entrata di questa persona in una famiglia che non la considera più altrui ma proprio. L’accettazione di tale regalo è dunque molto impegnativa. Benché si tratti di un gesto mancato, passivo, secondo la cultura emittente è l’accettazione della promessa di matrimonio. Per la società italiana il dono di una veste ricamata non ha altro valore che quello del regalo, senza nessun significato ulteriore a quello di una generica dimostrazione di affetto.

Fontana in questo articolo colloca la sua analisi in uno spazio intermedio tra le due culture, come linea di congiunzione tra le due. Svolge il ruolo di cultura di confine5. Pur non condividendo il gesto spregiudicato del ragazzo marocchino che ha ucciso la sua ragazza e la madre di lei perché rifiutato, Fontana cerca di decodificare questo gesto – che nella cultura in cui viene fatto è considerato criminale – alla luce della cultura emittente: in questo senso, l’omicidio è visto come problema di traduzione, come decodifica aberrante reciproca.

Il lettore modello di questo articolo non viene posto davanti a una razionale spiegazione di tale meccanismo difettoso di traduzione: tale processo rimane implicito, e viene còlto dal lettore soltanto sotto forma di ironica allusione.

5 Vedi paragrafo 1.5.1 del primo capitolo.

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2.4.2 Il piacere comprato

Diagramma del processo traduttivo:

L’articolo intitolato Il piacere comprato è apparso sul Diario del 23 dicembre 1998. Fontana affronta il tema dell’omosessualità prendendo spunto da un articolo di Repubblica, il quale espone la storia di un uomo che per mantenere la famiglia decide di prostituirsi.

Questo articolo rientra nel prototipo di traduzione n ̊8. Dal prototesto (la marchetta) nascono due metatesti. Non si crea né una contrapposizione tra cultura conformista e anticonformista, né un contrasto tra cultura dominante e subordinata.

Nell’articolo è stato individuato un prototesto: la marchetta, ovvero il «termine gergale per omosessuale maschio che si vende a maschi», come spiega Fontana nell’articolo. Da questo prototesto sono stati ricavati due metatesti. Il primo metatesto è la disapprovazione sociale. È stato definito «implicito culturale» in quanto per prima cosa non appare espressamente nel testo ma lo si evince in contrapposizione al secondo metatesto, e in secondo luogo esprime il pensiero comune della società italiana di cui Fontana fa un’analisi nella sua rubrica. Il secondo metatesto è l’articolo della Repubblica in cui viene raccontata la storia lacrimevole della marchetta.

In questo processo traduttivo le due culture formano due schieramenti contrapposti, l’uno contro e l’altro a favore della marchetta. Infatti il primo metatesto rappresenta la parte della società che

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disapprova il comportamento dell’uomo-marchetta, mentre il secondo metatesto è espressione della cultura delle persone che, leggendo l’articolo di Repubblica, hanno provato pietà per l’uomo costretto a prostituirsi per mantenere la famiglia.

Fontana fa un paragone tra le due visioni contrapposte ed esprime la sua opinione personale. Se da un lato è contro ogni forma di stereotipo e di intolleranza verso ogni categoria sociale, in questo caso Fontana non appoggia la visione pietistica dell’articolo di Repubblica. Egli ritiene impossibile ogni estraneità dal piacere nella decisione dell’uomo, facendo una netta distinzione tra marchetta e prostituta. Nel sostenere la sua tesi, Fontana non si limita a dare una sua opinione personale ma espone motivi fisiologici e di età rendendo la sua analisi ancora più accurata e aggiungendo uno spirito ironico che non manca mai nei suoi articoli.

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2.5 La soluzione del mistero

Diagramma del processo traduttivo:

L’articolo intitolato La soluzione del mistero è comparso sul Diario del 14 aprile 1999. Fontana prende spunto da una sentenza della Cassazione riguardo al caso di un adulto che ha mostrato filmini e foto porno a ragazzini e ragazzine.

L’articolo appartiene al prototipo di traduzione n ̊9. Dal prototesto nascono quattro metatesti, alcuni sono espressione di una cultura conformista, altri di una cultura anticonformista. La contrapposizione avviene allo stesso livello, nessuna delle culture prevale sulle altre.

Nell’articolo è stato individuato come prototesto il «vedere o non vedere», da cui nascono il primo metatesto, la richiesta di leggi più severe, il secondo, Il fantasma della libertà di Luis Buñuel, il terzo, il giovane Fontana, e il quarto, la sentenza della Cassazione. Il primo metatesto è espressione di una cultura conformista; ne fanno parte le persone che richiedono delle leggi che regolino cosa vedere o cosa non vedere. Il secondo, il terzo e il quarto metatesto rappresentano una cultura anticonformista. Tra questi fa anche parte lo stesso Fontana che diventa cultura ricevente raccontando la sua esperienza personale di quando era bambino.

Nella sua analisi comparativa dei metatesti, Fontana mette in rilievo un aspetto essenziale del prototesto: l’arbitrarietà della scelta di cosa sia lecito vedere o non vedere. A seconda delle epoche storiche, dei costumi che cambiano nel tempo, la scelta di cosa sia permesso mostrare o non mostrare

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cambia. Fontana espone due esempi: il film di Buñuel e il racconto del suo amico. Nel film Il fantasma della libertà un uomo mostra foto che suscitano stupore e vergogna nelle ragazzine che le osservano. Non sono che vedute di Place de la Concorde o della Statua della Libertà. L’amico di Fontana racconta che ha ricevuto quando era al ginnasio un sei in condotta per aver prestato Les Fleurs du mal di Beaudelaire a una sua amica.

Inoltre Fontana esprime il suo dissenso per la richiesta di punizioni più severe. Secondo l’autore, basta il costume per scegliere cosa è lecito o cosa non è lecito. Leggi più severe non fanno altro che alimentare il desiderio di andare oltre il lecito.

Lo stile ironico si mostra anche in questo articolo. La descrizione delle sue esperienze giovanili è ricca di dettagli ironici, come il racconto di un compagno di scuola su come nascono i bambini, testimonianza dell’ignoranza che c’era al tempo.

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2.6 I fustigatori inglesi

Diagramma del prototipo di traduzione:

L’articolo intitolato I fustigatori inglesi è apparso sul Diario del 18 novembre 1998. Fontana affronta il tema dell’omosessualità in Gran Bretagna prendendo spunto da un fatto di attualità: la difesa di Tony Blair a favore di uno dei suoi ministri coinvolto in uno scandalo di sesso.

Questo articolo fa parte del prototipo di traduzione n ̊12. Dal prototesto nascono tre metatesti e non compare né una contrapposizione tra culture conformiste e anticonformiste, né una contrapposizione tra culture dominanti e subordinate. Le culture a confronto vanno considerate in senso generico.

Nell’articolo è stato individuato come prototesto l’omosessualità. Ne nascono tre metatesti: il primo metatesto rappresenta la stampa fogna inglese, il secondo gli ex alunni delle scuole private e il terzo la posizione di Tony Blair. I tre metatesti formano schieramenti contrapposti, chi a favore dell’omosessualità e chi contro. Si parte dal primo metatesto, la stampa fogna inglese, che rappresenta il più forte oppositore. Il secondo metatesto, gli ex alunni, si trovano in una posizione intermedia. Pur rinnegando l’omosessualità, la serbano come vizio segreto. Il terzo metatesto, Tony Blair, si colloca tra i sostenitori attraverso la difesa del ministro dell’Agricoltura Nick Brown.

Fontana mette in relazione le tre componenti della società britannica dipingendo un ritratto della società britannica. Ne mette in evidenza i paradossi, come la posizione ambigua degli ex alunni delle

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scuole private e l’accanimento dei giornali scandalistici contro un fenomeno che fa ormai parte della società, l’omosessualità.

Per descrivere al meglio la società britannica, Fontana utilizza molti sostantivi inglesi. Permettono di rendere la lettura più vivace e aumentano l’ironia della narrazione. Quest’ultima è ancora più accentuata dalle traduzioni in italiano dei termini inglesi: gli ordinary decent people diventano ad esempio «la gggente».

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Appendice – I testi di Luca Fontana

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